Sotto la pressione degli Stati Uniti, Israele sta valutando la possibilità di aprire il valico di Erez per gli aiuti umanitari a Gaza.

Gen 9, 2024 | Notizie

di Yaniv Kubovich,

Haaretz, 4 gennaio 2024. 

In questo modo gli aiuti arriverebbero direttamente ai residenti della zona settentrionale di Gaza, che ha ricevuto meno aiuti della zona meridionale. L’IDF ha il controllo della maggior parte della zona nord di Gaza e potrebbe garantire che, a differenza di quanto avviene nel sud, Hamas non possa dirottare i camion degli aiuti e tenere per sé le forniture.

Il valico di frontiera di Erez tra Gaza e Israele, l’anno scorso. Eliyahu Hershkovitz

Israele sta valutando l’apertura del valico di Erez, nel nord della Striscia, per far arrivare gli aiuti umanitari nel nord di Gaza.

Questo avviene sotto la pressione degli Stati Uniti, che condizionano il loro continuo sostegno alla guerra all’aumento degli aiuti a Gaza, in vista del viaggio del Segretario di Stato americano Antony Blinken previsto per la prossima settimana in Israele. Contemporaneamente, Israele sta valutando la possibilità di far entrare i camion degli aiuti attraverso un varco nella recinzione di confine vicino al Kibbutz Be’eri, utilizzato dall’IDF per trasportare le truppe nella Striscia.

Attualmente, duecento camion carichi di aiuti umanitari entrano nella Striscia ogni giorno, per lo più attraverso l’Egitto e il valico di Rafah, e alcuni attraverso Israele e il valico di Kerem Shalom, riaperto il mese scorso su pressione americana. Il 60% degli aiuti viene consegnato dalla Croce Rossa Internazionale e dall’UNRWA, il resto da altre agenzie civili internazionali.

Camion che trasportano aiuti umanitari entrano nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah con l’Egitto, il mese scorso. SAID KHATIB – AFP

L’ingresso dei camion attraverso il sud della Striscia di Gaza, dove l’IDF non ha ancora raggiunto il pieno controllo, permette al personale di Hamas e ai residenti nella Striscia di dirottare i camion e impedire che gli aiuti raggiungano la parte settentrionale della Striscia, che è per lo più sotto il controllo dell’IDF e dove, secondo le stime, risiedono ancora circa 200.000 persone.

Gli esperti Gli organismi della sicurezza ritengono che Hamas attribuisca grande importanza agli aiuti umanitari e li consideri un mezzo per consolidare il proprio controllo civile sulla Striscia di Gaza. Per questo motivo, di recente, alti esponenti della sicurezza si sono rivolti ai vertici politici per formulare una soluzione che privasse Hamas del controllo sui camion degli aiuti.

Camion che stanno per essere ispezionati al valico di Kerem Shalom, il mese scorso. COGAT via X/Reuters

L’establishment della sicurezza ritiene che l’apertura del valico di Erez raggiungerà diversi obiettivi contemporaneamente. L’apertura del valico, infatti, tranquillizzerà gli americani e, col tempo, porterà all’indebolimento di Hamas e all’erosione della sua capacità di mantenere il controllo su tutta la Striscia. Inoltre, il controllo del nord della Striscia da parte dell’IDF permetterà di garantire che gli aiuti arrivino ai residenti.

L’IDF ritiene che la responsabilità della distribuzione degli aiuti nella Striscia settentrionale possa essere affidata a diverse agenzie locali, che saranno in grado di gestire il compito insieme alle organizzazioni umanitarie internazionali. Un’opzione che si sta esaminando è quella di affidare la responsabilità della distribuzione degli aiuti al personale di Fatah, affiliato all’Autorità Palestinese.

Palestinesi nel mercato di strada del campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, novembre 2023. Abed Khaled /AP

Nella Striscia di Gaza vivono attualmente circa 170.000 persone che lavoravano come funzionari dell’Autorità Palestinese prima del rovesciamento del governo di Fatah da parte di Hamas nel 2007. 27.000 di loro ricevono ancora uno stipendio mensile dall’Autorità Palestinese, anche se non tutti ricoprono effettivamente delle posizioni lavorative. Circa 5.000 di loro ricoprono posizioni in vari apparati civili, ancora oggi e con la consapevolezza di Hamas.

Tuttavia, fonti informate sui dettagli affermano che la decisione del Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich di bloccare il trasferimento di fondi all’Autorità Palestinese potrebbe silurare l’iniziativa. All’arrivo di Blinken la prossima settimana, si prevede che alti esponenti della sicurezza parleranno con lui della possibilità di sbloccare i fondi per far avanzare l’iniziativa.

Un’altra opzione che si sta valutando è quella di affidare la responsabilità della distribuzione a potenti uomini d’affari e ad altre figure di spicco a Gaza. In questo contesto, si sta esaminando anche la possibilità di lavorare con i potenti clan di Gaza, alcuni dei quali sono graditi ad Hamas e hanno il potere di stabilire l’ordine in alcune aree. Un’altra proposta è che gli aiuti vengano distribuiti da vari gruppi civili che operano a Gaza, o da leader municipali e locali.

Un campo profughi a Rafah, questa settimana. Ibraheem Abu Mustafa/Reuters

Una fonte governativa di alto livello ha dichiarato questa settimana che Israele fornisce agli Stati Uniti un rapporto quotidiano sulla situazione umanitaria nella Striscia di Gaza attraverso il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, che riceve da fonti militari i dati sull’ingresso dei camion.

La maggior parte degli aiuti che entrano a Gaza sono generi alimentari secchi, medicine e forniture mediche, tende e varie attrezzature per la creazione di strutture umanitarie nel sud di Gaza. Inoltre, Israele consente l’ingresso di due o quattro autocisterne di carburante al giorno. Il carburante è destinato agli ospedali, ai veicoli delle organizzazioni umanitarie internazionali e al funzionamento dei sistemi di depurazione delle acque reflue.

Palestinesi in attesa del cibo a Rafah, nella Striscia di Gaza, a dicembre 2023. Fatima Shbair /AP

In questi giorni, Israele ha iniziato a consentire l’ingresso di frutta e verdura tra gli aiuti; intende aggiungere anche prodotti caseari e carne. I prodotti di base a Gaza sono molto costosi e il prezzo di una scatoletta di carne conservata può raggiungere i 30 shekel, rispetto ai 2-3 shekel di prima della guerra. “Chiunque abbia in mano un sacco di farina a Gaza è un uomo ricco che teme per la propria vita”, afferma una fonte dell’establishment della sicurezza.

https://www.haaretz.com/israel-news/2024-01-04/ty-article/.premium/under-u-s-pressure-israel-weighs-opening-erez-crossing-for-gaza-humanitarian-aid/0000018c-d0f5-daf6-a5df-d7fd7e190000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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