Trappole esplosive, attacchi con cercapersone e diritto di guerra

di Amanda Taub,

The New York Times, 29 settembre 2024. 

Dopo che Israele ha fatto esplodere cercapersone e walkie-talkie in Libano, è iniziato un acceso dibattito per stabilire se gli attacchi abbiano violato il diritto internazionale. Un trattato delle Nazioni Unite del 1996 offre una risposta.

Persone in lutto al funerale di Fatima Abdullah, 9 anni, uccisa da un cercapersone che le è esploso tra le mani il 17 settembre. Diego Ibarra Sanchez for The New York Times

La scorsa settimana, Israele ha messo in scena due ondate di attacchi tramite dispositivi elettronici wireless in Libano. Il 17 settembre, centinaia di cercapersone distribuiti agli operativi di Hezbollah hanno emesso una serie di bip, poi sono esplosi, uccidendo almeno una dozzina di persone e ferendone altre 2.700 circa. Il giorno successivo, anche i walkie-talkie sono esplosi in tutto il Libano, uccidendo altre 20 persone e ferendone altre centinaia. Molti dei feriti non facevano parte di Hezbollah. Quattro fra le vittime erano bambini.

Isaac Herzog, presidente di Israele, ha negato pubblicamente che il suo paese sia dietro gli attacchi. Tuttavia, funzionari della difesa hanno confermato ai colleghi del Times Sheera Frenkel, Ronen Bergman e Hwaida Saad che Israele è responsabile.

Dopo le esplosioni, si è scatenato un acceso dibattito per stabilire se gli attacchi abbiano violato il diritto internazionale. Gran parte della discussione si è incentrata sulle decisioni relative agli obiettivi: se Israele si sia sufficientemente curato di attaccare solo i membri di Hezbollah impegnati in operazioni di combattimento (l’unico gruppo all’interno di Hezbollah che poteva essere legalmente preso di mira in patria) e se Israele abbia rispettato la legge sulla proporzionalità, soppesando il probabile danno civile di ogni detonazione rispetto al supposto vantaggio militare. (Marko Milanovic, un professore di diritto che è anche consulente della Corte Penale Internazionale, ha scritto un’utile spiegazione su alcune di queste questioni).

Personalmente mi concentrerò su una questione legale diversa: un trattato delle Nazioni Unite del 1996 che vieta esplicitamente gli ordigni esplosivi fabbricati per sembrare oggetti portatili “apparentemente innocui”. Israele lo ha firmato 24 anni fa.

Mine, trappole esplosive e altri dispositivi

Il trattato in questione è il Protocollo sulla Proibizione o la Limitazione dell’Uso di Mine, Trappole Esplosive e Altri Dispositivi, solitamente indicato come “Protocollo II”, perché è un’aggiunta alla Convenzione delle Nazioni Unite del 1980 su alcune armi convenzionali.

Il linguaggio del trattato è molto chiaro. L’articolo 7, comma 2, afferma, nella sua interezza:

“È vietato l’uso di trappole esplosive o di altri dispositivi sotto forma di oggetti portatili apparentemente innocui che sono specificamente progettati e costruiti per contenere materiale esplosivo”.

Tali ordigni sono stati vietati perché rappresentano un pericolo particolarmente grave per la popolazione civile, scrisse il Segretario di Stato americano Warren Christopher in una nota al Presidente Clinton nel 1996, raccomandando agli Stati Uniti di aderire al trattato.

Anche il Manuale di Diritto Bellico dell’esercito americano afferma, nella sua sezione sul Protocollo II, che gli ordigni esplosivi occulti potrebbero essere eccessivamente pericolosi se messi in circolazione in massa, in oggetti particolarmente attraenti per i civili. Il manuale elenca “orologi, lettori audio personali, macchine fotografiche, giocattoli e simili” come esempi di oggetti che violerebbero la regola.

Una trappola esplosiva può mai essere consentita?

Il Protocollo II consente talvolta di modificare oggetti esistenti per trasformarli in trappole esplosive. “L’esempio classico è la trappola esplosiva di una porta o di un cassetto”, ha detto William Boothby, ex vicedirettore dei servizi legali dell’aeronautica britannica, che ha scritto molto sulla legge sul controllo delle armi. L’uso di questo tipo di trappola esplosiva per rallentare l’avanzata del nemico sarebbe consentito, perché tali dispositivi improvvisati sul campo di battaglia rappresentano un pericolo relativamente basso per i civili, secondo il Manuale di Diritto Bellico.

Tuttavia, alcune categorie di oggetti sono sempre off-limits, come i giocattoli per bambini, i feriti, i cadaveri e gli oggetti della Croce Rossa o altri emblemi umanitari. Inoltre, ci sono ulteriori limiti sui luoghi in cui è possibile effettuare questo tipo di trappole esplosive: ad esempio, gli esplosivi devono trovarsi nelle immediate vicinanze di un obiettivo militare.

Negli attacchi della scorsa settimana, Israele ha fabbricato migliaia di cercapersone che contenevano piccole quantità di un esplosivo chiamato PETN nascosto nelle loro batterie. Li ha poi distribuiti a Hezbollah attraverso una società di copertura, secondo quanto riportato dal Times. Gli Hezbollah hanno acquistato i cercapersone per evitare di usare i telefoni cellulari, che ritenevano vulnerabili allo spionaggio.

Secondo quanto riferito, i dispositivi erano settati per emettere una serie di segnali acustici prima di esplodere. Come riferito dalla zia al Times, Fatima Abdullah, di nove anni, si trovava nella sua cucina in Libano quando un cercapersone sul tavolo ha iniziato a suonare, ha quindi preso il cercapersone per portarlo al padre, ma le è esploso tra le mani, uccidendola.

“Se Israele fosse effettivamente responsabile di questi cercapersone esplosivi e li avesse fabbricati, violerebbe la proibizione contenuta nell’accordo”, ha dichiarato Brian Finucane, ex consulente legale del Dipartimento di Stato americano e ora consulente senior dell’International Crisis Group.

Mentre molte leggi di guerra si basano su complesse questioni di conoscenza e intenzione, il divieto del Protocollo II di fabbricare ordigni esplosivi portatili non lo fa: la regola è che tali ordigni sono proibiti.

Alcuni fatti rimangono incerti e, man mano che si farà chiarezza, potrebbero influire sul fatto che i cercapersone rientrano nelle definizioni del trattato di “trappole esplosive” o “altri dispositivi”.

Boothby e Finucane hanno entrambi affermato che, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, i dispositivi sembrano essere trappole esplosive, che il trattato definisce come “qualsiasi dispositivo o materiale progettato, costruito o adattato per uccidere o ferire, e che funziona inaspettatamente quando una persona si avvicina a un oggetto apparentemente innocuo o compie un atto apparentemente sicuro”.

Gli “altri ordigni”, anch’essi vietati dal trattato, sono “munizioni e ordigni azionati manualmente, compresi gli ordigni esplosivi improvvisati, progettati per uccidere, ferire o danneggiare e che vengono attivati manualmente, con un controllo a distanza o automaticamente dopo un certo lasso di tempo”. Se emergono fatti nuovi che suggeriscono che gli ordigni sono stati innescati in automatico, secondo Boothby rientrerebbero in questa categoria.

Boothby ha anche suggerito che Israele potrebbe in teoria tentare di difendere gli attacchi con i cercapersone sostenendo che i cercapersone non rientrano nella definizione di “altri dispositivi”. Questa strategia legale potrebbe basarsi sull’argomentazione che i membri stessi di Hezbollah, e non il personale israeliano, hanno “distribuito manualmente” i dispositivi dopo aver ricevuto la spedizione.

Tuttavia, questa interpretazione porterebbe alla bizzarra conclusione che un dispositivo illegale diventerebbe legale se fosse spostato da chiunque non sia lo stato che lo utilizza, compresi i civili che il trattato intende proteggere.

Secondo le regole del diritto internazionale, i trattati non dovrebbero essere letti in modo da vanificare l’“oggetto e lo scopo” dell’accordo, cosa che potrebbe compromettere tale difesa.

Laurie Blank, docente di diritto internazionale presso la Emory University Law School, ha dichiarato via e-mail che, a suo avviso, i cercapersone potrebbero non rientrare nella proibizione del trattato perché sono cercapersone funzionanti e non solo fabbricati per “assomigliarvi”.

Ma questa interpretazione potrebbe anche potenzialmente vanificare l’oggetto e lo scopo del trattato, perché creerebbe una significativa scappatoia per gli oggetti portatili più attraenti per i civili inconsapevoli, purché svolgano almeno temporaneamente la funzione prevista.

Trappole esplosive e attacchi aerei

Per alcuni, il divieto di fabbricare trappole esplosive può sembrare controintuitivo quando si tratta di minimizzare i danni ai civili. I difensori di Israele hanno sostenuto che le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie erano un mezzo relativamente mirato per attaccare Hezbollah, un gruppo militante designato come organizzazione terroristica da Stati Uniti e Gran Bretagna.

E certamente le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie hanno causato meno danni del bombardamento aereo di Israele sul Libano meridionale, iniziato pochi giorni dopo. Gli attacchi aerei, che sembrano aver utilizzato armi convenzionali non vietate dal Protocollo II o da altri trattati sulle armi, hanno ucciso 558 persone solo lunedì, secondo il Ministero della Sanità libanese. Le cifre non distinguono tra civili e combattenti, anche se il ministro della Sanità libanese ha dichiarato che tra le vittime ci sono decine di donne e bambini.

Un portavoce militare israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha dichiarato ai giornalisti che Israele stava colpendo gli obiettivi di Hezbollah in Libano con “alta intensità” perché voleva “una campagna il più breve possibile”.

Ma il Protocollo II riflette il giudizio di Israele e degli altri 106 firmatari sul fatto che alcuni tipi di armi sono dannosi in modi che vanno oltre il solo numero di vittime. La firma di tali trattati è volontaria, ma una volta che un Paese vi aderisce, è legalmente vincolato dalle disposizioni del trattato.

La violazione del Protocollo II potrebbe non avere conseguenze immediate per Israele, ma gli attacchi arrivano in un momento in cui gli alleati di Israele stanno affrontando una crescente pressione per limitare o fermare i trasferimenti di armi. Le prove che suggeriscono che Israele ha violato un importante trattato sulle armi potrebbero aggiungere ulteriore peso a questa campagna.

Amanda Taub scrive l’Interpreter, una rubrica esplicativa e una newsletter sugli eventi mondiali. Vive a Londra.

https://www.nytimes.com/2024/09/27/world/europe/israel-hezbollah-lebanon-pager-attack.html

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

Lascia un commento