Un ponte troppo lontano per i palestinesi umiliati

di Daoud Kuttab,

Arab News, 8 settembre 2024. 

Soldati israeliani al passaggio del ponte di Allenby tra la Cisgiordania e la Giordania, in seguito ad un incidente con sparatoria. (Reuters)

Negli ultimi mesi c’è stato un aumento sistematico della violenza anti-palestinese da parte dei coloni ebrei radicali nella Cisgiordania occupata. Questi pogrom contro civili palestinesi innocenti hanno avuto luogo spesso con, e talvolta senza, la protezione dell’esercito israeliano contro gli aggressori, che sono stati raramente ritenuti responsabili. Lungi dal condannare questa violenza, i leader civili e religiosi israeliani hanno talvolta elogiato pubblicamente gli aggressori e incitato a una maggiore violenza.

La guerra a Gaza e l’escalation di attacchi in Cisgiordania sono stati al centro dell’attenzione di molti in Giordania. C’è stata preoccupazione per la diffusione della violenza in quel paese e per il pericolo di una qualche azione per espellere i Palestinesi dalla Cisgiordania. La Giordania è stata il bersaglio di molte minacce provenienti dagli israeliani, tra cui la minaccia, diffusa pubblicamente, che Israele stesse prendendo in considerazione la possibilità di deportare i palestinesi in possesso della cittadinanza giordana. Il Ministro degli Esteri Ayman Safadi si è spinto fino a dire che qualsiasi tentativo di espulsione di Palestinesi dalla Cisgiordania sarebbe stato visto come un atto di guerra ad Amman.

L’ultimo incidente al ponte di Allenby ha avuto luogo nonostante gli sforzi del governo giordano per controllare tutti i viaggiatori, compresi gli autisti di camion. Il fatto che l’attacco sia avvenuto dopo che il camion aveva superato l’area di sicurezza del confine israeliano significa che Israele non può ritenere responsabili le forze di sicurezza giordane, mentre i suoi stessi funzionari di sicurezza non sono stati in grado di rilevare che l’aggressore aveva nascosto una piccola pistola nel suo camion.

In realtà, guardando all’esperienza di decenni di viaggi di passeggeri e merci tra i due paesi, è sorprendente che il confine sia stato così sicuro. Infatti, l’ultima volta che si è verificata una violenza sul Ponte Re Hussein è stato nel marzo 2014, quando una guardia israeliana ha ucciso un giudice giordano su un autobus. Il giudice Raed Zueiter fu ucciso allora da un agente di sicurezza israeliano perché si era lamentato delle molestie israeliane ai viaggiatori. Quell’incidente non è mai stato indagato, né qualcuno è stato ritenuto responsabile. Israele sostiene che le telecamere al punto di passaggio dove avvenne la sparatoria non funzionavano in quel momento, una spiegazione che la Giordania ha respinto.

Il passaggio di confine tra la Giordania e la Cisgiordania non può continuare ad esistere come negli ultimi 57 anni. Israele, in quanto potenza occupante, non può continuare a controllare militarmente il passaggio tra due aree popolate da arabi. Gli israeliani non possono aspettarsi di vivere in sicurezza mentre milioni di persone subiscono l’umiliazione di un’occupazione militare straniera e sono costrette a viaggiare attraverso un unico punto di passaggio controllato dagli occupanti. Per 57 anni i Palestinesi non hanno potuto utilizzare le loro auto, e nemmeno viaggiare, ad esempio, da Nablus ad Amman senza dover utilizzare tre diversi mezzi di trasporto. L’umiliazione e il costo elevato dell’attraversamento del ponte non possono continuare senza una soluzione. È assurdo che le merci e le persone siano costrette a utilizzare lo stesso unico punto di passaggio, mentre esistono altre possibilità, come il Ponte di Adamo, ora chiuso. È anche incredibile che Israele continui a impedire ai Palestinesi di costruire il proprio aeroporto e il proprio porto marittimo.

Ogni esperto di sicurezza sa che la sicurezza al 100 percento è quasi impossibile da garantire. È questo contesto che dovrebbe essere al centro della discussione. C’è un limite a ciò che si può fare per prevenire gli attacchi armati, ed è inutile provarci senza considerare altri elementi – tra cui, soprattutto, ciò che potrebbe motivare un individuo a commettere un simile atto anche se sa che finirà con la sua stessa morte.

Le uccisioni al Ponte Re Hussein non dovrebbero portare alla punizione collettiva del popolo palestinese. Si dovrebbe invece ripensare alla situazione inaccettabile in cui gli israeliani occupanti sono stati in grado per decenni di farla franca a limitare la circolazione dei palestinesi senza alcuno sforzo serio per riformare questo umiliante punto di passaggio, che ogni palestinese teme di utilizzare.

Daoud Kuttab è un ex professore dell’Università di Princeton e fondatore ed ex direttore dell’Istituto dei Media Moderni dell’Università Al-Quds di Ramallah. 

https://arab.news/678fs

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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