Sull’ipocrisia pro-Palestina

Mag 15, 2024 | Notizie

di NK,

The Public Source, 12 ottobre 2023. 

“Militanti in allenamento” poster serigrafico, prodotto circa 1970. (Fonte: The Palestine Poster Project Archives)

Nota dell’editore di assopacepalestina.org: Si prega di prender visione dell’avvertenza in calce all’articolo.

Nota dell’editore di Public Source: Il 7 ottobre 2023, lo Stato coloniale israeliano ha lanciato una guerra genocida contro la Striscia di Gaza – una piccola enclave descritta come la più grande prigione a cielo aperto del mondo – la cui popolazione vive da 16 anni sotto il brutale e soffocante assedio israeliano. In solidarietà con la lotta del popolo palestinese per la liberazione e l’autodeterminazione, The Public Source apre le sue pagine a interventi inediti di palestinesi della Palestina storica e della shatat (diaspora).

Per cominciare, questo potrebbe non sembrare un tipico articolo quanto piuttosto uno sproloquio politico rivolto a un gruppo specifico di “attivisti”, che si impongono nel nostro quotidiano sostenendo di essere “pro-Palestina”. Nonostante il titolo scintillante, rivendicare una simile etichetta può essere impegnativo, soprattutto per gli attivisti occidentali, e questo non è affatto un complimento.

Prima di approfondire l’argomento, vorrei iniziare con una breve dichiarazione sulla lotta dei palestinesi per la libertà. Per noi “Israele” è un’entità coloniale che è stata imposta con la forza sulla nostra terra per sostenere l’egemonia occidentale sul mondo arabo. Il sionismo è stato lo strumento utilizzato per radunare milioni di coloni da tutto il mondo per invadere la nostra terra, massacrare il nostro popolo, rubare le nostre case e stabilire una base militare avanzata per garantire gli interessi occidentali in materia di petrolio, gas e rotte commerciali.

Pertanto, la nostra lotta per la libertà non è una disputa di confine, né una battaglia religiosa, ma una lotta di liberazione da un’entità coloniale al servizio di un più ampio schema egemonico controllato dagli Stati Uniti e dai suoi burattini europei.

QUESTA è la nostra causa.

L’attivismo a sostegno della Palestina in Occidente ha attraversato molte fasi, ma con l’avvio del “processo di pace” è sorto un nuovo tipo di attivismo occidentale a favore della Palestina la cui configurazione è utile allo scopo politico della guerra genocida in corso. A livello politico, la maggior parte delle istituzioni e degli attivisti che si dichiarano favorevoli alla Palestina hanno sostenuto la “soluzione dei due Stati” e in seguito hanno sviluppato il discorso “anti-apartheid” come massima estensione del sostegno politico ai palestinesi. Nel corso degli anni, e in tutte le forme di “solidarietà” e “attivismo”, la maggior parte di questi gruppi e individui si è astenuta dall’affrontare la realtà della situazione. Potrebbe trattarsi di ignoranza o di una distrazione intenzionale.

Il problema sorge quando questo discorso viene posto come requisito sostanziale per la solidarietà con i palestinesi, divenendo un modo di pensare che gli stessi palestinesi dovrebbero seguire per assicurarsi “accettazione” e “sostegno” da parte dei cosiddetti movimenti e individui solidali. Ci si può chiedere perché nessuno di questi gruppi abbia mai sostenuto la nostra resistenza armata. Ci si può chiedere perché si sentano in diritto di giustificare la loro posizione sugli eventi di oggi iniziando con una dichiarazione di “condanna di OGNI violenza”, per poi passare a piangere sui nostri cadaveri e a chiedere l’applicazione del “diritto internazionale”. La stessa “legge” che ha rafforzato il nostro genocidio e ha accettato i nostri assassini come “nazione”.

La vera risposta a questo fenomeno si trova nel cuore della solidarietà adottata da questi gruppi e individui. Per loro, essere a favore della Palestina è un esercizio morale, in cui possono sfogare l’eccesso di lusso derivato dal loro superiore sistema di valori umani su una specie in via di estinzione chiamata “Palestinesi”.

Per questo motivo, DOBBIAMO essere vittime affinché sia applicabile il loro schema morale. Ma se ci ribelliamo, se uccidiamo i nostri oppressori, se sviluppiamo una miracolosa resistenza armata all’interno di un assedio internazionale e regionale, tutto il loro mondo morale crolla. Istantaneamente ci trasformiamo in disumani terroristi fanatici che impongono una violenza pari a quella del colonialismo di insediamento. Ci si può chiedere: ma come è possibile che questo cambio di mentalità avvenga così rapidamente? È semplice. Perché nel momento stesso in cui disturbiamo lo status quo dell’egemonia, prendiamo di mira la principale fonte di identità per coloro che si identificano nello schema di valori occidentale.

L’idea di schema democratico, liberale, basato sui diritti umani è stata definita dal lusso materiale, tra cui il lusso del tempo, della sicurezza e della correttezza politica. Ma, in sostanza, questo schema di valori non potrà mai opporsi alle condizioni materiali che lo hanno creato, ossia l’egemonia occidentale sul mondo, compresa la nostra regione. E come perdura questa egemonia? Attraverso una base militare avanzata gestita da maniaci sionisti che hanno il permesso di eseguire genocidi quando necessario.

Quindi, l’ipocrisia non è il sostegno di Biden all’Ucraina e a “Israele”, o la copertura da parte della CNN della falsa propaganda islamofobica sionista. Di fatto, queste azioni sono al centro della nostra lotta e per noi hanno un senso assoluto in termini di dinamiche di potere. Ma la vera ipocrisia sta da un’altra parte, in questa idea di identificarsi come pro-Palestina, pur attenendosi allo schema occidentale dei valori liberali. È un’ipocrisia totale che deriva da un senso di superiorità morale.

Se affermate di sostenere la Palestina mentre ridefinite il contesto politico della lotta per adeguarlo alla narrazione che si adatta ai vostri “valori” occidentali, state contribuendo alla corruzione delle voci, delle narrazioni e del vero significato della solidarietà palestinese. Se affermate di sostenere i palestinesi, ma evitate di sostenere i nostri gruppi di resistenza, allora siete un’altra manifestazione dell’egemonia occidentale. Un’egemonia che si estende oltre l’occupazione militare e la guerra economica, verso la sottomissione morale (dominio). Questa sottomissione morale è un aspetto crudele della violenza coloniale, in cui l’oppresso è costretto a identificarsi nuovamente con la bussola morale dell’oppressore.

Insomma, se ci sostenete come cadaveri, ma non come combattenti per la libertà…*.

*Preferisco lasciare il se all’immaginazione dei lettori.

NK è un/una rifugiato/a palestinese.

https://thepublicsource.org/palestine-solidarity

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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