di Tim Lister,
CNN World, 19 maggio 2024.
Le divisioni e i disaccordi all’interno del gabinetto israeliano sulla condotta e sulle priorità della guerra contro Hamas hanno cominciato a sobbollire sin dall’inizio della crisi.
Ora si sono in piena ebollizione, rivelando un nuovo livello di pubblico attrito – e un ultimatum da parte di uno dei tre membri del gabinetto di guerra – mentre il conflitto, che dura da sette mesi, entra potenzialmente in una nuova fase.
Sabato 18, Benny Gantz, leader del Partito di Unità Nazionale, che si è unito al gabinetto di guerra dopo l’attacco di Hamas in ottobre, ha chiesto entro l’8 giugno l’adozione di un piano in sei punti. Tale piano dovrebbe garantire la restituzione degli ostaggi israeliani, la smobilitazione di Hamas e la smilitarizzazione della Striscia di Gaza.
Porterebbe anche alla creazione di un governo alternativo per Gaza, “un’amministrazione americano-europea-arabo-palestinese” che “getterebbe le basi per una futura alternativa che non sia Hamas o [Mahmoud] Abbas”, il presidente dell’Autorità Palestinese.
Il piano di Gantz garantirebbe anche il ritorno dei residenti israeliani sfollati a causa degli attacchi di Hezbollah, la milizia sostenuta dall’Iran in Libano, e misure per garantire che gli ebrei ultraortodossi possano essere arruolati nell’esercito come qualsiasi altro cittadino. Questa è stata sinora una linea rossa per la destra religiosa nel gabinetto israeliano.
In un’aperta frecciata al Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Gantz, che è ampiamente visto come uno dei principali contendenti alla carica di prossimo leader israeliano, ha aggiunto che “considerazioni personali e politiche hanno iniziato a minacciare il sacro recinto della sicurezza di Israele”.
“Se scegliete di condurre la nazione nell’abisso, ci ritireremo dal governo, ci rivolgeremo al popolo e formeremo un governo che possa portare a una vera vittoria”.
“L’unità non può essere una foglia di fico per l’attuale stallo nella gestione della campagna”, ha aggiunto Gantz.
Nel giro di poche ore le accuse si sono diffuse, mettendo a nudo le spaccature della politica israeliana e le animosità personali che pervadono il governo.
L’ufficio del primo ministro ha risposto. “Le condizioni poste da Benny Gantz sono parole vacue ed è chiaro cosa vorrebbero dire: la fine della guerra e una sconfitta per Israele, l’abbandono della maggior parte degli ostaggi, lasciando Hamas intatto e permettendo la creazione di uno stato palestinese”, ha dichiarato in un comunicato.
Un membro di estrema destra del gabinetto, il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, ha detto che Gantz è “un piccolo leader e un grande imbroglione, che dal primo momento in cui è entrato nel governo ha cercato soprattutto di smantellarlo”.
E ha aggiunto: “Chi ha offerto agli ultraortodossi accordi su una legge per la coscrizione militare in cambio dello scioglimento del governo e ora canta slogan sulla responsabilità, è un ipocrita e un bugiardo”.
Parlando da un punto di vista molto diverso, il leader dell’opposizione Yair Lapid ha detto che Gantz dovrebbe agire subito.
“Basta con le conferenze stampa, basta con i vuoti ultimatum, andatevene! Se non foste al governo, saremmo già nell’era del dopo Netanyahu e dopo Ben Gvir”, ha detto.
La bordata di Gantz non è stata isolata. La settimana scorsa, il terzo membro del gabinetto di guerra, il ministro della Difesa Yoav Gallant, ha parlato di decisioni che, secondo lui, avrebbero dovuto essere prese all’inizio della guerra. Ha anche affermato: “Non accetterò l’istituzione di un governo militare israeliano a Gaza. Israele non deve stabilire un potere civile a Gaza”.
L’illusione dell’unità va in frantumi
È in questo contesto di guerra intestina che le truppe israeliane continuano a combattere a Gaza, senza sapere come finirà la loro missione e senza un piano per il giorno successivo al silenzio delle armi.
Lo stesso Gantz ha fatto riferimento a questo, sabato scorso, dicendo che “mentre i soldati israeliani mostrano un coraggio supremo sul fronte – alcune delle persone che li hanno mandati in battaglia si comportano con codardia e irresponsabilità”.
I commentatori israeliani hanno affermato domenica che l’illusione di unità all’interno del gabinetto, che era stata vagheggiata nella fase iniziale del conflitto, è andata in frantumi.
Il Jerusalem Post ha scritto domenica che i commenti del leader di Unità Nazionale sono significativi in quanto per la prima volta “Gantz ha accusato pubblicamente il primo ministro di dare priorità alla sua sopravvivenza politica rispetto agli interessi della nazione. Per la prima volta, ha fissato una scadenza chiara per rimanere nel governo”.
Intervenendo su Haaretz, Anshel Pfeffer ha affermato che chiunque abbia scritto il discorso di Gantz “non ha fatto altro che riciclare le decine di fughe di notizie sulle divisioni all’interno del gabinetto di guerra negli ultimi mesi”.
Pfeffer, autore della biografia non autorizzata “Bibi: The Turbulent Life and Times of Benjamin Netanyahu“, afferma che il punto cruciale, alla fine di una settimana di agitazione politica, è che “dei tre membri del gabinetto di guerra… due hanno accusato pubblicamente il terzo membro, Netanyahu, di non avere una strategia per una guerra che è in corso da sette mesi e mezzo”.
Nonostante tutto ciò, Pfeffer e altri analisti sostengono che lo status quo potrebbe persistere, perché per Netanyahu la presenza di Gantz e Gallant nel gabinetto di guerra a tre membri fornisce protezione dai membri di destra del gabinetto più ampio.
Alcuni di questi ministri di destra vogliono che Israele ricostruisca gli insediamenti a Gaza e un approccio molto più aggressivo nel nord di Israele. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che vuole che l’esercito israeliano assuma il controllo di Gaza dopo la liquidazione di Hamas, domenica ha anche detto che le forze israeliane devono entrare e stabilire una zona di sicurezza nel sud del Libano se gli attacchi missilistici di Hezbollah dovessero continuare.
Sabato sera, Gantz ha detto a Netanyahu: “Adesso ti guardo negli occhi e ti dico che la scelta è nelle tue mani”.
Ha detto che il momento della verità è arrivato.
È così? Nelle prossime tre settimane, un compromesso potrebbe mantenere intatto il gabinetto di guerra. Inoltre, Gantz non fa parte della coalizione di governo più ampia, il che significa che il suo potenziale ritiro dal gabinetto di guerra non provocherebbe automaticamente il crollo del governo di Netanyahu.
Tuttavia, lascerebbe il primo ministro più esposto alle richieste dei membri di estrema destra del suo gabinetto.
Tutto questo avviene in un momento di proteste quotidiane in Israele, da quelle che chiedono elezioni immediate a quelle che chiedono che il rilascio degli ostaggi sia la priorità assoluta, fino a quelle che chiedono di porre fine all’ingresso di ulteriori aiuti umanitari a Gaza. E avviene in un momento in cui l’esercito israeliano sta combattendo nel nord, nel centro e nel sud di Gaza e si sta preparando per quella che potrebbe essere la fase più dura della campagna portata avanti fino ad oggi.
https://edition.cnn.com/2024/05/19/middleeast/netanyahu-israel-political-tensions-intl/index.html
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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