77 gruppi di tutto il mondo sostengono una causa per genocidio contro Biden in un tribunale statunitense

di Prem Thakker,

The Intercept, 10 gennaio 2024. 

L’amministrazione Biden dovrà presentarsi davanti a un tribunale federale alla fine del mese, mentre Israele dovrà affrontare l’accusa di genocidio all’Aia questa settimana.

Il Presidente Joe Biden tiene una riunione di gabinetto insieme al Segretario di Stato Antony Blinken, a sinistra, e al Segretario alla Difesa Lloyd Austin, a destra, alla Casa Bianca il 2 ottobre 2023. Kevin Dietsch/Getty Images

Decine di organizzazioni giuridiche e della società civile di tutto il mondo si sono schierate a favore di un’azione legale statunitense che accusa il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin di non aver “impedito un genocidio in atto” a Gaza.

Alla fine di dicembre, 77 gruppi – che rappresentano decine di migliaia di avvocati, leader della società civile e attivisti provenienti da sei continenti – hanno depositato una memoria amicus in una causa intentata contro l’amministrazione Biden da organizzazioni palestinesi per i diritti umani, da residenti di Gaza e da cittadini statunitensi con familiari colpiti dall’aggressione in corso da parte di Israele.

Nella memoria amicus -che consente a gruppi non direttamente coinvolti in una causa di fornire alla corte informazioni da considerare nella sua decisione- le organizzazioni sostengono che i querelanti hanno stabilito che si sta verificando un genocidio, o un grave rischio di genocidio, per i palestinesi di Gaza. Esse sostengono inoltre che gli Stati Uniti stanno violando i loro doveri di diritto internazionale di prevenire e non essere complici di un genocidio e che tali mancanze degli Stati Uniti contribuiscono all’erosione di “norme di diritto internazionale ampiamente sostenute”, tra cui la Convenzione sul Genocidio e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, entrambe istituite nel 1948 dopo la Seconda Guerra Mondiale.

L’azione legale sarà discussa presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Settentrionale della California alla fine di questo mese. Nel frattempo, in una denuncia di 84 pagine, presentata dal Sudafrica, Israele è accusato di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) dell’Aia. La Corte inizierà ad ascoltare le argomentazioni su questo caso giovedì e potrebbe emettere misure provvisorie. Queste potrebbero includere la richiesta a Israele di sospendere le operazioni militari a Gaza, di interrompere qualsiasi procedura di sfollamento forzato o di morte per fame dei palestinesi di Gaza, e di conservare le prove relative alle accuse.

Gli avvocati che curano la causa statunitense ritengono che le decisioni prese dalla Corte Internazionale di Giustizia potrebbero avere un impatto indiretto anche sul loro caso.

“Sebbene la Corte Distrettuale non sia ovviamente vincolata dalla CIG, dovrà comunque confrontarsi con il fatto che la più alta autorità, la corte mondiale, ha emesso un’ordinanza in cui ha stabilito che il caso di genocidio è plausibile”, ha dichiarato Astha Sharma Pokharel, avvocata del Centro per i Diritti Costituzionali, un’organizzazione che rappresenta i querelanti contro gli Stati Uniti, “Questo avrà implicazioni per gli Stati Uniti sia per la loro incapacità di prevenire questo genocidio che per la loro complicità”.

A dicembre, l’amministrazione Biden ha presentato una mozione per respingere la causa, sostenendo che i querelanti chiedono alla corte di agire al di là delle sue competenze per “scavalcare le decisioni del ramo esecutivo in materia di politica estera e sicurezza nazionale”. L’amministrazione ha anche sostenuto che i querelanti non hanno titolo per intentare la causa perché la corte non ha autorità sulle attività di un altro stato sovrano.

Gli alti funzionari dell’amministrazione hanno respinto anche la causa davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, con il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby che l’ha definita “priva di merito, controproducente e completamente priva di qualsiasi base di fatto” e Blinken che l’ha derisa in termini analoghi. Mercoledì, Kirby ha ripetuto la sua valutazione.

Sepoltura dei corpi di palestinesi uccisi durante la guerra in una fossa comune al di là del valico di frontiera di Kerem Shalom, dopo che Israele ha restituito 80 corpi di palestinesi, a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. 26 dicembre 2023. Loay Ayyoub/For The Washington Post via Getty Images

Presentata a novembre, quando è emersa la spaventosa statistica che Israele aveva ucciso una persona su 200 a Gaza, la causa contro gli Stati Uniti sostiene che i funzionari dell’amministrazione Biden “si sono ripetutamente rifiutati di usare la loro ovvia e considerevole influenza per porre condizioni o limiti ai massicci bombardamenti di Israele e all’assedio totale di Gaza”. I querelanti – tra cui le organizzazioni palestinesi per i diritti umani Defense for Children International – Palestine e Al-Haq, residenti di Gaza e cittadini statunitensi con familiari uccisi o sfollati a causa della guerra israeliana – citano i veti degli Stati Uniti alle risoluzioni ONU che chiedevano un cessate il fuoco e le loro azioni per “finanziare, armare e appoggiare la massiccia e devastante campagna di bombardamenti di Israele e l’assedio totale dei palestinesi a Gaza”.

All’epoca, il bilancio delle vittime a Gaza era di circa 11.000 persone. Ora ha superato i 23.000. Si ritiene che una persona su quattro a Gaza stia morendo di fame e che il 90% sia pericolosamente insicuro dal punto di vista alimentare, mentre la maggior parte delle strutture sanitarie non è più funzionante.

Nei mesi successivi alla presentazione della causa, l’amministrazione Biden ha continuato a sostenere attivamente la campagna di uccisioni di massa di Israele, ostacolando gli sforzi internazionali per fermare la carneficina. L’8 dicembre, gli Stati Uniti hanno posto da soli il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Il giorno dopo, l’amministrazione Biden ha approvato l’invio a Israele di 106,5 milioni di dollari di proiettili per carri armati senza l’approvazione del Congresso. Il 12 dicembre, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione che ha ottenuto153 voti favorevoli contro 10 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.

Alla fine di dicembre, l’amministrazione Biden ha ritardato per giorni un voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari a Gaza, lavorando per annacquarli. L’amministrazione ha negoziato l’eliminazione della parola “cessazione” in un appello a porre fine ai combattimenti, nonché una disposizione che avrebbe permesso un’ispezione indipendente degli aiuti diretti a Gaza, invece dei controlli amministrati da Israele che hanno rallentato le spedizioni di aiuti. Le modifiche sono state apportate per evitare un altro veto americano – comunque gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto.

Palestinesi in fila nell’area in cui l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) distribuisce farina alle famiglie, mentre continuano gli attacchi israeliani a Rafah, Gaza. 4 gennaio 2023. Abed Zagout/Anadolu via Getty Images

Sia la causa contro l’amministrazione Biden che quella del Sudafrica contro Israele riportano in modo estremamente dettagliato le espressioni di intenti genocidi da parte di funzionari israeliani. Il 9 ottobre, appena due giorni dopo l’attacco di Hamas a Israele, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ordinato l’assedio totale di Gaza, dove vivono più di 2 milioni di persone. “Ho ordinato l’assedio totale della Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante: tutto è chiuso”, ha dichiarato Gallant all’epoca. “Stiamo combattendo contro animali umani e ci comportiamo di conseguenza”.

Alla fine di ottobre, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha invocato un versetto biblico su un nemico dell’antico Israele che è stato a lungo citato per giustificare l’uccisione dei palestinesi. “Dovete ricordare ciò che Amalek vi ha fatto, dice la nostra sacra Bibbia”, ha detto. “E noi lo ricordiamo, e stiamo combattendo”. (La denuncia del Sudafrica alla CIG sottolinea che settimane dopo, i soldati israeliani sono stati registrati a Gaza mentre ballavano e cantavano: “Che il loro villaggio bruci, che Gaza sia cancellata”, “Conosciamo il nostro slogan: non ci sono civili non coinvolti” e “per cancellare il seme di Amalek”).

Secondo Law for Palestine, un’organizzazione per i diritti umani e la difesa legale, ci sono stati almeno 500 casi di incitamento al genocidio da parte di legislatori, funzionari e ufficiali israeliani.

Basel Sourani del Centro Palestinese per i Diritti Umani, che ha firmato l’amicus brief, ha dichiarato a The Intercept che Israele è stato incoraggiato dalla mancanza di conseguenze per la sua condotta a Gaza. “Abbiamo avvertito fin dal primo momento che si trattava di un genocidio in atto, per le molte dichiarazioni che abbiamo visto da parte dei leader politici, militari e della sicurezza israeliani”, ha dichiarato Sourani.

Sourani ha affermato che le dichiarazioni dei funzionari israeliani, insieme all’effettivo assedio, agli attacchi indiscriminati contro i civili e gli edifici civili, alla mancanza di spazi sicuri e allo sfollamento in massa di milioni di palestinesi, rendono chiaro che: “Tutto questo equivale a un genocidio”.

I querelanti hanno risposto alla mozione di archiviazione dell’amministrazione il 22 dicembre, sostenendo che esistono precedenti che consentono ai tribunali statunitensi di giudicare le questioni relative al genocidio e che la loro sfida legale non riguarda solo le azioni di uno stato straniero. I querelanti sostengono invece che le violazioni israeliane sono “ragionevolmente riconducibili” alle azioni del governo degli Stati Uniti. “Il suggerimento che gli Stati Uniti non influenzino o non possano influenzare Israele rasenta l’assurdo, anche perché il governo israeliano riconosce che le sue azioni non potrebbero avvenire senza l’autorizzazione e il sostegno degli Stati Uniti, e gli accusati si sono vantati del loro coordinamento con Israele e della loro influenza su di esso”, hanno scritto i querelanti.

L’amministrazione Biden ha tempo fino a venerdì per rispondere. La corte federale di Oakland, in California, dovrebbe ascoltare le argomentazioni sulla richiesta di ingiunzione preliminare dei querelanti e sulla richiesta di archiviazione dell’amministrazione Biden il 26 gennaio. (L’amministrazione Biden sta affrontando un’altra causa federale che la accusa di non aver protetto i palestinesi americani bloccati a Gaza, in contrasto con i suoi sforzi per aiutare i cittadini israeliani con doppia cittadinanza).

Nel periodo che precede il processo alla CIG, i funzionari statunitensi hanno dichiarato che le loro controparti israeliane hanno detto loro che passeranno da un assalto su larga scala a Gaza a un approccio più “mirato”. Martedì, l’Esercito Israeliano ha pubblicato un video che esprimeva la sua preoccupazione per  la “sofferenza dei civili a Gaza”, sostenendo di essere “pronto e disponibile a facilitare l’arrivo di tutto l’aiuto umanitario che il mondo vorrà dare”. Nonostante queste affermazioni, Israele ha continuato a sganciare bombe sui civili, prendendo di mira ambulanze, ospedali e rifugi di Medici Senza Frontiere con una modesta riduzione degli attacchi. A mercoledì, le forze israeliane hanno ucciso almeno 147 persone nelle ultime 24 ore.

https://theintercept.com/2024/01/10/biden-israel-genocide-lawsuit/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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