La Corte Penale Internazionale non può far a meno di indagare sulle colonie come un crimine di guerra, un punto di svolta nella politica di potere, dice Sfard

Mar 3, 2021 | Riflessioni

di: Philip Weiss,

Mondoweiss, 26 febbraio 2021.

Michael Sfard è un avvocato israeliano specializzato in diritto internazionale e tutela dei diritti umani. Divenuto obiettore di coscienza durante il servizio militare a Gaza, ha collaborato con vari gruppi israeliani e palestinesi per la difesa dei diritti umani.

Michael Sfard (foto Yossi Gurvitz)

La delibera della Corte Penale Internazionale (CPI) che afferma di avere giurisdizione per indagare sui crimini di guerra israeliani nei Territori Occupati ha introdotto un “nuovo importante attore” nella politica di potere del conflitto e ha causato un brivido al governo israeliano, al punto che ha abbandonato i piani per eliminare i villaggi palestinesi in Cisgiordania, dichiara Michael Sfard, l’avvocato israeliano per i diritti umani.

Sfard ha detto che la Corte non può “schivare” un’indagine o addirittura un’accusa ai funzionari israeliani sulla politica delle colonie illegali in Cisgiordania. E questo significa che Israele non può più ignorare i paesi europei, compresi Germania, Gran Bretagna, Francia, Olanda e le nazioni scandinave, che lo hanno ripetutamente invitato a porre fine agli insediamenti.

L’amministrazione Biden ha deplorato il caso della CPI, che sarebbe stato portato dinanzi alla Corte dalla Palestina che cerca di sottrarsi al cosiddetto processo di pace. Ma gli USA non sono tra i firmatari dello statuto della CPI e i loro poteri sono limitati.

Parlando, questa settimana, con Ori Niri in un webinar di Americans for Peace Now, Sfard ha detto che Fatou Bensouda, la procuratrice della CPI che nel 2019 ha annunciato un’indagine sui crimini di guerra israeliani e palestinesi, e ha poi ottenuto la delibera del 5 febbraio in cui si afferma che la corte ha giurisdizione sui Territori Occupati, può ora iniziare una seria indagine. Ma il suo mandato terminerà a giugno e probabilmente si consulterà con il suo successore, l’avvocato britannico Karim Khan.

E Israele è all’angolo, dice Sfard. Dirà che ha i suoi meccanismi legali atti a indagare sui crimini di guerra connessi ai suoi attacchi a Gaza e su altre atrocità. Ma Sfard dice che Israele non ha questa foglia di fico per quanto riguarda le colonie.

[Khan] può decidere con la sua discrezionalità procedurale di non avviare un’indagine. Può dire che Israele ha buoni meccanismi di applicazione della legge, immagino. Può dire: Penso che Israele possa farlo bene. Tuttavia, questo non si può affatto dire per le colonie. Perché, sulla questione delle colonie, Israele non può dire che sta indagando e processando qualcuno. Per Israele, le colonie non sono illegali e quindi la loro esistenza fa parte di una politica ufficiale.

E su questo non c’è assolutamente modo di eludere un’indagine.

Se la CPI non porta avanti il caso, questo potrebbe rovinare la corte, ha detto Sfard. Sinora la maggior parte delle indagini e dei processi della CPI hanno riguardato imputati africani. E i paesi africani hanno protestato, dicendo che la CPI doveva essere un tribunale mondiale e non qualcosa che assomiglia a un tribunale delle “entità colonialiste imperiali, dove i bianchi educano i neri e le altre genti di colore”.

Se la CPI facesse cadere il caso contro Israele, questo produrrebbe “un effetto domino nei paesi in via di sviluppo che lascerebbero uno dopo l’altro la Corte”, dice Sfard. “Quindi questo è un problema di sopravvivenza per la CPI”.

Mentre, d’altra parte, avviare l’indagine e spiccare mandati d’arresto potrebbe “portare la Corte a uno scontro con i paesi europei,” e gli Europei sono il suo principale sostegno finanziario e politico.

Una volta avviata un’indagine, la trama s’infittisce: il processo è segreto e Israele non dovrebbe sapere ufficialmente se sono stati emessi mandati di arresto. Ma Israele sicuramente lo saprebbe, mediante il Mossad o gli alleati europei. E questi mandati sarebbero per “i più alti comandanti dell’esercito e delle gerarchie politiche,” compresi primi ministri e generali.

Se non possono essere sicuri che non ci sia un mandato d’arresto contro di loro, la vita della diplomazia israeliana diventerebbe molto difficile. Anche gli alleati in Europa sarebbero costretti in un angolo in cui non vogliono stare.

Supponiamo che la Corte emetta un mandato d’arresto valido nei 120 stati membri. Per statuto tutti sarebbero obbligati a cooperare con la corte e ad arrestare ed estradare quell’individuo a L’Aia. Immaginate in che guaio si troverebbero i paesi europei!

È improbabile che Israele sia capace di fermare l’indagine mediante la sua considerevole “forza” politica, ha detto Sfard, “perché così facendo spingerebbe un’istituzione contro un muro, il muro del mondo in via di sviluppo”.

Da qui la sua conclusione che questo è un importante sviluppo nella politica di potere tra Israele e Palestina.

“Credo che la decisione della Divisione Preliminare della CPI abbia introdotto un nuovo importante attore nel conflitto israelo-palestinese. E questo è la CPI, il procuratore e i giudici. E quell’attore è destinato a restare almeno per un po’, ed è un attore che non si comporta nello stesso modo degli attori politici, dei paesi del mondo… e quindi Israele ha molta meno capacità di manovrarlo e di mettergli pressione”.

Il caso della CPI “creerà un enorme effetto di contenimento su Israele” col passare del tempo. Lo stiamo già vedendo. Consideriamo il caso di Al Khan al Ahmar, un villaggio in Cisgiordania che Israele aveva messo in lista per la demolizione e il “trasferimento” forzato dei suoi 200 residenti. “Netanyahu si è impegnato a eliminarlo”, ha detto Sfard, e la destra israeliana ha “una fissazione” per questi trasferimenti, eppure Netanyahu non ha dato seguito alla cosa nemmeno durante una stagione elettorale, perché la procuratrice della CPI ha rilasciato una dichiarazione in cui dice: “ricordo alle parti che il trasferimento forzato è un crimine di guerra. Questo è tutto quel che ha detto, e boom, il trasferimento degli abitanti di Khan al-Ahamar è evaporato e loro sono ancora lì oggi”.

Alla faccia dell’argomento dei lobbisti di Israele secondo i quali il solo modo per cambiare Israele è abbracciarlo e dargli più soldi.

Sfard ha detto che nelle settimane e nei mesi entranti, Israele tratterà i Palestinesi della Cisgiordania e anche di Gaza in un modo che sarà probabilmente “molto cauto”. Anche nei casi in cui il tribunale israeliano ha considerato “kosher” [NdT, consentite] le evacuazioni, com’è avvenuto a Susiya in Cisgiordania.

E anche se ogni pochi anni Israele compie un “attacco bestiale su Gaza… adesso i generali israeliani ci penseranno due volte”.

Riguardo alla politica di potere:

Non solo [Israele] teme di essere processato a L’Aia, ma necessita dell’assistenza e della cooperazione dei paesi europei per fare pressione sulla corte. Le potenze europee hanno ripetutamente condannato l’espansione delle colonie, la distruzione dei villaggi. E Israele le ha totalmente ignorate. Ora improvvisamente Israele ha bisogno di loro.

Israele ha bisogno dei Tedeschi, degli Olandesi, dei Britannici, dei Francesi e dei Paesi Scandinavi –che ha sempre ignorato a proposito delle colonie– per fare pressione sulla CPI. E la risposta è:

Se volete che vi aiutiamo, almeno per il momento non commettete crimini di guerra! E noi queste cose [le colonie] le consideriamo crimini di guerra.

Quindi Sfard dice che la decisione della CPI è un potenziale elemento di rottura.

Credo che i Palestinesi non abbiamo mai avuto un simile asso nella loro manica, una cosa che potrebbe davvero frenare Israele. Metterà in secondo piano anche l’idea dell’annessione… Ovviamente, l’annessione continua, de facto. Ma quell’annessione in un colpo solo che Netanyahu voleva qualche mese fa… ora sembra al di là dell’orizzonte.

“Queste cose sono molto, molto nuove in questo conflitto”, conclude, e questo nuovo fattore sarà con noi negli anni a venire, in quell'”equilibrio di intimidazione… tra la corte e i suoi sostenitori, e Israele e i suoi sostenitori”.

Penso che la decisione della corte e la possibilità incombente che vengano avviate delle indagini, e che i funzionari israeliani debbano restarsene in Israele –ebbene, tutto questo è potenzialmente un punto di svolta. La Corte non libererà la Palestina dall’occupazione. Ma potrebbe essere un enorme catalizzatore per i processi politici.

Sfard ha detto che ai governanti di Israele darebbe questi consigli: iniziate ad affrontare seriamente le indagini sui crimini di guerra, smettete di fornire immunità de facto a chi è accusato di violazione dei diritti umani. Israele infatti non ha meccanismi seri per far rispettare la legge quando si tratta di violazioni dei diritti dei Palestinesi.  

“Israele ha un fantoccio, uno spot pubblicitario, un guscio protettivo di agenzie varie, così da poter dire al mondo: Ci occupiamo noi stessi di queste cose”.

Israele dovrebbe anche smettere di espandere le colonie e lavorare seriamente per porre fine all’occupazione. La CPI fermerebbe la sua mano se Israele iniziasse un “processo di riconciliazione” sulle violazioni dei diritti umani. Ma Israele non ha al suo interno la forza politica per fare questo.

Abbiamo un elettorato molto di destra e penso che ci vorrà tempo prima che questo elettorato cambi parere. E credo che vedremo scontri anche più grandi con la CPI e la comunità internazionale prima che Israele faccia la cosa giusta.

Per quanto riguarda le ultime accuse di apartheid contro Israele, “Quando si tratta della Cisgiordania, la questione è all’ordine del giorno della CPI,” ha detto Sfard.

Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina

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