Lo stato ha ceduto alle nostre richieste. Abbiamo evitato il peggio, per ora.

Mar 23, 2024 | Notizie

di Physicians for Human Rights Israel,

21 marzo 2024. 

Foto d’archivio: Activestills

Ieri sera, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Dopo una giornata di sforzi unitari della nostra comunità sanitaria, una petizione urgente all’Alta Corte di Giustizia e pressioni internazionali, siamo riusciti a evitare, per il momento, il tentativo dello stato di rimandare a Gaza 20 pazienti ricoverati in ospedale a Gerusalemme Est e nel centro di Israele, insieme a i loro accompagnatori.

Questo mercoledì, una bambina di 9 anni che aveva donato il midollo osseo al fratello minore, ha ricevuto l’avviso, insieme alla nonna, che i due sarebbero stati rimandati a Gaza quella stessa notte. Il fratello sarebbe rimasto in ospedale con la madre. Il padre dei bambini era stato ucciso a Gaza.

Tra gli altri nella lista della morte c’era una bambina di tre anni con cancro all’occhio che richiede cure a seguito di un intervento complesso, che lo stato intendeva mandar via con la nonna nel cuore della notte.

Nella lista c’era anche un uomo di 82 anni con costole, braccia e gambe rotte, con mobilità limitata e difficoltà respiratorie; una donna sottoposta ad intervento chirurgico ad entrambi gli occhi, che richiede ulteriori cure ed era in programma per l’espulsione con i suoi tre figli; un uomo di 78 anni con cancro al volto; due donne con tumore al seno; e il padre di un bambino che ha donato il midollo osseo al fratello di cinque anni.

La decisione dell’apparato di sicurezza israeliano di espellere persone così deboli e vulnerabili e mandarle in una zona di guerra colpita dalla carestia, che manca di un sistema sanitario funzionante e di condizioni sanitarie di base, ha chiare implicazioni: una condanna a morte. Mentre oltre 8.000 pazienti feriti e malati si stanno spegnendo in attesa di avere il permesso di uscire dalla Striscia di Gaza per essere curati altrove, Israele ha cercato di mandare questi pazienti malati in un inferno.

Ci siamo rallegrati alla notizia che per ora queste persone sono al sicuro, grazie a due giorni snervanti di lavoro intenso: abbiamo presentato una petizione all’Alta Corte di Giustizia, ci siamo avvalsi della nostra rete di ospedali da cui lo stato ha cercato di espellere i pazienti e i loro accompagnatori, e abbiamo contattato in tutto il mondo chi ha il potere per influenzare la decisione. Ma la nostra gioia è mista a grande ansia.

Il fatto stesso che lo stato abbia tentato di espellere persone così vulnerabili esprime totale apatia e un vero abisso morale. Gli autori di questa operazione non sono persone senza nome o senza volto ma sono protagonisti di un intenzionale tentativo di mandare innocenti a morte. Una totale perdita di confini morali.

Speriamo profondamente che questo caso, che ha mostrato un’impressionante collaborazione nella comunità sanitaria, aiuti a minare il muro della negazione e dell’indifferenza. Se l’opinione pubblica israeliana non apre gli occhi e non stabilisce confini chiari per ciò che viene fatto in suo nome, la macchia morale di questi giorni non verrà mai cancellata.

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Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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