Il “Vecchio Grande Partito”, il partito repubblicano, distorce il dibattito relativo alla legge sui diritti civili per diffamare i Democratici come antisemiti

di Alex Kane

+972magazine, 12 ottobre 2020.

Una manovra parlamentare centrata sull’antisemitismo fa parte del tentativo repubblicano di allontanare gli elettori ebrei dal partito democratico in vista delle elezioni

Il presidente Donald Trump alla Camera dei Deputati prima di pronunciare il suo discorso sullo stato dell’Unione al Campidoglio di Washington il 4 febbraio 2020 (foto ufficiale della Casa Bianca / Andrea Hanks)

In uno sfacciato tentativo di sfruttare le preoccupazioni sul crescente antisemitismo negli Stati Uniti per guadagnare consenso, politici, giornalisti e organizzazioni di destra stanno mettendo in atto un’oscura manovra parlamentare per dipingere i Democratici come insufficientemente preoccupati dal fanatismo antigiudaico.

È un altro esempio di come i Repubblicani e i loro sostenitori siano soliti usare l’antisemitismo come un argomento divisivo, cercando così di allontanare elettori dai Democratici in vista delle elezioni del prossimo mese, e attrarre finanziatori dell’ala destra giudaica che possano dare soldi al loro partito.

Sebbene il tentativo possa funzionare con alcuni di quei donatori, è improbabile che abbia effetto sulla maggioranza degli Ebrei americani: un sondaggio del mese scorso ha rilevato che i due terzi degli elettori ebrei hanno deciso di votare per il candidato democratico Joe Biden contro il presidente Donald Trump.

Il 16 settembre la Camera dei Rappresentanti, che è controllata dai Democratici, ha discusso la “Legge sull’Attuazione dell’Equità e dell’Inclusione”, un provvedimento che permetterebbe ai singoli individui di intentare cause legali contro le istituzioni che violano il titolo VI della “Legge sui Diritti Civili” la quale vieta alle istituzioni che ricevano fondi federali di fare discriminazioni sulla base di razza, colore o origine nazionale. La legge permetterebbe di intentare cause su ciò che è conosciuto come “impatto differenziale”, cioè politiche che colpiscono in maniera sproporzionata un gruppo di persone piuttosto che un altro. La legge proposta fu redatta in risposta ad una sentenza del 2001 della Suprema Corte degli Stati Uniti che aveva stabilito che la legge sui diritti civili non permette cause civili private riguardo a tali casi di “impatto differenziale”.

La deputata Virginia Foxx parla con dei testimoni in un’udienza della Commissione “Educazione e Forza lavoro” su “Programmi di razionalizzazione riguardanti Educazione federale e Forza lavoro”, 6 aprile 2011. (Virginia Foxx /Flickr)

Prima del voto sul disegno di legge, la deputata Virginia Foxx, una Repubblicana del Nord Carolina, cercò di emendare la legge usando quella che è chiamata “mozione per riconsiderare”, un passo che permette ai membri del partito di minoranza di cercare di modificare il linguaggio di una legge prima del voto finale. La sua proposta di emendamento etichettava esplicitamente l’antisemitismo come una forma proibita di discriminazione secondo la legge, sebbene l’antisemitismo sia già illegale secondo le interpretazioni ufficiali del titolo VI.

L’emendamento della Foxx passò con 265 voti contro 164, con 66 Democratici che si unirono ai 189 Repubblicani a favore della proposta. Gli altri 162 democratici si opposero all’emendamento perché lo videro come una manovra di parte per sfruttare la questione dell’antisemitismo e perché non volevano che l’emendamento individuasse esplicitamente una singola forma di discriminazione mentre tralasciava di menzionarne altre.

Il disegno di legge, che includeva l’emendamento sull’antisemitismo, alla fine è passato alla Camera, ma tutti i Repubblicani hanno votato contro la legge finale. Il Senato è improbabile che porti in discussione il disegno di legge.

“Ipocrisia”

Sebbene il ”Grande Vecchio Partito” (GOP) repubblicano si fosse opposto alla legge alla Camera, le testate giornalistiche e i gruppi di destra hanno sfruttato i voti democratici contro la mozione della Foxx di modifica al testo. Un titolo sul neoconservatore Washington Free Beacon diceva: “alla Camera, 162 Democratici votano contro una misura per combattere l’antisemitismo”. La Coalizione Ebraica degli Ebrei Repubblicani scriveva su Twitter: ”Il 70% dei Democratici ha votato contro una legge che aiuterà a combattere l’#antisemitismo”.

In risposta alla Coalizione degli Ebrei Repubblicani, Halie Soifer, capo del Consiglio degli Ebrei Democratici, ha scritto su Twitter che i tentativi dei Repubblicani consistevano “nell’uso dell’antisemitismo a fini politici”. E in una lettera aperta al GOP pubblicata nel The Forward, gli Ebrei democratici della Camera hanno scritto che “ogni manovra palesemente di parte nella quale i deputati repubblicani cercano di giocare politiche ‘gotcha’ [letteralmente I got you ‘ti ho beccato’, NdT] con le vite degli Ebrei –compresa ogni partigiana ‘mozione per riconsiderare’ sull’antisemitismo– rendono più difficile la lotta contro l’antisemitismo stesso”.

Dimostranti che marciano verso la sede centrale di Fox News, New York, 25 ottobre 2019. (Gili Getz)

Ma questi appelli dei Democratici verso i Repubblicani è improbabile che funzionino. Per anni il GOP ha perseguito la strategia di dipingere i Democratici come antisemiti per cercare di guadagnare elettori ebrei e soddisfare i propri finanziatori dell’ala destra, come il magnate dei casinò Sheldon Adelson e il co-fondatore di Home Depot Bernard Marcus, i quali sono convinti che i Democratici siano dei fanatici antisemiti.

Questi tentativi hanno raggiunto nuove vette nell’era di Trump. Quando l’anno scorso la deputata Ilhan Omar ha criticato duramente la lobby ebraica, i Repubblicani hanno usato le critiche a Israele della Omar per bollare l’intero partito democratico come antisemita.

Nel gennaio del 2019, la prima legge presentata dai Repubblicani nella nuova sessione legislativa fu un tentativo di realizzare un giro di vite contro il movimento “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)”. Era un evidente stratagemma per spingere i Democratici a votare contro una legge inquadrata dai mass media come “pro-Israele”, e per permettere al GOP di descrivere i democratici come anti-israeliani e quindi anti-semiti.

Portando avanti questa agenda, nel dicembre 2019 Trump ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Combattere l’antisemitismo”, che autorizzava il Dipartimento dell’Educazione a condurre indagini nei campus universitari basate sulla definizione operativa dell’antisemitismo fissata dall’Alleanza Internazionale per il Ricordo dell’Olocausto (IHRA) – una definizione che confonde il fanatismo antiebraico con le critiche a Israele.

Il presidente Trump mostra il controverso ordine esecutivo per combattere l’antisemitismo durante un ricevimento pomeridiano per la festa di Hanukkah, insieme ai membri della sua amministrazione, compreso il genero Jared Kushner. Casa Bianca, 11 dicembre2019. (Joyce N. Boghosian/ foto della Casa Bianca)

“Gli sforzi ipocriti dell’amministrazione Trump per affrontare l’antisemitismo sono evidenti vedendo chi e che cosa hanno preso di mira fino ad oggi“, ha detto Meera Shah, un avvocato senior del Palestine Legal, un gruppo che tutela la libertà di parola degli attivisti per i diritti dei Palestinesi. “Piuttosto che proteggere gli studenti ebrei dal risorgente e mortale nazionalismo antisemita bianco, ispirato e rafforzato da Trump e dai suoi alleati, questi tentativi hanno come bersaglio i sostenitori dei diritti dei Palestinesi. Questi tentativi di infangare falsamente il movimento per i diritti umani in quanto antisemita rappresentano l’aspetto di politica interna dell’amministrazione Trump che mira a precludere ogni possibilità di libertà alla Palestina”.

‘Una gigantesca copertura’ per l’antisemitismo

Mentre il GOP porta avanti la sua campagna, la prossima scadenza del mandato di Trump ha visto un incremento negli attacchi mortali contro gli Ebrei americani, tra cui il massacro nell’ottobre 2018 alla sinagoga Tree of Life a Pittsburgh che ha ucciso 11 Ebrei.

Lo stesso Trump ha mostrato ambiguità antisemite –ha lamentato ignobilmente che gli Ebrei americani non sono abbastanza leali con Israele– ed ha sostenuto i suprematisti bianchi, come ha fatto il 29 settembre durante il primo dibattito per le presidenziali, quando ha detto che i Proud Boys, una milizia di bianchi nazionalisti, dovrebbero “fare un passo indietro e tenersi pronti”.

Le organizzazioni degli Ebrei progressisti dicono che l’unico obiettivo di Trump e dei Repubblicani riguardo alle critiche a Israele è quello di distrarre l’attenzione dalla loro stessa complicità nel portare avanti l’antisemitismo.

“Quando Trump fomenta la sua base a temere e diffidare degli Ebrei ripetendo a pappagallo i giochi di parole sulla doppia lealtà agli Ebrei e a Israele, le conseguenze conducono direttamente alla violenza contro di noi, come è accaduto fin troppe volte sotto la leadership di Trump,” ha detto la rabbina Alissa Wise, vicedirettrice di Jewish Voice for Peace Action. “Con l’insistere che l’unica vera manifestazione di antisemitismo è la critica a Israele, Trump ha costruito una gigantesca copertura per le sue ambiguità antisemitiche e per le minacce che egli regolarmente dispensa, e allo stesso tempo minaccia anche la libertà di parola a sostegno dei diritti dei Palestinesi”.

https://www.972mag.com/republicans-antisemitism-jewish-voters/

Traduzione di Simonetta Madussi – AssopacePalestina

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