diDevin G. Atallah, Lana Andoni, Hana R. Masud,
Middle East Eye, 25 settembre 2021.
Tre specialisti palestinesi di igiene mentale e psicologia hanno invitato le comunità palestinesi di tutto il mondo a mandare lettere di amore per la Palestina, a fronte della conquista coloniale da parte di Israele.
Il vostro cuore è grande come un oceano. Andate a ritrovarvi nei suoi fondali sconosciuti. Gli addii si addicono a chi ama solo con gli occhi. Perché chi ama col cuore e con l’anima non conosce la separazione. L’amore è un ponte tra voi e tutto il resto. Il vero centro del vostro cuore sta dove è cominciata la vita – il posto più bello del mondo.
Dagli studenti di un corso di arte alla periferia di Chicago
La Palestina è viva. Anche quando è sospesa nel tempo, nel profondo di quel luogo sommerso, la Palestina rimane soumoud (“salda”). Anche quando il nostro passato viene cancellato e il nostro presente è sotto assedio, noi palestinesi sappiamo che il nostro domani può ancora essere salvato, perché la Palestina è viva.
La Palestina esiste, e la nostra esistenza è la nostra resistenza. Sopravviviamo e lavoriamo per la guarigione, nonostante le armi di distruzione di massa che colpiscono la nostra vita quotidiana con tutte le risorse del colonialismo, perché siamo –come ci ricorda l’attivista Assata Shakur nella sua potente autobiografia– “armi di costruzione di massa”.
In questo spirito, noi, tre operatori della salute mentale e psicologi palestinesi, ci siamo rivolti alle nostre comunità estra-nazionali per sollecitare lettere d’amore di massa per la nostra amata Palestina, di fronte alla conquista coloniale israeliana di massa e alla complicità dei governi di tutto il mondo.
Lettera d’amore per la Palestina
Mamme,
Vi abbracciamo come voi abbracciate i vostri figli. Vi avvolgiamo nell’amore di un mondo che non ha dimenticato il significato della vita. Vi abbracciamo e cantiamo per voi. Vi teniamo vicine, strette, mentre anche voi cantate di questo mondo che costruiremo gli uni per gli altri. Cantate, Mamme.
Cantate le vostre pene, da cui possiamo immaginarvi liberate.
Cantate le vostre canzoni di benedizione per il mondo che verrà.
Cantate per i vostri figli.
Cantate per la vostra casa.
Cantate per la vostra terra.
Vi abbracciamo come voi abbracciate i vostri figli.
Vi abbracciamo e cantiamo con voi, madri che sanno come si costruisce la vita.
Inshallah.
Da una mamma (di 39 anni) e da sua figlia (di 4 anni) di Oakland, USA
Siamo stati ispirati dal nostro caro amico e collega, lo psichiatra Yasser Abu Jamei di Khan Younis, che ci ha inviato una lettera durante il bombardamento israeliano di 11 giorni su Gaza e le rivolte in tutta la Palestina lo scorso maggio.
Ha rivolto le sue parole non solo a noi, ma anche alla comunità internazionale: “per quanto tempo la gente del mondo starà a guardare mentre noi qui a Gaza soffriamo così?” ha scritto. “Il popolo di Gaza ha bisogno di ben altro che semplici dichiarazioni e risoluzioni, mentre Israele riceve le armi che ci stanno uccidendo e terrorizzando… Le nostre attuali condizioni di vita sotto l’assedio sono un affronto alla dignità umana. Dico ai miei figli e ai miei clienti: ‘noi palestinesi abbiamo il diritto di vivere come qualsiasi altro popolo al mondo: vivere in pace, in dignità e godere dei nostri diritti. Un giorno avverrà.'”
Come spiega Abu Jamei, i palestinesi vivono in circostanze intollerabili, con Israele in grado di perpetrare violenze coloniali e razziste. Combattere il razzismo significa lottare contro il colonialismo d’insediamento. Significa stare con la decolonizzazione – perché dove c’è colonizzazione c’è anche decolonizzazione. Dove ci sono palestinesi, puoi trovare anche il nostro atteggiamento di intifada, la nostra dignità e il nostro amore decoloniale, mai troppo lontano.
Per i Palestinesi in tutto il mondo:
Anche se non pretendiamo di conoscere la vostra lotta, possiamo vedere la vostra potenza, la vostra forza e il vostro anelito. Anche se non siamo connessi con la vostra terra, ammiriamo come voi siete connessi ad essa. Anche se non parliamo la vostra lingua, possiamo intendere con chiarezza le vostre parole.
Da Jamie, Cambridge, USA
Negli ultimi mesi, il nostro amore decoloniale è stato messo in evidenza in un modo che non ha precedenti. Il popolo palestinese ha vissuto momenti di unione nella lotta, e non dimenticheremo mai come ci si sente, come ci si sente a sognare collettivamente l’esistenza di un mondo nuovo.
I palestinesi –che siano a Betlemme o Haifa, al-Khalil o Akka, Nablus o Nazareth, Ramallah o Gaza City, Lod o Libano, Giordania o Boston, Cile o Francia– sanno tutti che possiamo unirci per colmare le nostre separazioni forzate e rinnovare la nostra lotta per la de-colonializzazione. La Palestina non è sola; le lettere che abbiamo ricevuto riecheggiano questo amore decoloniale. Abbiamo ricevuto decine di lettere d’amore dedicate alla Palestina dalle nostre famiglie, da amici e da colleghi.
I colonizzatori ci dicono che la Palestina è morta e sepolta, ma noi sappiamo che non è così e ci stiamo muovendo verso una maggiore vitalità. Come le nostre sorelle e fratelli neri che non si arrendono, anche noi palestinesi sappiamo viaggiare nel tempo. Entriamo spesso nel nostro passato e nel nostro futuro. Ci vediamo uscir fuori da questo luogo depresso. Ci vediamo vivere con dignità e libertà nel futuro che sta arrivando.
In questo luogo futuro, dopo aver raccolto la nostra libertà, ci voltiamo e guardiamo le persone accanto a noi, perché nulla accade in isolamento. Apprezziamo pienamente gli attivisti di Black Lives Matter (BLM) che ci stanno insegnando e ci aiutano a crescere. BLM ha cambiato i termini del discorso sulla Palestina.
Ai miei fratelli in Palestina,
è difficile scrivere questa lettera senza offrire il mio sangue alla vostra lotta.
Come atto di amore, prometto di continuare a sostenere lo strangolamento economico dell’oppressore.
Completo supporto a voi contro l’odio e la xenofobia.
È stato detto che le rivolte che molti di noi nel mondo hanno aiutato, rappresentano una costellazione di aiuti senza precedenti per la vostra causa. Spero che ciò sia vero perché vorrebbe dire che anch’io ho aiutato in piccola misura.
Con voi per la rivoluzione.
Da Christopher
Anche le recenti proteste in Colombia hanno cambiato i termini del discorso sulla Palestina. In tutto il mondo, insieme, stiamo strappando il nastro di coscienza pulita che lega il mondo. Non usiamo più termini coloniali per strutturare il nostro pensiero e i nostri movimenti.
Quando noi palestinesi vediamo le forze militari israeliane reprimere il nostro popolo nella nostra patria, pensiamo alla polizia statunitense che uccide impunemente i neri e ricordiamo le nostre marce nelle strade di Boston nell’estate del 2020, in solidarietà con BLM.
Pensiamo alla polizia del Cile che reprime gli attivisti insorti a Santiago un paio di anni fa. Vediamo tutte le connessioni; come scrive Adrienne Maree Brown nella sua lettera d’amore, mettiamo insieme tutta la nostra magia e alziamo i nostri cuori all’orizzonte.
carissima Palestina,
ti vediamo, ti vediamo,
ti vediamo ogni giorno
mentre mandi un incantesimo di amore alla terra
che custodisce le tue ossa di un tempo e di ora
uniamo la nostra magia alla tua
e ne facciamo un fiume
sento la terra sotto le tue unghie
per esserti a lungo trascinata per storie di casa e proprietà
torni alla terra che non può essere colonizzata
può solo essere preziosa, essere amata, essere libera
leviamo i nostri cuori all’orizzonte
e c’è il mare
tu sei il salmone che ricorda la foce del fiume
sei una voragine di terra fusa sotto il mare
amata maestra, mostri in che modo
seminar sangue dentro la terra è libertà
e come si deve restare
e restare e restare
da adrienne maree brown di Detroit
Al di là di questo orizzonte, noi palestinesi abbiamo scaricato le logiche coloniali della narrativa occidentale che regnano in tutti i mezzi di informazione. Le abbiamo gettate nel fiume. Per noi non esistono “due lati”; nessun “conflitto”; niente “brave persone da entrambe le parti”; nessuno “scontro” tra manifestanti e polizia o militari.
Noi palestinesi vediamo al di là di questi titoli coloniali. Sappiamo che stiamo combattendo per le nostre vite contro bombe e proiettili e contro le ideologie suprematiste bianche – armi di distruzione di massa che ci smembrano, spingendoci fuori dai confini dell’umanità.
Per Israele, e per molti power broker europei ed euroamericani, siamo facilmente invisibili –uccisi, detenuti, deportati, cancellati– non perché siamo deboli, ma perché siamo colonizzati. E nella nostra condizione coloniale, apparteniamo a tutti i popoli di colore del mondo, specialmente a quelli che sono stati sradicati.
In questo luogo di non appartenenza, sappiamo di non essere trattati come umani dai nostri colonizzatori. Non siamo nemmeno trattati come animali; siamo trattati piuttosto come fantasmi. Per lo stato-nazione coloniale israeliano, noi palestinesi non possiamo avanzare alcuna legittima pretesa su terre o diritti, né a Sheikh Jarrah, né a Gaza, né in nessun altro luogo. Gli ebrei israeliani possono rivendicare terre di centinaia o addirittura migliaia di anni fa, ma noi palestinesi spesso non possiamo nemmeno rivendicare l’autotomia dei nostri stessi corpi, per non parlare di qualsiasi cosa sotto i nostri piedi.
Tuttavia, rimaniamo soumoud e il fuoco delle solidarietà transnazionali aiuta a mantenere accesa la nostra fiamma.
La gente di tutto il mondo vi ha osservato più da vicino che non in altri massacri. La gente di tutto il mondo ha raccontato la vostra storia. Questa volta è parso che ci fosse più amore por voi di Gaza. Mi auguro che l’amore di tutto il mondo vi sia arrivato. Mi auguro che l’amore continui ad ardere forte nel futuro e inneschi una fiamma ancor più grande di sostegno per voi di Gaza.
Parte di una lettera di Raneem da New York
Dopo aver sollecitato lettere d’amore per la Palestina dalle nostre comunità, ne abbiamo scelte alcune tra le nostre preferite per diffonderle con questo articolo. Gli autori hanno evidenziato il trauma insopportabile e lo sconvolgimento psicologico che i palestinesi di Gaza devono sopportare, oltre alla distruzione fisica.
A tal fine, torniamo alla lettera di Abu Jamei, che osservava come il trattamento della salute mentale per i palestinesi rinchiusi nelle condizioni coloniali non può arrivare con una pillola, o attraverso un elaborato regime psichiatrico. Piuttosto, il rimedio necessario è l’amore e la resistenza antirazzista alla colonizzazione.
La vera medicina è la giustizia decoloniale, insieme a un’azione politica concreta per porre fine non solo ai bombardamenti mortali, ma all’intera occupazione israeliana della Palestina e all’assedio di Gaza. La medicina è verità e coraggio, che consentano al mondo di vedere i palestinesi come pienamente umani, con dignità e libertà. Dobbiamo lavorare insieme per creare questo mondo, riconoscendo che noi siamo sia la ferita che la medicina. Noi possiamo davvero essere giustizia decoloniale; possiamo essere il rimedio.
Siete forti e vi amiamo! Continuate a lottare!
Da Maysanne
https://www.middleeasteye.net/opinion/palestine-love-letters-search-decolonial-justice
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
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Disinformazione su Israele e Palestina
Palestina la terra che ha dato i natali al figlio di un falegname (per la Chiesa figlio dello spirito santo); che cosa direbbe adesso Gesù Cristo nel vedere i suoi conterranei massacrati dagli israeliani? Joe Biden l’uomo dalle mani disgiunte ha dato ordine di alleviare la fame dei palestinesi facendo paracadutare 40mila pasti e nello stesso tempo però continua a fornire armi ad Israele per annientare questo popolo.
I coloni israeliani (meglio sarebbe dire gli invasori) è da decenni che occupano territori che sono sempre appartenuti da quasi 2mila anni ai palestinesi, ma ecco che un colono 14enne pastore israeliano viene trucidato dai palestinesi; com’è successo? Che vergogna, che assassini, un “povero” ragazzo che non faceva nulla di male; nello stesso giorno un centinaio di palestinesi di cui 25 bambini, 30 donne e circa 45 uomini vengono fatti a brandelli dai droni israeliani e vengono seppelliti di fretta in fosse comuni per evitare epidemie con uomini che non hanno nemmeno più lacrime per piangere.
Da quando è iniziata la guerra la media delle vittime palestinesi è di 185 al giorno, ma l’ambizioso crudele Netanyahu non è soddisfatto, nel suo cuore arido ne voleva 285 al giorno per pareggiare il conto con i 1200 Israeliani trucidati il 7 ottobre; qualcuno si è chiesto chi ha spinto Hamas a quell’azione sanguinaria? Nessuno parla dei soprusi perpetrati contro i palestinesi per decenni, delle terre “espropriate o occupate” dai coloni israeliani che hanno cacciato via i palestinesi come cani rognosi. Perché nessun uomo di potere non ha mai preso in considerazione le proteste palestinesi?
Due popoli e due stati, che ipocrisia …lo stato di Israele esiste ed è riconosciuto dall’occidente dal 1948, non sarebbe meglio dire uno stato anche per il popolo di Palestina? Certo diamo loro uno stato ma piccolo anzi piccolissimo e facciamola finita, ma i palestinesi non accettano il negoziato e preferiscono resistere rivendicando i loro diritti e le loro terre.
La catena umanitaria per portare un minimo di aiuto ai palestinesi è stata interrotta per un errore fatale e 7 volontari sono stati “dronati” su tre veicoli diversi e Netanyahu soddisfatto che quei sette bastardi schierati con i suoi nemici siano stati eliminati gongola di piacere.
John Fitzegeralt Kennedy quando si era accorto che nel Vietnam Del Sud il presidente fantoccio Diem si era allargato al punto da diventare un dittatore sanguinario aveva dato ordine alla CIA di Eliminarlo; mi chiedo che cosa stia aspettando il barcollante Joe Biden a dare lo stesso ordine.