di Peter Beaumont,
The Guardian, 12 settembre 2024.
L’esercito israeliano avvia un’inchiesta sulle affermazioni secondo cui gli articoli potrebbero essere stati diffusi nell’ambito di una campagna di disinformazione.
Le Forze di Difesa Israeliane hanno avviato un’indagine sulle affermazioni dei media israeliani secondo cui il Jewish Chronicle, con sede a Londra, avrebbe pubblicato notizie basate su “informazioni fabbricate” relative ad Hamas; si indaga anche sulla possibilità che tali notizie siano state diffuse come parte di una campagna di disinformazione.
Tra le affermazioni più controverse pubblicate dal Jewish Chronicle, il più antico giornale ebraico del mondo, c’è stato il suggerimento, la settimana scorsa, che il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, potrebbe prepararsi a fuggire in Iran con ostaggi israeliani, un suggerimento che è stato fatto anche dal Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu.
L’articolo del Jewish Chronicle è uno dei numerosi resoconti sensazionali che sono stati scritti negli ultimi mesi da un autore che si firma Elon Perry, il cui curriculum -dove afferma di aver lavorato come giornalista, come accademico e di aver servito come soldato d’élite sotto copertura- è stato messo in discussione.
I controlli del Guardian non hanno trovato alcuna prova di notizie significative pubblicate da Perry come reporter in inglese o in ebraico, ad eccezione della recente serie di articoli del Jewish Chronicle, che ora si presume siano stati fabbricati.
Gli articoli di Perry per il giornale negli ultimi mesi hanno incluso quella che si sosteneva essere una rappresentazione dettagliata dell’uccisione a Teheran del capo del politburo di Hamas, Ismail Haniyeh, articoli la cui veridicità è stata ora messa in dubbio.
Commentando le affermazioni di giovedì, il Jewish Chronicle, che ha ancora le notizie sul suo sito web, ha detto in una dichiarazione: “Il Jewish Chronicle è a conoscenza delle accuse riguardanti un giornalista freelance, accuse che prendiamo molto sul serio. Il Jewish Chronicle è il più antico giornale ebraico del mondo e ha sempre mantenuto i più alti standard di informazione e integrità. È in corso un’indagine e ci saranno aggiornamenti a tempo debito”.
La cosa più controversa è stato l’articolo che citava “fonti di intelligence” israeliane e che sosteneva che Sinwar, il leader fuggitivo di Hamas, intendeva far uscire di nascosto da Gaza verso l’Iran gli ostaggi sopravvissuti e accompagnarli, una storia inizialmente ripresa da diversi organi di stampa israeliani.
Interrogato su tale affermazione, il portavoce dell’IDF Daniel Hagari ha detto di non essere a conoscenza di alcuna informazione secondo cui Sinwar avrebbe pianificato di fuggire con gli ostaggi.
Il rapporto del Jewish Chronicle ha suggerito che l’affermazione di Netanyahu si basava sull’interrogatorio di un alto funzionario di Hamas catturato e su documenti trovati in occasione del ritrovamento dei corpi di sei ostaggi israeliani uccisi da Hamas a Gaza, affermazioni smentite dai funzionari israeliani.
Nel giro di pochi giorni, diverse pubblicazioni, tra cui gli outlet israeliani Haaretz e Yedioth Ahronoth, e il sito web israelo-palestinese +972, hanno citato le proprie fonti di sicurezza, suggerendo che le affermazioni – e le precedenti storie di Perry – sembravano essere inventate.
Giornalisti e commentatori israeliani hanno anche sottolineato il fatto che la storia del Jewish Chronicle sembrava dar corpo alle affermazioni fatte da Netanyahu solo un giorno prima per giustificare la permanenza delle truppe israeliane nel corridoio Philadelphi al confine con l’Egitto. Netanyahu aveva dichiarato in una conferenza stampa che un ritiro militare significava che Israele non sarebbe stato in grado di fermare l’uscita nascosta di ostaggi da Gaza ad opera di Hamas. “Scompaiono nel Sinai e poi finiscono in Iran o nello Yemen. E poi sono spariti per sempre”, ha detto.
Questo a sua volta ha portato alcuni in Israele a suggerire che la notizia – e altre – potrebbero essere state inventate per influenzare il dibattito interno in Israele sui negoziati per gli ostaggi.
A mettere in discussione il resoconto del Jewish Chronicle è stato Ronen Bergman, il più noto reporter israeliano che si occupa di intelligence e sicurezza. Ha fatto parte del team del New York Times che ha vinto il premio Pulitzer per la sua copertura dell’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre dello scorso anno.
Scrivendo su Yedioth Ahronoth, Bergman ha detto che le sue fonti hanno descritto le affermazioni del Jewish Chronicle su Sinwar e gli ostaggi come una “sfrenata montatura”.
Bergman ha anche citato un alto funzionario dell’IDF del dipartimento ostaggi e persone scomparse, che ha descritto una campagna “maligna, viziosa e diabolica” per “diffondere ai media internazionali documenti che sono stati fabbricati o che sono stati gravemente distorti”.
Il funzionario ha anche detto che: “Non ci vuole molta immaginazione per capire che effetto fa una notizia del genere al cuore di ogni padre, madre e moglie di un ostaggio. Si tratta di un vero e proprio abuso, fatto probabilmente per convalidare calcoli politici ristretti ed egoistici”.
Sebbene non sia chiaro chi abbia fornito le informazioni al Jewish Chronicle, la polemica sulle notizie ha anche focalizzato l’attenzione su Elon Perry.
Nella sua biografia online per il Jewish Chronicle, viene descritto come “un ex soldato dell’elitaria Brigata Golani delle Forze di Difesa Israeliane, in cui ha servito per 28 anni”.
Viene anche descritto come “un giornalista che ha coperto guerre e attacchi terroristici per 25 anni” e che dal 2010 “tiene conferenze nel Regno Unito e negli Stati Uniti sui 100 anni di terrore in Medio Oriente”.
Il Guardian ha inviato un’e-mail a Perry per un commento.
Tuttavia, quando questa settimana è stato affrontato in una telefonata registrata da un giornalista del programma di attualità HaTzinor, Perry è sembrato ammettere, in uno scambio arrabbiato, che, contrariamente alle sue affermazioni, non ha mai lavorato come professore di scienze politiche presso l’Università di Tel Aviv, che non aveva alcuna documentazione su di lui.
HaTzinor ha anche detto di aver smontato la sua affermazione di aver partecipato alla missione di salvataggio di ostaggi israeliani a Entebbe nel 1976 e ha messo in dubbio la sua affermazione di aver servito in un’unità d’élite sotto copertura quando avrebbe avuto 58 anni.
Il rapporto del Jewish Chronicle è stato amplificato sui social media dal figlio di Netanyahu, Yair, mentre alcuni giorni dopo la sua prima pubblicazione, la moglie di Netanyahu ha ripetuto l’affermazione che gli ostaggi potrebbero essere portati in Iran, durante un incontro con i parenti degli ostaggi.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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