I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati. Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
Di seguito il testo completo del Rapporto:
Il 13 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme Est, un 25enne palestinese ha accoltellato e ferito due poliziotti israeliani ed è stato poi colpito ed ucciso dalle forze israeliane. Dopo l’accaduto, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia dell’attentatore, nel quartiere di Jabal al Mukabbir di Gerusalemme Est, hanno arrestato quattro membri della famiglia ed hanno distrutto la tenda eretta per il lutto. Il 15 marzo, una ragazza palestinese 16enne ha schiantato l’auto che stava guidando contro i pilastri metallici che, al raccordo di Gush Etzion (Hebron), proteggono la fermata dell’autobus dei coloni; la ragazza è stata gravemente ferita con arma da fuoco dai soldati israeliani; non sono stati segnalati altri feriti.
Il 17 marzo, durante scontri scoppiati nei pressi del Campo profughi Al ‘Arrub (Hebron), le forze israeliane hanno ucciso, con arma da fuoco, un palestinese 16enne; secondo fonti militari israeliane, l’uso delle armi da fuoco è stato attuato in risposta al lancio di bottiglie incendiarie [da parte palestinese]. Inoltre, 43 palestinesi, 11 dei quali minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in diversi scontri verificatisi in Cisgiordania (41 feriti) e nella Striscia di Gaza (2 feriti). La maggior parte dei feriti si sono avuti nel corso di scontri scoppiati a Ni’lin (Ramallah), durante le proteste settimanali contro la Barriera; a Kafr Qaddum (Qalqiliya), contro le limitazioni di accesso; nel corso di moltepici operazioni di ricerca-arresto; durante una manifestazione nei pressi del checkpoint di Beituniya; e al funerale del palestinese ucciso nel Campo profughi Al ‘Arrub [di cui sopra]. In quest’ultima località, secondo quanto riferito, un soldato israeliano è stato ferito da una pietra.
Il 20 marzo, un’operazione di ricerca-arresto effettuata dalle forze di sicurezza palestinesi nel Campo profughi di Balata (Nablus) ha innescato violenti scontri con un gruppo di residenti armati: un membro delle forze di sicurezza è rimasto ucciso mentre altre quattro persone hanno riportato ferite. In questo Campo, negli ultimi mesi, nel contesto delle attività di polizia operate dalle Autorità palestinesi, si sono vissuti momenti di tensione e violenza fra palestinesi. Ad Al Bireh (Ramallah), il 12 marzo, durante scontri scoppiati nel corso di una protesta, 11 palestinesi, tra cui una donna, sono stati feriti dalle forze di sicurezza palestinesi.
Il 16 e il 18 marzo, nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno attaccato e danneggiato una serie di presunte strutture militari ed aree aperte. Gli attacchi erano conseguenti al lancio di due razzi, operato da un gruppo armato palestinese: i razzi erano caduti in uno spazio aperto nel sud di Israele, senza causare vittime o danni. Secondo quanto riferito, un altro razzo lanciato verso Israele è ricaduto dentro la Striscia.
Sempre a Gaza, in almeno 34 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco – di avvertimento o diretto – in Aree ad Accesso Riservato, di terra e di mare. Non sono stati segnalati feriti, tuttavia, a quanto riferito, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In altri due casi, le forze israeliane hanno arrestato quattro civili palestinesi, tra cui tre minori; presumibilmente dopo che questi avevano tentato di entrare illegalmente in Israele attraverso la recinzione (a controllo israeliano) che circonda la Striscia di Gaza. Inoltre, in due diverse occasioni, le forze israeliane sono penetrate all’interno della Striscia ed hanno svolto operazioni di spianatura e scavo nei pressi della recinzione perimetrale.
Per mancanza dei permessi di costruzione – per i palestinesi quasi impossibili da ottenere – le autorità israeliane hanno demolito nove strutture palestinesi. Sette di queste (disabitate) si trovavano a Gerusalemme Est; le altre due, tra cui un’abitazione, si trovavano in una comunità dell’Area C (Furush Beit Dajan, in Nablus). Nel complesso, tre palestinesi sono stati sfollati ed altri 43 risultano coinvolti.
In Area C, sempre adducendo la mancanza dei permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno notificato ordini di demolizione e blocco lavori nei confronti di 11 strutture abitative di pertinenza di quattro villaggi (Kafr ad Dik, in Salfit; Al Baqa’a e Deir Samit, in Hebron; Al Khadr in Bethlehem). Inoltre, le autorità israeliane hanno rinnovato gli ordini di requisizione per più di 30 ettari di terreno, già requisito a suo tempo per la costruzione della Barriera nel governatorato di Tulkarem; hanno inoltre emesso ordine di sgombero nei confronti di un appezzamento di terra coltivata con oltre 50 giovani ulivi nel villaggio di Immatin (Qalqiliya), in quanto terra designata [da Israele] come “terra di stato”.
Due palestinesi sono stati feriti e danni materiali significativi sono stati registrati in vari episodi in cui risultano coinvolti coloni israeliani. Tali episodi includono l’aggressione fisica ed il ferimento di un ragazzo palestinese di 13 anni nell’insediamento colonico French Hill a Gerusalemme Est e di una donna palestinese di 29 anni vicino al villaggio di Beitin (Ramallah). Vandalizzazioni di proprietà palestinesi sono state riportate in sette episodi distinti: più di 240 alberi e alberelli di proprietà palestinese danneggiati nelle località di As Sawiya (Nablus), At-Tuwani (Hebron) e Al-Khader (Betlemme); due veicoli palestinese danneggiati per lancio di pietre in episodi verificatisi vicino al raccordo di Mikhmas e nella città di Hebron; una struttura agricola danneggiata nel villaggio di Qusra (Nablus).
Secondo quanto riferito dai media israeliani, un colono israeliano è stato ferito e diversi veicoli sono stati danneggiati in almeno 13 episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli israeliani: nei pressi di Gerusalemme, Ramallah, Hebron e Betlemme.
Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto per due giorni in entrambe le direzioni: è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 1.473 persone e il rientro a 1.370. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.
Traduzione a cura di Associazione per la Pace – Rivoli