Il terrore è la nuova normalità: l’Europa adotta misure di sicurezza di stampo israeliano.

Nell’ultimo decennio, Israele ha fatto fronte a ondate di investimenti con auto e assalti coi coltelli e perciò può essere il posto a cui rivolgersi per i paesi europei che stanno cercando aiuto nel prevenire un terrore a bassa tecnologia.

Anna Pazos

Haaretz, 21 agosto 2017

Barriere che impediscono l’entrata di veicoli nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, 19 agosto 2017. Matteo Bazzi / ANSA via AP

BARCELLONA, Spagna – Con barriere di calcestruzzo poste a protezione dei pedoni lungo le strade affollate e nei pressi di monumenti famosi, frequenti perquisizioni e una rafforzata presenza della polizia, le strade europee somigliano sempre più a quelle israeliane, ora che il continente fronteggia attacchi jihadisti in cui vengono utilizzate sempre più spesso auto, coltelli e altre armi a bassa tecnologia per attaccare i civili.

L’investimento d’auto avvenuto la settimana scorsa a Barcellona, in cui un furgone ha falciato i pedoni, seguìto da un furioso accoltellamento nella città finlandese di Turku, ricordano in maniera inquietante gli avvenimenti che hanno afflitto Israele negli ultimi anni.

Dopo che lunedì le autorità hanno esteso oltre i confini spagnoli la caccia al guidatore sospetto dell’attacco di Barcellona, si può dire che l’immediata risposta da una parte all’altra d’Europa è stata simile all’approccio israeliano.

Durante il fine settimana, le autorità hanno impiantato barriere di calcestruzzo in posizioni che vanno dalle gallerie commerciali di Milano al vecchio porto de La Rochelle sulla costa occidentale francese, mentre altre città hanno aumentato o rafforzato le barriere già erette dopo attacchi precedenti.

Queste barriere sono le stesse che proteggono molte stazioni di autobus e altri luoghi affollati in Israele che sono stati spesso bersaglio degli assalitori palestinesi.

Barriere di calcestruzzo disposte fuori da uno stadio di calcio a Barcellona, 20 agosto 2017. Sergio Perez / Reuters

Come in Israele, anche le agenzie di sicurezza europee hanno rafforzato le attività di sorveglianza e di intelligence per cercare di impedire gli attacchi. La Finlandia ha rinforzato la sicurezza nelle stazioni ferroviarie e all’aeroporto di Helsinki, mentre il Ministero degli Interni italiano ha chiesto alle compagnie di noleggio di segnalare ogni noleggio sospetto di furgoni o di camion.

Nel frattempo, le autorità hanno ripetuto un avvertimento di gran lunga familiare agli israeliani: è quasi impossibile prevenire tutti gli attacchi, specialmente quando sono portati a termine da lupi solitari, o da piccole cellule indipendenti che usano materiali facilmente accessibili.

“I servizi di sicurezza europei stanno affrontando una sfida storica”, ha affermato Anders Thornberg, capo del Servizio di Sicurezza svedese. “In Europa questa nuova situazione è divenuta la normalità in fatto di terrorismo.”

Gli esperti di sicurezza dicono che la connessione tra Israele e l’Europa va oltre gli sforzi visibili per contrastare il terrorismo; ne è prova il fatto che le delegazioni per l’applicazione della legge internazionale stanno visitando regolarmente Israele per apprendere gli ultimi metodi anti-terrorismo.

“Israele ed Europa si ritrovano ad avere intensi contatti quando si tratta di combattere il terrorismo” ha detto Jose Maria Gil, analista spagnolo sulla sicurezza presso l’Osservatorio di Sicurezza Internazionale. “Sono contatti riservati, ma molto efficienti”, aggiunge.

I blocchi in calcestruzzo fanno parte integrante delle strade di Israele. Qui i blocchi sono stati installati per prevenire investimenti con auto in una strada molto affollata e adiacente alla linea ferroviaria di Gerusalemme. Olivier Fitoussi

Questi contatti sono aumentati durante gli ultimi tre anni e la cooperazione avviene a qualsiasi livello, dai massimi funzionari governativi fino alle normali unità di pattuglia. Nel 2014, per esempio, Gil ha detto che la polizia catalana ha ricevuto un addestramento speciale dalla compagnia israeliana Guardian Defense & Homeland Security.

Le forze di polizia cercano suggerimenti su come monitorare o infiltrarsi in organizzazioni, come impedire una radicalizzazione e come “diventare meno dipendenti dalla tecnologia”, ha riferito ad Haaretz.

Gil ha detto che “gli jihadisti hanno scoperto che comportandosi come persone del passato, diventano invisibili alle persone del futuro.” Secondo questo scenario, aggiunge, la sorveglianza ad alta tecnologia su cui si sono basate le agenzie europee potrebbe risultare meno importante dell’intelligence umana di vecchia scuola fatta di spionaggi e infiltrazioni.

“Quasi ogni paese europeo ha inviato una delegazione in Israele”, ha detto Ely Karmon, un ricercatore anziano presso l’Istituto Internazionale Antiterrorismo, al Centro Interdisciplinare di Herzliya.

La chiave per il successo antiterroristico israeliano sta nella cooperazione tra forze di sicurezza, esercito, polizia, agenzie di intelligence e autorità locali. Il sistema giudiziario è molto più flessibile ed adattabile, per cui l’applicazione della legge israeliana, i pubblici ministeri e i giudici possono essere più efficaci e sono meno vincolati, ha aggiunto Karmon.

Questo non è il caso di molti paesi europei. Gil nota infatti che non c’è una strategia transnazionale unificata, specialmente a livello legale, e il terrorismo non può essere perseguito come reato penale dalla Corte Internazionale di Giustizia.

Gli europei inoltre sono più restii sulla quantità delle misure di sicurezza e di sorveglianza che possono essere prese senza apportare massicce modifiche al paesaggio urbano o violare i diritti fondamentali della popolazione, così ammettendo sostanzialmente che i terroristi hanno vinto, dice Gil.

Ma mentre questi attacchi restano difficili da prevedere e prevenire, quando accadono – dice Karmon – è importante ripristinare il prima possibile una parvenza di normalità.

“Non possiamo fare come a Barcellona, dove la Metro è rimasta inattiva per circa 24 ore, o come a Bruxelles dove l’aeroporto è stato chiuso per parecchi giorni ” dopo che la città era stata colpita da tre esplosioni coordinate di bombe, ha detto. “In Israele vige un protocollo secondo il quale entro sei ore la vita deve tornare alla normalità.”

Anna Pazos

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Traduzione di Giada Stella e Claudio Trapani

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