UNITED NATIONS – Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
Office for the Coordination of Humanitarian Affairs
www.ochaopt.org
Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati
riguardante il periodo: 6 – 12 maggio 2014
Nota:
I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono infor-mazioni, corredate di dati numerici e grafici statistici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori pa-lestinesi occupati.
ð sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti, escludendo i dati statisti-ci ed i grafici. Nella prima pagina viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.
ð sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
Riassunto
Cisgiordania
- Gerusalemme Est: 15 palestinesi feriti in sconti con la polizia israeliana che impediva l’accesso alla Moschea; nel quartiere di Sheikh Jarrah due poliziotti feriti da palestinesi per lancio di pietre contro il loro veicolo.
- Kafr Kadum (Qalqiliya) e Nabi Saleh (Ramallah): 8 feriti durante le proteste contro la Barriera, gli insediamenti colonici e le restrizioni di accesso.
- 82 le operazioni di ricerca-arresto in Cisgiordania: 127 palestinesi arrestati, 8 i feriti.
- Jinba (Hebron): 5 ettari di campi di grano danneggiati durante l’esercitazione delle forze israeliane.
- Coloni israeliani danneggiano 50 viti e 5 ulivi a Beit Ummar (Hebron), colture di orzo a Khallet An Nahla (Betlemme).
- Bruciata auto di coloni a Burin (Nablus).
- Tell Al Khashaba (Area C): demolite 2 abitazioni in costruzione, 5 tende, una cisterna d’acqua, 3 latrine mobili. 27 gli sfollati.
- Qusra: ordini di demolizione per una cisterna d’acqua e un muro di contenimento.
- Calma relativa nelle attività militari.
- Khan Younis: forze israeliane livellano il terreno interno alla recinzione per 200 m.
- Fuoco di avvertimento verso barche prossime al limite di pesca di sei miglia. Feriti 2 giovani nello scontro di 2 barche in fuga.
- 2 palestinesi giustiziati per “tradimento e collaborazione con entità ostili straniere”.
- Valico di Rafah: ancora in attesa in 5.000 per passare in Egitto, compresi malati e studenti.
- Si aggrava la penuria di carburante. Chiusi molti distributori. La Centrale elettrica, esaurite le donazioni del Qatar, mancherà di carburante a breve.
Striscia di Gaza
Testo completo del Rapporto ONU-OCHAoPt
riguardante il periodo: 6 – 12 maggio 2014
Cisgiordania (West Bank)
Oltre 40 palestinesi feriti in scontri con le forze israeliane
Numerosi scontri scoppiati durante la settimana tra palestinesi e forze israeliane in varie parti della Cisgiordania hanno causato lesioni a 43 palestinesi, un numero prossimo alla media settimanale dall’inizio dell’anno. Oltre il 60% di tali persone hanno dovuto essere curate per inalazione di gas lacrimogeno ed i restanti sono stati colpiti da proiettili di metallo rivestiti di gomma o aggrediti fisicamente.
Il 6 maggio, fedeli palestinesi si sono scontrati con forze di polizia israeliane schierate ad un cancello che conduce alla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme Est, dopo che era stato loro impedito l’accesso alla Moschea.
Durante gli scontri, le forze israeliane, per disperdere la folla, hanno sparato candelotti lacrimogeni, granate assordanti e proiettili di metallo gommato, ferendo 15 palestinesi, tra cui quattro minori. In un’altro incidente, ancora in Gerusalemme Est, due poliziotti israeliani sono stati feriti da palestinesi che hanno scagliato pietre al loro veicolo che viaggiava nel quartiere di Sheikh Jarrah.
Durante la settimana sono continuate le periodiche proteste contro la Barriera, contro l’espansione degli insediamenti colonici e contro le restrizioni di accesso. Due di tali proteste, in Kafr Kadum (Qalqiliya) e Nabi Saleh (Ramallah), si sono evolute in scontri con le forze israeliane, con conseguente ferimento di otto palestinesi.
Durante il periodo cui si riferisce questo rapporto, le forze israeliane hanno effettuato un totale di 82 operazioni di ricerca-arresto in vari luoghi della Cisgiordania ed hanno arrestato 127 palestinesi, rispettivamente l’8% ed il 34% in più rispetto alla media settimanale dall’inizio del 2014. Due di queste operazioni, nelle città di Qalqiliya e Salfit, il 9 e l’11 maggio rispettivamente, hanno innescato scontri con i residenti locali con conseguente ferimento di otto palestinesi, tra cui un minore.
Il 12 maggio, le forze israeliane hanno svolto una esercitazione militare presso il villaggio di Jinba (Hebron), nella zona di Masafer Yatta, in un’area designata come “area chiusa” destinata all’addestramento militare (Fire Zone 918). Circa 5 ettari di terra coltivati a grano sono stati danneggiati durante l’esercitazione. Ci sono circa 1.200 palestinesi che vivono in 14 comunità nell’area di Masafer Yatta; nel 2012, le autorità israeliane hanno dichiarato la loro intenzione di “rimuovere” nove di queste comunità dall’area e permettere solo ai residenti un accesso limitato per la coltivazione ed il pascolo.
Tre palestinesi feriti e circa 50 alberi danneggiati da coloni israeliani
In questa settimana sono state segnalati sette attacchi di coloni israeliani, due dei quali hanno causato il ferimento di tre palestinesi e cinque hanno provocato danni a proprietà palestinesi. Palestinesi hanno invece causato danni a proprietà di coloni in altri tre episodi avvenuti nella settimana.
I due attacchi di coloni che hanno provocato lesioni hanno riguardato l’aggressione fisica di due palestinesi, tra cui un ragazzo (15 anni), nella zona di Hebron City (H2) controllata da Israele, il 9 maggio, e di un pastore nei pressi dell’insediamento di Yitav (Jericho), l’11 maggio.
L’incidente che ha provocato il danno più significativo alle proprietà è avvenuto l’11 maggio nei pressi dell’insediamento colonico di Bat ‘Ayin, quando coloni israeliani hanno abbattuto 50 viti e cinque ulivi appartenenti ad agricoltori del villaggio di Beit Ummar (Hebron). Gli agricoltori che coltivano i terreni nelle vicinanze di questo insediamento sono regolarmente esposti a intimidazioni e violenze che hanno distrutto a poco a poco le pratiche agricole e portato all’abbandono di terreni. Dall’inizio del 2014, OCHA ha registrato sei episodi in cui sono coinvolti coloni di Bat ‘Ayin e che hanno causato lesioni o danni a proprietà palestinesi.
Gli altri incidenti segnalati riguardanti danni a proprietà comprendono atti vandalici (scritte sui muri) contro una casa nella Città Vecchia di Gerusalemme; danneggiamento delle colture di orzo nella zona di Khallet An Nahla (Betlemme); lancio di pietre a veicoli con targa palestinese.
Il 12 maggio, un gruppo di residenti del villaggio di Burin (Nablus) hanno fermato tre coloni israeliani che, secondo quanto riferito, erano entrati nel villaggio per errore ed hanno bruciato una delle auto su cui viaggiavano. I coloni sono stati trattenuti per meno di un’ora (non sono stati malmenati), dopodiché sono stati liberati dagli agenti palestinesi del District Coordination Office (DCO) che li ha consegnati alle forze israeliane. Secondo i media israeliani, sempre in questa settimana (il 6 maggio), due israeliani, tra cui una donna, sono stati aggrediti fisicamente, ma non feriti, dalle forze israeliane quando hanno cercato di entrare nel complesso della Moschea di Al Aqsa.
Inoltre, in tre occasioni, palestinesi hanno scagliato pietre contro veicoli di coloni a Gerusalemme Est e nel Governatorato di Ramallah, causando danni a tre auto.
Undici strutture demolite; 27 persone sfollate
Il 12 maggio 11 strutture palestinesi sono state demolite dalle autorità israeliane in Area C, nella comunità beduina di Tell Al Khashaba, a Nablus. Le strutture interessate includevano 7 abitazioni, di cui 2 in costruzione e 5 tende, una cisterna per l’acqua e 3 latrine mobili finanziate da un donatore internazionale. Le tende, che erano state donate in risposta alle demolizioni eseguite la scorsa settimana nella comunità, sono state successivamente confiscate. Un totale di 27 persone, tra cui 18 minori, sono state sfollate per la seconda volta in due settimane. Questa comunità è interamente situata in una zona dichiarata dalle autorità israeliane come “zona militare chiusa”. Dal 2012, sono state demolite 46 strutture nella comunità; oltre il 60% di esse sono state demolite in quest’anno.
In precedenza, il 5 maggio, in una parte dell’Area C della città di Gerico, le autorità palestinesi avevano demolito sette strutture, di cui sei abitazioni non occupate e un ricovero per animali inutilizzato, secondo quanto riferito, per invasione di terreno privato, riguardando 40 persone, tra cui 26 minori.
Inoltre, le autorità israeliane hanno emesso ordini di demolizione contro una cisterna d’acqua e un muro di contenimento nel villaggio di Qusra (Nablus) e fotografato roulottes di abitazione, finanziate da donatori, nella comunità di Jabal Al Baba (Gerusalemme). Quest’ultima è una delle 18 comunità (2.800 persone) del Governatorato di Gerusalemme Est minacciate da un progetto israeliano di “delocalizzazione”. Anche altre comunità beduine dell’Area C sono a rischio di trasferimento forzato a causa di progetti analoghi.
Striscia di Gaza (Gaza Strip)
Calma relativa nelle attività militari
La relativa calma, in termini di attività militari, registrata la scorsa settimana è proseguita durante il periodo di riferimento. Mentre gruppi armati palestinesi hanno lanciato alcuni razzi verso il sud di Israele, tutti caduti in zone aperte senza provocare vittime o danni alle cose, non sono stati segnalati attacchi aerei o bombardamenti israeliani su Gaza. Il 7 maggio, tuttavia, ad est di Deir Al Balah, le forze israeliane hanno aperto il fuoco verso membri di un gruppo armato presenti in prossimità della recinzione, ferendo uno di loro.
Durante questo periodo, le forze israeliane hanno continuato a imporre restrizioni all’accesso dei palestinesi alle aree prossime alla recinzione perimetrale di Gaza, anche mediante l’apertura del fuoco di avvertimento verso i civili che si avvicinano all’area. In uno di questi incidenti, avvenuto l’11 maggio, è stato ferito un civile che stava raccogliendo pietrisco in prossimità della ex Zona Industriale di Erez, a nord ovest di Beit Hanoun. Inoltre, in due diversi episodi nella settimana, le forze israeliane hanno arrestato quattro palestinesi disarmati ad est del Campo di Al Bureij, mentre, secondo quanto riferito, stavano tentando di entrare in Israele in cerca di lavoro. Le forze israeliane hanno anche svolto un’operazione di livellamento del terreno a 200 metri all’interno della recinzione di Gaza, ad est di Khan Younis.
Inoltre, in almeno tre occasioni nella settimana, le forze navali israeliane hanno inseguito e aperto il fuoco di avvertimento verso barche da pesca che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche dalla riva (NM). Uno di questi episodi si è concluso con il ferimento di due pescatori di 18 e 19 anni, feriti nella collisione di due barche da pesca che cercavano di fuggire dalla la zona.
Due palestinesi giustiziati a seguito di condanne a morte
il 7 maggio, il Ministero dell’Interno di Gaza ha comunicato che due palestinesi sono stati giustiziati a seguito della loro condanna da parte di un tribunale per “tradimento e collaborazione con entità ostili straniere”. Una delle condanne, eseguita dal plotone di esecuzione, ha riguardato un 30enne di Khan Younis e l’altra un 41enne di Gaza, impiccato nella prigione centrale Al Katibah, in Gaza. L’ultima esecuzione nella Striscia di Gaza, a seguito di una condanna a morte, è stata attuata nel mese di ottobre 2013. Secondo il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), dal 2007, il Governo di Gaza ha eseguito 19 sentenze di morte, dieci delle quali sono state attuate dopo condanne per collaborazione con entità straniere e le altre nove per crimini (soprattutto omicidi). Nessuna delle sentenze è stata ratificata dal presidente palestinese, come è invece previsto dalla legge palestinese.
Oltre 5.000 in attesa di attraversare in Egitto
Il 7 maggio, le autorità egiziane hanno nuovamente chiuso il valico di Rafah, dopo tre giorni di apertura limitata. Quest’ultima ha permesso a circa 800 persone, per la maggior parte pellegrini, di uscire da Gaza e ad altre 550 circa, tra cui pellegrini e persone bloccate in Egitto, di rientrare in Gaza. Secondo l’Autorità di Confine e di Valico di Gaza, più di 5.000 persone sono attualmente registrate per attraversare in Egitto, compresi malati, studenti e titolari di visti per Paesi terzi.
Si aggrava la penuria di carburante
La cronica carenza di carburante nella Striscia di Gaza è andata progressivamente aggravandosi nelle ultime settimane. L’Associazione dei proprietari di distributori di carburante ha riferito, in questa settimana, che la maggior parte delle 180 stazioni di rifornimento di Gaza sono state costrette a chiudere dopo l’esaurimento delle scorte di carburante o a funzionare per poche ore al giorno. L’aggravarsi della carenza potrebbe essere attribuito alle chiusure del valico di Kerem Shalom per le festività di Israele (Pasqua ebraica, Giorno della Memoria e Giorno dell’Indipendenza), nonché a problemi di coordinamento tra le autorità palestinesi di Gaza e di Ramallah. Dalla chiusura dei tunnel clandestini, nel luglio 2013, Kerem Shalom è diventato l’unico canale per la fornitura di combustibile a Gaza.
La Centrale elettrica di Gaza (GPP) continua a funzionare a metà della sua capacità di lavoro (due turbine su quattro) producendo 60 megawatt (MW), a causa della mancanza dei fondi necessari per l’acquisto di carburante. Dal dicembre 2013, la Centrale opera usando il carburante donato dal governo del Qatar; si prevede che tale carburante sarà esaurito entro l’inizio di luglio 2014. La Centrale necessita di circa 16 milioni di litri/mese di carburante per funzionare a pieno regime e produrre circa 120MW. Secondo la Società di Distribuzione Elettrica di Gaza (GEDCO), i tagli programmati di energia elettrica ammontano attualmente fino a 12 ore/giorno, costringendo le persone ad affidarsi a metodi pericolosi per illuminare le loro case.