di B. Michael,
Haaretz, 18 gennaio 2022.
Tu B’Shvat, il capodanno degli alberi, è anche il compleanno della Knesset. È nata nel Tu B’Shvat del 1949 e ha appena festeggiato il suo 73esimo compleanno. E la sua età si vede. Non sta invecchiando particolarmente bene e la sua vecchiaia getta un’onta sulla sua giovinezza (sebbene all’epoca fossero già evidenti le tracce di ciò che il futuro avrebbe riservato).
Ha avuto più di una casa nel corso della sua vita. Dal 1950 al 1966 ebbe sede a Froumine House, nel centro di Gerusalemme, e da lì si trasferì nella sua dimora permanente a Givat Ram. Froumine House è stata coinvolta in numerose avventure immobiliari da quando ha salutato il parlamento. E, cosa tipica per un affare immobiliare israeliano, anch’essa ha una nuvola finanziaria grigia che aleggia su di lei. Forse ci torneremo prima o poi.
Nel frattempo, l’edificio se ne sta lì tutto cupo e deserto. Le finestre sono rotte, le porte sono sigillate, le sbarre sono ricoperte da decenni di polvere. Come altri edifici il cui destino è stato segnato, è avvolto in cortine edilizie. Queste sono decorate con una varietà di manifesti e fotografie tipiche del passato, graffiti, ritagli di giornali “storici” e tagli casuali di colore. Un grande cartello annuncia che qui è in costruzione il Museo della Knesset. Un’istituzione statale che loderà e glorificherà le meraviglie del parlamento israeliano e della democrazia israeliana. Ci sono anche molti segnali che avvertono “Pericolo – Cantiere”. Ma qui non ci sono lavori in corso. Nessuna costruzione è stata in corso qui per anni.
A forza di vedere quell’edificio dall’aria così abbandonata, fui preso dalla curiosità. Mentre Tu B’Shvat si avvicinava, decisi di dare un’occhiata più da vicino: cercai di guardare da sopra il recinto e sbirciai dentro. Qui sorgeva un tempo la sala del parlamento israeliano. Aiuto! Una casa di Gaza dopo una visita dell’aviazione israeliana sarebbe un elegante salotto parigino accanto alle rovine che avevo di fronte. Pilastri rotti, pareti distrutte, tubi di ferro arrugginiti su piastrelle incrinate, cavi elettrici che penzolano dal soffitto, cumuli di macerie sul pavimento. E un odore di polvere e putrefazione che aleggiava attraverso le sbarre.
Ho sentito il dovere patriottico di essere profondamente rattristato. Ma invece della tristezza, ho provato una tremenda ondata di ammirazione. “Fantastico!” mi sono sussurrato. “Semplicemente fantastico!”
Con zero fondi e nessuna manodopera, ma solo con l’intuizione di una nobile idea e il generoso aiuto del tempo e degli elementi, le persone che si occupano del Museo della Knesset sono riuscite a creare un profilo accurato e incisivo della Knesset israeliana degli anni intorno al 2022. Non del suo aspetto o della sua storia, ma del suo spirito, dei suoi modi, della sua cultura e dei suoi attuali abitanti: un luogo di incontri urlanti sudati e polverosi, le cui fondamenta traballano, le cui cuciture si stanno disfacendo, le cui pareti si stanno scrostando per pura vergogna.
La maggior parte dei suoi membri sono spericolati e pieni di aria fritta, con “le mani in pasta” dappertutto. Alcuni di loro sono Hasidim sciocchi, altri pagani, altri mascalzoni e altri semplici affaristi (molti di loro appartengono a più di una categoria). Anche lo spirito che trasuda dalle rovine della Froumine House è molto più elevato di qualsiasi cosa che esce dalla loro bocca sul podio della Knesset. E la manciata di persone degne che in qualche modo sono finite lì sono state ormai ridotte alla sottomissione.
“Bravo”, ho pensato. “Fantastico. Perfetto. Così com’è ora, Froumine House realizza perfettamente il suo ruolo previsto per il futuro”. Si potrebbe aprire già da ora un botteghino e vendere biglietti. Sarebbe un buon posto in cui portare scolari e turisti, in modo che possano conoscere ciò che abbiamo ora e ciò che possiamo anticipare per il futuro. Un museo deve occuparsi solo del passato? Il presente e il futuro sono più importanti.
Quindi, buon compleanno Knesset, e tu riposa in pace, democrazia. Finalmente abbiamo trovato il posto perfetto per te: un museo. Lo stesso vale per la tolleranza, che a Gerusalemme si trova anch’essa solo in un museo.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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