La Corte Internazionale di Giustizia ha tolto a Israele il monopolio dell’Olocausto

Gen 30, 2024 | Notizie

di Jonathan Ofir

Mondoweiss, 29 gennaio 2024. 

La pronuncia sul genocidio della Corte Internazionale di Giustizia dimostra che Israele non è più considerato l’eterna vittima e che l’Olocausto non lo mette più al riparo dalla sorveglianza sui più gravi crimini contro l’umanità.

I palestinesi piangono i loro cari che vengono portati fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale Al-Aqsa per essere seppelliti a Deir El-Balah, Gaza, il 26 gennaio 2024. (Omar Ashtawy/APA Images)

Sostanzialmente, l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) di venerdì scorso a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza e di punire l’incitamento al genocidio accetta la possibilità che Israele sia un perpetratore di genocidio e non solo una sua vittima storica. Mentre continua a indagare sulla plausibile richiesta di genocidio presentata dal Sudafrica e a portarla avanti fino a una sentenza definitiva, che potrebbe richiedere mesi (speriamo non anni) per essere completata, la CIG ha già fatto la storia su questo punto.

Mouin Rabbani ha scritto in modo convincente nel suo blog di analisi su X:

“La Storia – con l’iniziale maiuscola – è stata fatta oggi. A partire dal 26 gennaio 2024, Israele e i suoi sponsor occidentali non potranno più mobilitare l’Olocausto per proteggersi dalle responsabilità dei loro crimini contro il popolo palestinese”.

Non sorprende che il giudice israeliano ad hoc Aharon Barak abbia cercato disperatamente di salvare il monopolio di chi si proclama per sempre la vittima.

Il giudice israeliano Aharon Barak pronuncia la dichiarazione solenne di giudice ad hoc in occasione dell’udienza pubblica della Corte Internazionale di Giustizia sulla richiesta di indicare misure provvisorie presentata dal Sudafrica nel caso Sudafrica/Israele, l’11 gennaio 2024, presso il Palazzo della Pace dell’Aia. (Corte Internazionale di Giustizia)

La lunga arringa dissenziente di Barak sull’ordinanza della CIG è composta da 49 punti, tra cui un’intera sezione intitolata “Genocidio: un commento autobiografico”, in cui descrive la propria esperienza dell’Olocausto da bambino in Lituania. Si commuove dicendo che “i nazisti sono riusciti a uccidere molti dei nostri, ma non sono riusciti a portarci via la nostra umanità”.

Barak ha ripetuto le stucchevoli affermazioni dell’hasbara secondo cui “Israele è una democrazia con un forte sistema legale e un sistema giudiziario indipendente” (ma è uno stato di apartheid con una Corte Suprema che ne ha legalizzato gli aspetti più importanti, non da ultimo sotto la sua presidenza), ha bizzarramente affermato che mancano le prove dell’”intento” israeliano di genocidio (raramente un caso di genocidio è stato così esplicito al riguardo), e torna all’Olocausto nel suo ultimo punto:

“Il genocidio è un’ombra sulla storia del popolo ebraico, e si intreccia con la mia esperienza personale. L’idea che Israele sia ora accusato di aver commesso un genocidio è molto dura per me personalmente, in quanto sopravvissuto a un genocidio e profondamente consapevole dell’impegno di Israele nei confronti dello stato di diritto in quanto stato ebraico e democratico”.

Che per Barak sia difficile accettare tutto questo è comprensibile. Nessuno ha detto che sarebbe stato facile. In effetti, rendersi conto di essere diventati autori di un genocidio dopo aver vissuto per tutta la vita una narrazione di singolare vittimismo è davvero una svolta difficile.

Ma Barak è un giudice. La manifestazione emotiva e personale in questo contesto è soltanto narcisistica e suggerisce che Barak è semplicemente troppo coinvolto emotivamente per giudicare un caso del genere.

Ma non credo che molti si aspettassero che Barak fosse imparziale: era, come ci si aspettava, prevenuto a favore dell’ideologia sionista e dello stato israeliano.

Non sorprende quindi che abbia votato contro la maggior parte delle sei misure provvisorie, ad eccezione dei numeri 3 e 4 riguardanti l’incitamento al genocidio e l’aiuto umanitario. Si trattava di misure non scontate: Barak vuole essere visto come un liberale, quindi ha votato a favore della prevenzione di discorsi genocidari1, e chi potrebbe essere così squilibrato da votare letteralmente contro l’aiuto umanitario di base?2

La schiacciante unanimità del voto nella giuria di 17 giudici –15-2 o 16-1 in tutte le votazioni– ha dimostrato quanto Israele sia isolato nell’ambito dell’inequivocabile consenso giuridico mondiale sul fatto che Israele stia plausibilmente commettendo un genocidio.

La carta dell’Olocausto non serve più a proteggere Israele dall’esame dei più gravi crimini contro l’umanità. Che Israele commetta il crimine di apartheid è già un consenso nella comunità internazionale dei diritti umani. La Corte Internazionale di Giustizia ha recentemente affermato che Israele non solo è in grado di commettere un genocidio, ma sembra che lo stia commettendo attivamente e deve desistere da atti genocidi.

Questo è chiaramente uno shock per gli israeliani. Non solo si aspettavano di vivere una lunga vita di impunità per il loro crimine iniziale e cardinale di pulizia etnica dei palestinesi, ma si aspettavano anche di mantenere il ruolo di vittime storiche, di vittime di un genocidio unico che avrebbe mantenuto il loro status di vittime per sempre. Ma il genocidio dei palestinesi, che in verità è sempre stato presente come parte del progetto sionista eliminazionista e colonialista, viene ora mostrato a tutto il mondo.

Lo stato di Israele è stato talmente viziato dall’impunità che i suoi leader non si sono preoccupati di pronunciare incitazioni al genocidio; i suoi soldati sono talmente abituati a fare quello che vogliono che si sono filmati mentre commettevano gravi crimini di guerra. Non gliene importa più nulla.

Golda Meir una volta disse a Shulamit Aloni che “dopo l’Olocausto gli ebrei possono fare quello che vogliono”. Sembra però che il giorno del giudizio sia forse arrivato. Il mondo non ha dimenticato l’Olocausto. È solo emerso che il “mai più” vale per tutti.

Note  

1 Questo mi ricorda Golda Meir che diceva: “Semplicemente fare e non parlare [di questo]… la cosa principale, per quanto possibile, è parlare di meno” – mentre ordinava l’avvelenamento di un villaggio palestinese durante un’operazione di pulizia etnica.

2 Sì, beh, la giudice ugandese Julia Sabutinde ha votato contro tutte e sei le misure provvisorie. L’Uganda ha ritenuto necessario prendere le distanze dal suo voto e ci si chiede cosa possa spingere una persona a votare in quel modo.

https://mondoweiss.net/2024/01/the-icj-just-took-the-holocaust-monopoly-away-from-israel/?ml_recipient=111806368911983778&ml_link=111806332179318281&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_term=2024-01-30&utm_campaign=Catch-up

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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