Radio Città Fujiko, 19 novembre 2019
Gli Stati Uniti corrono in difesa di Benjamin
Netanyahu dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea e con un
gesto clamoroso riconoscono le colonie illegali israeliane.
Dopo lo
spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, con un colpo di spugna Donald
Trump ha cancellato l’Hansell memorandum su cui si basa, fin dal 1978,
la politica statunitense sugli insediamenti israeliani. Nella sostanza, gli
Stati Uniti non considerano più contrarie al diritto internazionale le colonie
israeliane
“Dopo aver esaminato attentamente tutti gli argomenti di questo dibattito
giuridico, abbiamo concluso che l’insediamento delle colonie di civili in
Cisgiordania non è di per sé contrario al diritto internazionale”, ha affermato
il Segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo.
Palestina, le reazioni alla mossa di Trump
La decisione di Trump si configura come una vittoria per il
premier israeliano Netanyahu, che fatica a restare al potere dopo le due
elezioni inconcludenti di quest’anno. Ma è destinata a sollevare critiche della
comunità internazionale e l’ira dei palestinesi, tanto che l’ambasciata Usa in
Israele ha già allertato gli americani che viaggiano a Gerusalemme, in
Cisgiordania e a Gaza a “mantenere un alto livello di vigilanza”.
Da parte palestinese sono arrivate le prime reazioni. Il segretario generale
dell’Olp Saeb Erekat ha affermato che “la comunità
internazionale deve prendere tutte le misure necessarie per rispondere e respingere
questo comportamento irresponsabile degli Usa che rappresenta una minaccia alla
sicurezza globale e alla pace”. Una decisione “nulla, inaccettabile e da
condannare”, ha aggiunto il portavoce del presidente palestinese Abu
Mazen, Nabil Abu Rudeina.
Colonie israeliane: la sentenza europea
Il riconoscimento statunitense alle colonie israeliane si
inserisce nella spregiudicata politica esterna dell’Amministrazione Trump, che
conosce poco la diplomazia e fa invece spesso ricorso alle prove muscolari.
Nello specifico, questa ultima mossa sembra una risposta abbastanza
diretta alla sentenza della Corte di Giustizia europea che, giusto una
settimana fa, aveva imposto l‘obbligo di etichetta per i prodotti delle
colonie israeliane.
In particolare, l’obbligo vale per tutti i Paesi dell’Unione europea e risponde
ad un criterio molto semplice, come ha spiegato la corte stessa: “I prodotti
alimentari provenienti dai territori occupati dallo stato di Israele devono
avere l’indicazione del loro territorio di origine, in modo che i consumatori
possano fare una scelta informata quando acquistano un bene”.
L’obbligo di etichetta per i prodotti provenienti dalle colonie israeliane
rappresenta anche una vittoria della Campagna BDS, una
mobilitazione internazionale per il boicottaggio, il disinvestimento e le
sanzioni nei confronti di Israele e delle sue condotte illegali.
La “annessione” dei territori palestinesi
Per Luisa Morgantini, presidente di Assopace
Palestina ed ex-vicepresidente del Parlamento europeo, la mossa di Trump segna
la fine del diritto internazionale. Ora l’Onu e l’Europa dovrebbero respingere
questa decisione, ma negli ultimi tempi le loro posizioni sono state sempre
deboli e, ricorda, “le decisioni nell’Onu vengono prese nel Consiglio di Sicurezza,
dove gli Stati Uniti hanno il potere di veto.
Per Morgantini, il riconoscimento delle colonie israeliane comporta di
fatto l’annessione del 60% del territorio palestinese nello Stato di
Israele.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUISA MORGANTINI alla fine della pagina che si apre con questo link:
http://www.radiocittafujiko.it/palestina-trump-riconosce-le-colonie-illegali-israeliane/