In Israele la democrazia muore alla luce del sole.

L’occupazione della Palestina ha infettato Israele con virus pericolosi che hanno un periodo d’incubazione lungo, ma causano una malattia mortale.

di Chemi Shalev

Haaretz 14 giugno 2017

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu a una riunione speciale del governo per il Giorno di Gerusalemme, nei tunnel del Muro del Pianto nella Città Vecchia di Gerusalemme. 28 maggio 2017. Gali Tibbon / AP

Il Washington Post ha sollevato un polverone nel febbraio scorso quando sotto il suo logo ha aggiunto il motto “La democrazia muore nell’oscurità.” Questo è stato interpretato come indirizzato al Presidente Trump, ma il Post assicura che ci avevano pensato molto prima della sua elezione. Anche se ci sono diverse versioni sulla sua origine, il significato del motto è chiaro: “senza una stampa libera e senza gli altri pesi e contrappesi che forniscano quella che Louis Brandeis ha definito ‘una luce disinfettante’, i nemici della democrazia la potrebbero uccidere nell’oscurità e senza essere visti.”

I potenziali distruttori della democrazia israeliana non hanno bisogno di esser coperti dall’oscurità. Stanno portando avanti la loro missione alla luce del sole. Non liquideranno la democrazia in un sol colpo, perché questo potrebbe scatenare una rivolta, ma lo faranno pazientemente, per gradi, mentre cullano l’opinione pubblica per addormentarla nell’apatia. Stanno iniettando la democrazia israeliana con piccole quantità di veleno, che poi fanno passare per medicine vitali. Continueranno a giurare fedeltà alla democrazia fino al giorno in cui potranno tranquillamente annunciare la sua scomparsa.

Il loro compito è facilitato dal fatto che in realtà Israele non ha mai avuto la possibilità di evolversi verso una sana e sicura democrazia. Nei suoi primi 19 anni ha sofferto per il regime discriminatorio e dottrinario del partito unico che teneva la minoranza araba sotto il controllo militare. Nei primi decenni dopo la guerra dei sei giorni, Israele cominciava a sviluppare apertura e trasparenza e a sperimentare salutari cambi di governo, ma fu intralciata nel suo cammino dal rifiuto di concedere i diritti fondamentali ai milioni di Palestinesi che intanto vivevano nei territori che aveva conquistato. La concomitanza di misure di sicurezza sempre più dure unite all’oppressione politica dei Palestinesi, oltre al trasferimento di centinaia di migliaia di coloni ebrei che vivevano nello stesso posto ma in una realtà decisamente diversa, ha ferito la democrazia che si è infettata con virus pericolosi che hanno un periodo d’incubazione lungo, ma hanno pur sempre effetti mortali.

I supervisori e i controllori che dovevano servire da anticorpi per allontanare la malattia, a un certo punto si sono indeboliti e si sono esauriti. Personaggi pubblici che avrebbero potuto far sentire la propria voce grazie alla loro popolarità o al loro prestigio furono messi fuori dalla Knesset che divenne una macchina per soddisfare desideri e capricci dei ministri. La Corte Suprema “militante” che era rimasta al suo posto e proteggeva lo stato di diritto fu erosa dai continui attacchi della destra, mentre coraggiosi procuratori e tutori della legge venivano rimpiazzati da lealisti compiacenti che sfuggivano ogni scontro. La stampa libera e combattiva, indebolita dalle devastazioni di Internet, era presa in ostaggio da un primo ministro paranoide, da autorità governative collaborazioniste e da colleghi che preferiscono voltare lo sguardo, almeno fino all’arrivo della cavalleria.

La debolezza dei controllori ha incoraggiato i nemici della democrazia ad allargare e accelerare i loro assalti. La ministra della giustizia ha preso di mira l’Alta Corte di Giustizia mentre i suoi colleghi ne sminuivano l’autorità. Il ministro dell’educazione minaccia gli insegnanti e intimidisce gli accademici mentre espande i programmi di ebraismo a spese dell’educazione civica, e promuove la teocrazia al posto della democrazia. La ministra della cultura si è autonominata commissario politico e trattiene i finanziamenti di coloro che non seguono le sue direttive. E a sovrintendere a tutto c’è il primo ministro che sta portando una sua vendetta personale contro i media mentre istiga contro le organizzazioni per i diritti umani che dipinge all’opinione pubblica non come pietre angolari di una democrazia vitale, ma come nemici interni di uno stato sotto assedio.

Era quindi inevitabile che si ingrossassero le fila di coloro a cui poco importa della democrazia e di chi cerca di sminuirla, compresi coloro che fin dall’inizio non la volevano proprio, coloro che hanno paura dei sabotatori interni arabi o ebrei, coloro che ancora credono che la sinistra controlli tutto e coloro che capiscono benissimo la contraddizione interna tra occupazione e democrazia, ma semplicemente preferiscono la prima. E poi ci sono i molti complici consapevoli e inconsapevoli, artisti, accademici, giornalisti e politici che hanno interiorizzato la regola che il silenzio è d’oro nell’Israele del 2017, mentre protesta e dissenso potrebbero costar loro il posto di lavoro.

Tutti gli altri sono come gli abitanti di Hadleyville, minacciata dalla malvagia banda Miller, abbandonati dai capi e dai custodi della città, a cui è rimasto solo di sperare e desiderare che uno sceriffo Will Kane, cioè Gary Cooper, possa in qualche modo farsi avanti e scacciare i nemici della democrazia che sono alle porte, magari all’ultimo minuto, proprio quando il sole raggiunge il suo Mezzogiorno di Fuoco.

Chemi Shalev

Giornalista di Haaretz

http://www.haaretz.com/opinion/.premium-1.795506

Traduzione di Donato Cioli

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