Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 13-19 Maggio 2014

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Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

riguardante il periodo:   13 – 19 maggio 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono infor-mazioni, corredate di dati numerici e grafici statistici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori pa-lestinesi occupati.

ð  sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:  http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti, escludendo i dati statisti-ci ed i grafici. Nella prima pagina viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð  sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • Due 17enni uccisi con armi da fuoco, altri 64 palestinesi e 5 soldati israeliani feriti durante le manifestazioni per l’anniversario della “An Nakba” (“la Catastrofe”, diaspora palestinese del 1948). Già 11 i palestinesi uccisi nel 2014.
  • Kokhav Hashahar: coloni incendiano 2.000 mq di coltivazione di grano.
  • Ondata di demolizioni e sfollamenti: colpite 6 comunità a est di Gerusalemme, in una zona assegnata all’espansione delle colonie israeliane. Il segretario Generale ONU preoccupato per questi sfollamenti forzosi che violano il diritto internazionale.
  • Nablus: sfollate per la terza volta, in tre settimane, 27 persone e sequestrate tre tende fornite da donatori dopo le precedenti demolizioni.
  • Hebron: rimossi 6 pali di una linea elettrica che portava energia a 15 famiglie.
  • Betlemme: spianati 8.000 mq di terreno e sradicati 600 mandorli su terreno coltivato da famiglia palestinese, ma dichiarato “terra di stato” da Israele.
  • Aree ad Accesso Ristretto sulla terra: 6 palestinesi feriti dal fuoco delle forze israeliane all’interno della recinzione di confine; sul mare, vicino al limite di pesca: motovedette israeliane sparano colpi di avvertimento verso pescatori palestinesi, 2 barche sequestrate e attrezzature danneggiate.
  • Motovedetta egiziana spara e ferisce due pescatori con proiettili di gomma.
  • Valico di Rafah: 3.000 persone (in gran parte pellegrini alla Mecca), 2 convogli di aiuti sanitari internazionali e 140 camion di materiali da costruzioni autorizzati ad entrare nella Striscia. In 10.000 ancora in attesa di passare in Egitto, fra loro malati che necessitano di cure all’estero.

Striscia di Gaza

Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt

riguardante il periodo:  13 – 19 maggio 2014

Cisgiordania (West Bank)

 Due ragazzi palestinesi uccisi e oltre 60 feriti durante scontri e proteste

Il 15 e il 16 maggio, in tutta la Cisgiordania si sono svolte numerose manifestazioni per commemorare il 66° anniversario di quello che i palestinesi chiamano “An Nakba” [la Catastrofe]. Alcune delle manifestazioni si sono evolute in violenti scontri con le forze israeliane durante i quali sono stati uccisi due ragazzi palestinesi e feriti altri 64 palestinesi e cinque soldati israeliani.

I due ragazzi, entrambi 17enni, sono stati colpiti con proiettili di arma da fuoco e uccisi il 15 maggio, durante scontri al checkpoint di Beituniya, vicino al carcere di Ofer (Ramallah); 20 altri palestinesi sono stati feriti durante gli scontri. Testimonianze di testimoni oculari, nonché riprese video dell’episodio, indicano che al momento e nel luogo della sparatoria mortale non era in corso nessun lancio di pietre e che i minori erano disarmati. La polizia militare israeliana ha aperto un’inchiesta sul caso.

Questo incidente porta a 11 il numero di palestinesi vittime delle forze israeliane dall’inizio del 2014, rispetto ad 8 nell’equivalente periodo del 2013.

Scontri simili si sono verificati durante le manifestazioni al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme), in Ar Ram (Gerusalemme), nella città di Hebron (H2), in Al Walaja (Betlemme) e in Beit Ummar (Hebron), per citarne solo alcuni, causando il ferimento di altri 54 palestinesi, tra cui 17 minori. I due terzi circa dei feriti sono stati colpiti da proiettili di metallo rivestiti di gomma o proiettili di gomma, mentre la maggior parte delle altre persone lesionate sono state curate dopo aver inalato gas o colpite direttamente dai contenitori del gas lacrimogeno. Nel complesso, il numero di palestinesi feriti durante le proteste e gli scontri avvenuti nel contesto della “An Nakba” è, nel 2014, significativamente inferiore a quello riscontrato nella stessa occasione nel 2013 (188) e nel 2012 (376); negli anni precedenti, tuttavia, durante queste proteste non vi erano stati decessi.

Ancora in questa settimana, il ​​16 maggio, 15 palestinesi, di cui cinque minori, sono rimasti feriti negli scontri con le forze della polizia israeliana scoppiati durante una operazione di ricerca-arresto nel  quartiere di Al ‘Issawiya di Gerusalemme Est.

Diminuzione degli incidenti collegati ai coloni; circa 50 alberi danneggiati

Questa settimana ha visto una leggera flessione degli attacchi di coloni israeliani – comportanti lesioni o danni a proprietà palestinesi – rispetto alla media settimanale dall’inizio dell’anno (4 contro 7). Non sono stati invece segnalati attacchi palestinesi a coloni israeliani.

Due di tali attacchi condotti da coloni si sono verificati in prossimità dell’insediamento di Kokhav Hashahar, nel Governatorato di Ramallah: uno è consistito nell’aggressione fisica e ferimento di un pastore palestinese (il 13 maggio), e l’altro nell’incendio di 2.000 mq di terreno coltivati a grano (il 17 maggio).

Un altro ferimento, il 19 maggio, è stato causato dal lancio di pietre da parte di coloni israeliani contro veicoli con targa palestinese in viaggio nei pressi dell’insediamento colonico di Nahli’el (Ramallah). Il quarto episodio di questa settimana si è verificato nelle vicinanze della colonia di Betar Illit, nel Governatorato di Betlemme, dove, secondo quanto riferito, coloni hanno danneggiato 48 ulivi di proprietà palestinese.

Ondata di demolizioni e sfollamenti all’interno ed attorno alla zona E1, Gerusalemme Est

Il 19 maggio, in Area in C, le autorità israeliane hanno effettuato un serie di demolizioni in sei siti residenziali sulle colline ad est di Gerusalemme, dentro ed intorno alle aree di insediamento E1. Le comunità colpite sono Nkheila, Kassara, Khan al Ahmar-Mithawish, Khan al Ahmar-Makab, Samen, Jabal al Baba e Al ‘Eizariya. Nel complesso, un totale di 13 strutture sono state demolite a motivo della mancanza dei permessi di costruzione, sfollando 37 persone, tra cui 23 minori, e coinvolgendone  diversamente altre 50 circa. Le strutture demolite includevano quattro abitazioni, una cucina esterna, un magazzino per il foraggio, una tenda per gli ospiti, tre latrine mobili e tre strutture per animali. Quattro di queste strutture erano state fornite da donatori internazionali.

Questa zona, che comprende 18 siti residenziali (2.800 persone), è stata individuata da Israele per l’attuazione di un piano che prevede la “spostamento” della maggior parte delle comunità beduine dell’Area C verso un numero limitato di siti. La maggior parte di questa area è stata assegnata per l’espansione degli insediamenti colonici israeliani, comprendente il piano E1, nonché destinata ad essere circondata dalla Barriera intorno all’insediamento colonico di Ma’ale Adumim.

Il segretario Generale delle Nazioni Unite ha già espresso la preoccupazione che l’attuazione di questi piani di “delocalizzazione” possano corrispondere a trasferimenti forzati, in violazione del diritto internazionale.

Ancora in questa settimana, il 18 maggio, nella comunità beduina di Tell al Khashabah, a Nablus, le forze israeliane hanno smontato e sequestrato tre tende residenziali (finanziate da donatori) ed una betoniera, sfollando, per la terza volta in tre settimane, 27 persone, tra cui 18 minori. Le tende erano state fornite in risposta alle demolizioni della scorsa settimana. Ordini di arresto-lavori sono stati emessi contro due strutture della medesima comunità, così come contro 15 strutture abitative (8 delle quali fornite da un donatore internazionale) ed 8 ricoveri per animali in Khirbet Ghuwein al Fauqa (Hebron).

Ancora ad Hebron, in una sezione di Area C della città di Idhna, le forze israeliane, con la motivazione che erano stati installati senza permessi, hanno buttato giù e rimosso sei pali di una linea elettrica che portava energia a 15 famiglie.

A Gerusalemme Est, le autorità israeliane hanno demolito quattro strutture: un edificio residenziale in Jabal al Mukabbir; un laboratorio per la lavorazione dell’alluminio in Ras al ‘Amud, un negozio in Shu’fat ed una struttura di stoccaggio in Beit Hanina. La prima demolizione ha causato lo sfollamento di un nucleo familiare composto da otto persone, tra cui cinque minori, mentre le altre demolizioni hanno colpito il sostentamento di 24 persone. In Gerusalemme Est, dall’inizio dell’anno sono state demolite un totale di 31 strutture e sfollate circa 100 persone.

Governatorato di Betlemme:600 alberi sradicati dalle forze israeliane

Il 19 maggio, le forze israeliane hanno spianato con i bulldozer circa 8.000 mq di terreno vicino al villaggio di Nahhalin (Betlemme), sradicando circa 600 mandorli di età superiore ai dieci anni. Due mesi fa, le autorità israeliane emisero un ordine di evacuazione di quel terreno, motivandolo con il fatto che il medesimo era designato come proprietà del governo o “terra di stato”. Questa designazione venne valutata e confermata nel 2012 da una commissione dell’Amministrazione Civile israeliana con lo scopo di assegnare questa terra allo sviluppo colonico. Una famiglia palestinese rivendica la proprietà su tale terreno che ha curato in questi ultimi anni.

  Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 Sei civili palestinesi feriti nei pressi della recinzione di confine ed in mare

Nonostante la relativa calma in Gaza – non ci sono state segnalazioni di attacchi aerei o di lancio di razzi – in questa settimana quattro civili palestinesi sono stati colpiti e feriti dalle forze israeliani in prossimità delle Aree ad Accesso Ristretto (ARA) lungo la recinzione perimetrale di Gaza: un ragazzo 17enne che, a circa 600 metri dalla recinzione, stava raccogliendo erba per gli animali; due uomini che stavano raccogliendo macerie; ed un uomo che, secondo quanto riferito, pescava sul litorale, a più di 300 metri dalla recinzione del confine nord della Striscia di Gaza.

Ancora nelle ARA, in almeno una occasione, le forze israeliane sono entrate per circa 200 metri nella Striscia ed hanno spianato il terreno.

 

In diverse occasioni in questa settimana, le forze navali israeliane hanno inseguito e aperto il fuoco di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche (NM). Non sono stati segnalati feriti o danni, ma due barche sono state sequestrate e attrezzatura per la pesca danneggiata. Secondo il Centro Al Mezan per i Diritti Umani, in un episodio del 19 maggio, i soldati israeliani hanno ordinato a due pescatori di saltare in acqua e nuotare verso la motovedetta israeliana, dopo di ciò li hanno arrestati ed hanno confiscato la loro barca e l’attrezzatura da pesca. Ancora il 19 maggio, forze navali egiziane hanno sparato a barche da pesca palestinesi, mentre, secondo quanto riferito, stavano navigando in prossimità delle acque egiziane, ferendo due pescatori con proiettili di gomma.

Il valico di Rafah riaperto per i pellegrini

Il 18 maggio, dopo 12 giorni di chiusura completa, le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah per tre giorni, consentendo a circa 3.000 persone, principalmente pellegrini, di attraversare in entrambe le direzioni. Inoltre, due convogli di aiuti medici internazionali e circa 140 camion di materiali basilari per le costruzioni, destinati a progetti finanziati dal Qatar, sono stati autorizzati ad entrare nella Striscia.

Secondo l’Autorità di Confine e Valico di Gaza, nonostante i tre giorni di apertura limitata, almeno 10.000 persone sono ancora registrate e in attesa di attraversare in Egitto, soprattutto malati che necessitano di cure all’estero, studenti e titolari di visti per Paesi terzi.

 

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