Sono stata la prima africana a ricevere la Medaglia Goethe. L’ho appena restituita

Apr 2, 2024 | Notizie

di Zukiswa Wanner,

African Arguments, 6 marzo 2024. 

Non posso rimanere in silenzio o conservare un’onorificenza ufficiale rilasciata da un governo così insensibile alle sofferenze umane a Gaza”, spiega la pluripremiata scrittrice.

Zukiswa Wanner è una pluripremiata scrittrice di romanzi e saggistica nata in Zambia. Credit: Goethe Institut.

Mi chiamo Zukiswa Wanner. Sono una scrittrice, redattrice, editrice e curatrice che considera il continente africano come la sua casa. Nel 2020 sono stata la prima donna del mio continente a ricevere la Medaglia Goethe, insieme all’artista e direttrice di museo boliviana Elvira Espejo Ayca e allo scrittore britannico Ian McEwan. Sebbene la Medaglia Goethe sia conferita dal Goethe-Institut a “persone non tedesche che hanno reso un servizio eccezionale per le relazioni culturali internazionali”, è importante notare che il premio è un’onorificenza ufficiale della Repubblica federale di Germania.

Prendo atto e apprezzo la dichiarazione di Carola Lentz, presidente del Goethe-Institut, contenuta in un articolo del 14 gennaio 2024 di Der Spiegel in cui si afferma che: “Partner di lunga data nel mondo culturale internazionale stanno perdendo fiducia nella liberalità della democrazia tedesca e si pongono la domanda: l’Auswartige Kultur und Bildungspolitik (AKPB) dovrebbe sostenere solo persone o gruppi che si conformano all’agenda politica/morale del governo tedesco?”

L’autrice conclude che organizzazioni come il Goethe-Institut non devono diventare la longa manus del governo, soprattutto in tempi politici difficili. Sulla stessa linea, il 7 febbraio 2024 il Goethe-Institut di Johannesburg, sede regionale per l’Africa subsahariana, ha dichiarato: “Per quanto riguarda l’attuale guerra a Gaza, siamo convinti che, vista la situazione catastrofica, sia urgente un nuovo cessate il fuoco. Il numero crescente di vittime civili è inaccettabile”.

È importante precisarlo, quindi sottolineo che non si tratta di una dichiarazione di rinuncia alla medaglia a causa del Goethe-Institut e della sua posizione, anche se non sono sempre d’accordo. Ho citato la dichiarazione del Goethe-Institut per spiegare che le mie azioni non sono una critica all’istituzione culturale, ma piuttosto al governo della Repubblica Federale di Germania.

Nel maggio 2023, mentre partecipavo al Festival della Letteratura Palestinese e mesi prima del 7 ottobre, mi trovavo nei Territori Palestinesi Occupati e sono stata a Ramallah, Nabi Saleh, Gerusalemme Est, Hebron e Lydd. Come scrittrice proveniente da un paese con una storia di apartheid, ciò che ho vissuto mi ha scosso e mi ha portato a scrivere il lungo saggio “Vignettes of a People in an Apartheid State”. Non c’era bisogno di provenire da un paese con una storia di apartheid per vedere le ingiustizie quotidiane inflitte ai palestinesi, dalle strade e le targhe separate al fatto che stranieri provenienti dagli Stati Uniti o sudafricani bianchi con la nostalgia dell’apartheid venissero con le armi e la protezione delle forze di difesa israeliane per insediarsi nelle case dei nativi. Infatti, a differenza della maggior parte dei festival letterari, il PalFest porta gli scrittori in più città, poiché i palestinesi non possono viaggiare senza il permesso di Israele, proprio come le leggi sui lasciapassare in Sudafrica durante l’apartheid, solo più crudeli.

Per questo motivo rinuncio alla medaglia.

Comprendo il senso di colpa della Germania per l’Olocausto.

Lo comprendo veramente.

Questo senso di colpa è appropriato e ha permesso alla Germania di affrontare il suo inqualificabile passato.

Ma è proprio questo che rende ancora più vergognosa la sua posizione sull’attuale genocidio in Palestina.

A parte questo, e come africana, vorrei che il governo tedesco mostrasse lo stesso rammarico per la sua storia in Namibia con il genocidio degli Herero-Nama e per il genocidio in Tanzania durante la ribellione dei Maji Maji. Altrettanto importante, vorrei che il governo tedesco, riflettendo e dicendo “mai più”, riconoscesse che “mai più” dovrebbe valere per chiunque.

Invece, quello che vedo è che la Germania è di nuovo dalla parte sbagliata di un genocidio (secondo la sentenza provvisoria della Corte Internazionale di Giustizia sul caso portato avanti dal Sudafrica). Inoltre, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la Germania e gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori di armi verso Israele. Con più di 30.000 morti a Gaza, questo avrebbe dovuto essere un momento di mea culpa per la Germania; invece, sembra che abbia raddoppiato il suo sostegno a un governo molto problematico.

Dal punto di vista culturale, dal 7 ottobre 2023, ho visto la Germania allontanarsi dagli artisti per la loro posizione sullo stato coloniale che è Israele, anche alla luce del rifiuto di Israele di aderire  veramente all’Accordo di Oslo (che pure era un documento super mediocre per i palestinesi). Sto leggendo che, degli eventi culturali cancellati dalla Germania, il 30% sono di artisti ebrei antisionisti. Per me non ha senso che gli ebrei possano essere considerati antisemiti (ovviamente ignorando che i palestinesi sono un popolo semita, come sembrano voler dimenticare coloro che sostengono il governo israeliano).

Più recentemente, durante il Festival di Berlino, il regista palestinese Basel Adra e il giornalista israeliano Yuval Abraham hanno vinto il premio come miglior documentario per il loro film No Other Lands, che mostra lo smantellamento dei villaggi palestinesi in Cisgiordania. La ministra della Cultura tedesca avrebbe dichiarato che il suo applauso era solo per la metà israeliana della coppia di registi. La storia sudafricana ha un’espressione per questo: Apartheid spicciola.

Mi trovo quindi nell’impossibilità di rimanere in silenzio o di mantenere un’onorificenza ufficiale da parte di un governo così insensibile alla sofferenza umana.

https://africanarguments.org/2024/03/zukiswa-wanner-first-african-to-receive-the-goethe-medal-heres-why-i-gave-it-back/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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