di Omar Abdel-Baqui,
The Wall Street Journal, 10 aprile 2024.
L’esercito israeliano esce dal sud di Gaza dopo aver terminato la missione contro Hamas. Il risultato: “È come se fosse caduto un meteorite”.
Domenica 7, dopo aver sentito che le truppe di terra israeliane stavano lasciando Khan Younis, Walid Abu Amro è partito dalla tenda in cui si era rifugiato nel sud di Gaza e si è recato a nord per controllare la sua casa.
Ha detto che è stato difficile orientarsi nel quartiere che una volta chiamava casa, dato che molti dei punti di riferimento della zona sono stati cancellati. Anche le speranze della sua famiglia di poter tornare nel proprio appartamento sono state distrutte.
“Non c’è più niente, è tutto sparito”, ha detto Abu Amro, 43 anni. “È come se fosse caduto un meteorite”.
Khan Younis è la prima grande città in cui i palestinesi sono tornati da quando il peggio dei combattimenti si è placato. Il suo aspetto riflette ciò che probabilmente attende gli 1,7 milioni di palestinesi sfollati a causa della guerra. La distruzione diffusa in tutto il nord e il centro di Gaza significa che coloro che speravano di tornare a casa, presto la troveranno in condizioni invivibili.
Indica anche le enormi sfide che Israele dovrà affrontare a Gaza dopo la guerra. Israele ha dichiarato di non avere intenzione di governare l’enclave –cosa che comporterebbe la riparazione dei servizi pubblici distrutti, la ricostruzione di vaste aree sconvolte durante la guerra e il ripristino dell’ordine– ma non ha articolato un piano per rendere la Striscia nuovamente abitabile.
Mercoledì 10 sono proseguiti i colloqui al Cairo tra i mediatori delle parti in guerra. La questione di quanti palestinesi possano tornare al nord e in quali circostanze è stata un punto di disaccordo. Hamas vuole che tutti i civili possano tornare alle loro case. Israele si è opposto a un ritorno di massa per il rischio che i militanti di Hamas si mescolino ai civili e mantengano il loro potere nell’enclave.
Khan Younis, una roccaforte di Hamas durante la guerra, è stata teatro di combattimenti particolarmente feroci negli ultimi quattro mesi. Domenica, l’esercito israeliano si è ritirato da Khan Younis dopo aver dichiarato di aver colpito i quattro battaglioni di Hamas presenti sul posto. Israele ha dichiarato che le sue forze hanno concluso la loro missione e ora devono recuperare e prepararsi per operazioni future.
Immagini satellitari mostrano Khan Younis nell’ottobre 2023 e nell’aprile 2024. MAXAR TECHNOLOGIES
Quando i residenti di Khan Younis rifugiati altrove hanno saputo del ritiro di Israele, molti sono tornati per vedere in che condizioni erano le loro proprietà e quelle di amici e parenti impossibilitati a fare il viaggio. Quello che hanno trovato, hanno detto nelle interviste, è stata una distruzione totale: i resti di quelle che un tempo erano comunità vivaci e affiatate, sono ora un cumulo di edifici abbattuti, macerie, strade divelte con le tracce dei carri armati e pochi segni di vita.
Khan Younis, con una popolazione di circa 400.000 abitanti, era una delle città più grandi della Gaza prebellica ed era nota per il suo mercato all’aperto un tempo molto esteso e per lo storico castello. La città è quasi raddoppiata dopo che i gazawi vi si sono rifugiati all’inizio della guerra per sfuggire ai combattimenti a Gaza City. Molti sono poi fuggiti da Khan Younis a Rafah quando le operazioni militari di Israele sono avanzate verso sud.
Ami Ayalon, un ex capo della marina che è stato anche capo dell’agenzia di intelligence interna di Israele, ha detto che la densità abitativa della Striscia di Gaza è la ragione principale degli alti livelli di distruzione. “La chiamiamo campo di battaglia quando in realtà è una serie di città molto affollate”, ha detto Ayalon.
Thaer Majayda, 30 anni, un palestinese che si è rifugiato nella vicina città di Al-Mawasi, ha detto che ha visto una netta differenza nel livello di distruzione a Khan Younis tra un mese fa, quando è stato lì l’ultima volta, e lunedì, quando è tornato a controllare la sua casa e il suo negozio di abbigliamento, entrambi distrutti.
“Khan Younis non è più un posto dove vivere”, ha detto. “Ho perso la mia casa, il mio negozio, il mio sostentamento, tutto. Non so cosa faremo quando la guerra sarà finita”.
Il personale della Società della Mezzaluna Rossa Palestinese è tornato questa settimana all’ospedale Al-Amal di Khan Younis dopo essere stato costretto ad evacuare dall’esercito israeliano il mese scorso. Questa settimana gli equipaggi della Mezzaluna Rossa hanno trovato attrezzature mediche distrutte, ambulanze sepolte sotto sabbia e macerie e graffiti dipinti con lo spray sui muri, ha dichiarato l’organizzazione umanitaria.
“Anche ora, con il ritiro dell’esercito israeliano, non possiamo far funzionare l’ospedale a causa dell’entità dei danni”, ha dichiarato Nebal Farsakh, portavoce della Mezzaluna Rossa, che gestisce l’ospedale.
L’esercito israeliano non ha risposto a una richiesta di commento.
L’esercito israeliano ha raggiunto alcuni dei suoi obiettivi dichiarati nella campagna di Khan Younis, mentre non è riuscito a raggiungerne altri. Ha smantellato i battaglioni di Hamas, ma non ha ucciso o catturato i vertici del gruppo, tra cui il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, che è cresciuto a Khan Younis e che si pensava si trovasse lì all’inizio della guerra, ha detto Guy Aviad, ricercatore di Hamas ed ex ufficiale militare israeliano. L’esercito israeliano non ha nemmeno liberato gli ostaggi che si pensava si trovassero in città.
Per i residenti di Khan Younis, la campagna militare di Israele ha sconvolto completamente la loro vita.
Mohammad Abu Watfa ha una casa a Rafah, dove dice di aver permesso a decine di amici e familiari di rifugiarsi. Si è recato a nord per valutare la casa dei suoceri a Khan Younis. È tornato a Rafah con cattive notizie: “Hanno perso tutto”, ha detto.
Invece di tornare nelle loro case di Khan Younis, molti sfollati palestinesi sono tornati nelle loro tende a Rafah dopo aver trovato le loro abitazioni distrutte o inabitabili. Sono tornati con tutte le cose recuperabili che sono riusciti a raccogliere. Abu Watfa ha detto di aver visto persone trasportare materassi, coperte e legna per il fuoco.
Anche se alcuni sono stati abbastanza fortunati da avere una casa intatta, vedere le macerie di Khan Younis ha fatto capire a molti che non ha senso tornare lì, ha detto Abu Watfa. “Almeno a Rafah c’è acqua, servizi, elettricità dai pannelli solari”, ha detto. “A Khan Younis non c’è nulla di tutto questo”.
Più di 33.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre, soprattutto donne e bambini, secondo le autorità sanitarie, i cui numeri non distinguono tra militanti e civili. L’invasione di Israele nell’enclave assediata ha fatto seguito agli attacchi del 7 ottobre condotti da Hamas in Israele, che hanno ucciso 1.200 persone, per lo più civili, secondo le autorità israeliane.
Abu Amro, che era andato a controllare la propria casa, è tornato alla tenda della sua famiglia a Rafah appena in tempo per uno degli ultimi pasti serali del mese sacro islamico del Ramadan. “Sono tornato di corsa per dire loro che non c’è niente per noi in questo momento, rimaniamo in una tenda”, ha detto.
Pur dovendo fare i conti con il fatto che l’edificio in cui ha costruito i suoi ricordi –dove ha vissuto insieme ai suoi fratelli, cugini e figli– è scomparso per sempre, Abu Amro ha detto di essere grato che lui e i suoi figli siano ancora vivi.
“Finché vivremo, ricostruiremo”, ha detto.
Anat Peled ha contribuito a questo articolo.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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