Salam Fayyad dice di non essere coinvolto nei colloqui sul “giorno dopo” a Gaza

Gen 6, 2024 | Notizie

di Daoud Kuttab,  

Al-Monitor, 3 gennaio 2024.

L’ex primo ministro palestinese ha dichiarato ad Al-Monitor che qualsiasi discussione sul governo postbellico di Gaza “deve essere basata sul consenso nazionale”.

Il primo ministro palestinese Salam Fayyad rilascia una dichiarazione alla stampa il 19 marzo 2013, prima di una cerimonia di firma presso la sede dell’UE a Bruxelles, in vista dell’apertura dell’incontro annuale di coordinamento dei donatori di aiuti palestinesi. – GEORGES GOBET/AFP via Getty Images

Mentre il Segretario di Stato americano Antony Blinken si prepara a visitare Israele, Palestina, Giordania, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nel corso della prossima settimana, molti si aspettano che le sue discussioni con i partner regionali si concentrino sui piani per il dopoguerra a Gaza.

Un articolo in prima pagina del principale quotidiano palestinese Al Quds del 2 gennaio è intitolato “Salam Fayyad si candida a guidare Gaza” e include una foto dell’ex primo ministro palestinese, ora professore all’Università di Princeton.

L’articolo – secondo cui molti in Israele e in Occidente hanno fatto il suo nome come scelta appropriata per guidare Gaza dopo la guerra – ha fatto arrabbiare Fayyad, perché è stato dipinto come un salvatore proveniente dall’Occidente, mentre è visto da molti palestinesi come un convinto nazionalista.

In un’intervista esclusiva con Al-Monitor, Fayyad ha preso le distanze dai suggerimenti contenuti nell’articolo. “Non faccio parte di questa discussione e non ne sono interessato”, ha dichiarato, aggiungendo che “qualsiasi discussione di questo tipo deve essere basata sul consenso nazionale e certamente non dovrebbe essere limitata alla sola Gaza”, facendo riferimento alla necessità di una soluzione politica che includa Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est. “Questa discussione, invece, mira a continuare la separazione di Gaza e a prolungare la divisione [palestinese]”, ha aggiunto.

Chi è Fayyad?

Fayyad, nato nel 1952 nel distretto di Nablus, nel nord della Cisgiordania, si è laureato all’Università Americana di Beirut nel 1975 e ha conseguito un MBA alla St. Edward’s University nel 1980. Fayyad ha poi conseguito un dottorato di ricerca in economia presso l’Università del Texas ad Austin.

Dopo essere diventato ministro delle Finanze dell’Autorità Palestinese nel 2002, Fayyad ha attuato delle riforme nel tentativo di snellire il sistema finanziario palestinese e renderlo più trasparente, anche se il presidente palestinese di allora, Yasser Arafat, continuava a essere oggetto di accuse di corruzione.

Fayyad è visto da molti – sia in Palestina che dagli osservatori internazionali – come un nazionalista pragmatico. È noto per aver presentato un progetto per uno Stato palestinese nel 2009 ed è stato ed è tuttora un leader popolare.

Fayyad si è candidato al Consiglio Legislativo Palestinese (PLC) insieme ad Hanan Ashrawi e ha ottenuto due seggi nel PLC nel 2006. È stato nominato primo ministro nel 2007 dopo la scissione con Hamas, quando quel gruppo militante prese violentemente il controllo della Striscia di Gaza, e ha contribuito a rilanciare il governo palestinese durante la prima amministrazione di Mahmoud Abbas, iniziata nel marzo 2007 e durata oltre sei anni.

Ora che risiede negli Stati Uniti, Fayyad è uno studioso senior in visita alla School of Public and International Affairs dell’Università di Princeton e continua a essere una voce dominante nei media palestinesi e arabi.

Fayyad tornerebbe in politica?

Se Fayyad volesse tornare a ricoprire una posizione di leadership, chiederebbe il consenso dei palestinesi e molto probabilmente insisterebbe per avere mano libera nel governare. Pur conoscendo la mappa politica locale e internazionale, il suo miglior contributo sarebbe quello di governare in associazione con un’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) allargata e una leadership che rispettasse il suo talento e le sue idee.

In precedenza, Fayyad aveva affermato, in articoli pubblicati da importanti media come Foreign Policy, che Hamas e la Jihad Islamica devono unirsi all’OLP senza alcuna condizione da parte loro o di altri, sostenendo che un futuro governo palestinese deve preservare la diversità e il pluralismo palestinese e includere tutti i partiti, compresi i nazionalisti, i laici e gli islamisti.

In un articolo del 2020 sulla rivista Time, Fayyad si è anche opposto a qualsiasi separazione tra Gaza e Cisgiordania.

Nella mia conversazione con il professore di Princeton, egli è categorico sulla necessità di preservare ed evidenziare la diversità e il pluralismo palestinese, che considera il pilastro fondamentale del nazionalismo palestinese, e afferma che tale situazione deve iniziare all’interno di un panorama politico palestinese che includa tutti i partiti, compresi i nazionalisti e gli islamisti, nonché le varie tendenze che compongono il quadro generale palestinese. Ciò non dovrebbe essere subordinato a ciò che vuole l’Occidente o chiunque altro, insiste.

Non è chiaro se questa discussione sia opportuna o prematura, dal momento che il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu insiste sul fatto che la guerra tra Israele e Hamas continuerà per mesi e ha mostrato pochi segni di accettare qualsiasi scenario in cui Israele non abbia l’ultima parola su ciò che accadrà a Gaza. Rimanendo a Gaza, soprattutto nella parte settentrionale, gli israeliani sanno di dover trovare un modo per governare e assicurarsi che la popolazione ancora presente in quelle aree riceva cibo e altri beni di prima necessità.

I media israeliani riportano notizie preoccupanti secondo cui il governo israeliano sta studiando dei modi per assicurarsi di rimanere a Gaza per molto tempo. Un approccio discusso è quello di far rivivere i leader tribali locali – la vecchia idea delle leghe di villaggio. Si vorrebbero coinvolgere i leader familiari e tribali come intermediari per la distribuzione di cibo e altri beni di prima necessità.

Questo fa parte degli obblighi legali di Israele in quanto potenza occupante, e avverrebbe scavalcando il governo palestinese, che è l’unica parte che può effettivamente svolgere questo lavoro. È in questo scenario caotico e inesplorato che alcuni esponenti della comunità internazionale stanno cercando di trovare un punto d’incontro tra il rifiuto del governo israeliano di destra di trattare con il legittimo governo palestinese di Ramallah, che gestisce tutti i ministeri a Gaza anche se Hamas ha poteri esecutivi e di sicurezza, e allo stesso tempo trovare una personalità accettabile che possa svolgere il lavoro di governo. Queste idee sono destinate a fallire e spiegano quindi l’opposizione di Fayyad ai piani sostenuti dall’Occidente che non si basano su un consenso palestinese.

https://www.al-monitor.com/originals/2024/01/salam-fayyad-says-he-not-part-gaza-day-after-talks#ixzz8O3hAd0Dk

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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