Milano, 13 maggio alla Camera del Lavoro il concerto di Ramzy e dell’ensamble Dal’Ouna.
Euforia, malinconia, voglia di ballare, battere le mani seguendo il ritmo dei musicisti. “Sentire” la musica non solo con le orecchie , ma con la pelle e il cuore. Ho chiuso più volte gli occhi ed ho viaggiato lontano verso quella terra, la Palestina, che esprime al contempo gioia e dolore anche attraverso le note. Melodie struggenti si alternano a suggestioni più jazz , trovo interessante questo mix di tradizione e contemporaneità . Rivivo luoghi, colori e ricordi con intensità. La grande sala è gremita; la musica unisce, la musica ripara, la musica stabilizza, la musica porta con se messaggi di pace e di resistenza di un popolo in lotta . Per questo fa paura; fa paura Ramzy nel suo ruolo di educatore con le sue scuole nei territori occupati. Il governo israeliano potrà abbattere case, palazzi, uliveti ma la cultura del popolo no e questo lui lo dice spesso. Musica ribelle , “che ti vibra nelle ossa e ti entra nella pelle “… per affermare l’esistenza, la dignità e l’identità di un popolo oppresso attraverso la forza dell’arte e della cultura.
Paola Savi
Roma, 15 Maggi, concerto di Ramzy e dell’ensamble Dal’Ouna.
Immersi nel cuore di Trastevere, ospitati nel suggestivo giardino dall’Associazione Zalib, Ramzi Aburedwan e l’orchestra Ensemble Dal’Ouna si sono esibiti in un’incredibile performance reinterpretando in chiave contemporanea brani della tradizione musicale palestinese.
È stato emozionante ascoltare gli aneddoti di Ramzi Aburedwan sulla scuola musica “AL KAMANDJATI” che avevo letto nel libro “Il Potere della Musica”.
Le parole di Ramzi, accompagnate dallo sguardo lucido di speranza di fronte ad un pubblico che ascoltava attonito, sono state valorizzate dal confronto con il musicologo Dinko Fabris che si è occupato anche della traduzione dal francese all’italiano.
Il silenzio del dibattito è esploso in applausi, canti e danze che hanno coinvolto l’intero pubblico, trascinato dai ritmi irresistibili del gruppo musicale. Vedere così tante persone coinvolte e riunite in giorni di amarezza per l’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh e per il susseguirsi incessante di violenze in Palestina, reagire attraverso la musica, riappropriandosi di una storia che sembra dimenticata ma che vibra nei nostri cuori e nell’aria grazie al canto e agli strumenti che la raccontano.
Stella Boccitto