Quel che credo come storico dei genocidi

Nov 15, 2023 | Notizie

di Omer Bartov,

The New York Times, 10 novembre 2023. 

Palestinesi che lasciano Gaza City su una strada verso il Sud, mercoledì 8 novembre 2023. Mohammed Abed/Agence France-Presse — Getty Images

Le operazioni militari israeliane hanno creato una crisi umanitaria insostenibile, destinata a peggiorare nel tempo. Ma le azioni di Israele – come sostengono gli oppositori della nazione – stanno rasentando la pulizia etnica o, in modo più esplosivo, il genocidio?

Come storico dei genocidi, ritengo che non ci siano prove che un genocidio sia attualmente in corso a Gaza, anche se è molto probabile che si stiano verificando crimini di guerra e persino crimini contro l’umanità. Questo significa due cose importanti: in primo luogo, dobbiamo definire cosa stiamo vedendo e, in secondo luogo, abbiamo la possibilità di fermare la situazione prima che peggiori. La storia ci insegna che è fondamentale segnalare il potenziale genocidio prima che si verifichi, piuttosto che condannarlo tardivamente una volta avvenuto. Credo che siamo ancora in tempo.

È ovvio che la violenza quotidiana scatenata su Gaza è insopportabile e insostenibile. Dal massacro del 7 ottobre da parte di Hamas – esso stesso un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità – l’assalto militare aereo e terrestre di Israele su Gaza ha ucciso più di 10.500 palestinesi, secondo il Ministero della Salute di Gaza, un numero che include migliaia di bambini. Si tratta di un numero di persone ben cinque volte superiore a quello delle oltre 1.400 persone uccise da Hamas in Israele. Nel giustificare l’assalto, i leader e i generali israeliani hanno fatto dichiarazioni terrificanti che indicano un intento genocida.

Tuttavia, l’orrore collettivo di ciò che stiamo osservando non significa che sia già in corso un genocidio, secondo la definizione legale internazionale del termine. Poiché il genocidio, a volte chiamato “il crimine di tutti i crimini“, è percepito da molti come il più estremo dei crimini, c’è spesso l’impulso a descrivere qualsiasi caso di omicidio e massacro di massa come genocidio. Ma questo impulso a etichettare tutti gli eventi atroci come genocidi tende a offuscare la realtà piuttosto che a spiegarla.

Il diritto internazionale umanitario identifica diversi crimini gravi nei conflitti armati. I crimini di guerra sono definiti nelle Convenzioni di Ginevra del 1949 e nei successivi protocolli come gravi violazioni delle leggi e delle consuetudini di guerra nei conflitti armati internazionali, sia contro i combattenti sia contro i civili. Lo Statuto di Roma, che ha istituito la Corte Penale Internazionale, definisce i crimini contro l’umanità come lo sterminio o altri crimini di massa contro qualsiasi popolazione civile. Il crimine di genocidio è stato definito nel 1948 dalle Nazioni Unite come “l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale”.

Quindi, per dimostrare che è in atto un genocidio, dobbiamo dimostrare sia l’intento di distruggere sia che l’azione distruttiva si sta svolgendo contro un particolare gruppo. Il genocidio come concetto giuridico si differenzia dalla pulizia etnica in quanto quest’ultima, che non è stata riconosciuta come crimine a sé stante dal diritto internazionale, mira a rimuovere una popolazione da un territorio, spesso in modo violento, mentre il genocidio mira a distruggere quella popolazione ovunque si trovi. In realtà, ognuna di queste situazioni – e in particolare la pulizia etnica – può degenerare in genocidio, come è accaduto nell’Olocausto, che è iniziato con l’intenzione di rimuovere gli ebrei dai territori controllati dalla Germania e si è trasformato nell’intenzione di sterminarli fisicamente.

La mia più grande preoccupazione nell’assistere allo svolgimento della guerra tra Israele e Gaza è che ci sia un intento genocida, che può facilmente trasformarsi in un’azione genocida. Il 7 ottobre, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che i gazawi avrebbero pagato un “prezzo enorme” per le azioni di Hamas, e che le Forze di Difesa Israeliane, o IDF, avrebbero trasformato parti dei centri urbani densamente popolati di Gaza “in macerie“. Il 28 ottobre, citando il Deuteronomio, ha aggiunto: “Dovete ricordare ciò che Amalek vi ha fatto”. Come molti israeliani sanno, per vendicare l’attacco di Amalek, la Bibbia invita a “uccidere uomini e donne, neonati e lattanti”.

Il linguaggio estremamente allarmante non finisce qui. Il 9 ottobre, il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato: “Stiamo combattendo contro animali umani e ci comportiamo di conseguenza”, un’affermazione che indica disumanizzazione e che ha echi di genocidio. Il giorno dopo, il capo del coordinamento delle attività governative dell’esercito israeliano nei territori, il Mag. Gen. Ghassan Alian, si è rivolto alla popolazione di Gaza in arabo: “Gli animali umani devono essere trattati come tali”, ha detto, aggiungendo: “Non ci saranno né elettricità né acqua. Ci sarà solo distruzione. Volevate l’inferno, avrete l’inferno”.

Lo stesso giorno, il Mag. Gen. in pensione Giora Eiland ha scritto sul quotidiano Yedioth Ahronoth: “Lo Stato di Israele non ha altra scelta che trasformare Gaza in un luogo in cui sia temporaneamente o permanentemente impossibile vivere”. E ha aggiunto: “Creare una grave crisi umanitaria a Gaza è un mezzo necessario per raggiungere l’obiettivo”. In un altro articolo, ha scritto che “Gaza diventerà un luogo dove nessun essere umano potrà esistere”. A quanto pare, nessun politico o rappresentante dell’esercito ha denunciato questa dichiarazione. Potrei citarne molte altre.

Messe insieme, queste dichiarazioni potrebbero essere facilmente interpretate come indicative di un intento genocida. Ma il genocidio è effettivamente in atto? I comandanti militari israeliani insistono sul fatto che stanno cercando di limitare le vittime civili e attribuiscono il gran numero di morti e feriti palestinesi alle tattiche di Hamas di usare i civili come scudi umani e di collocare i loro centri di comando sotto strutture umanitarie come gli ospedali.

Ma il 13 ottobre, secondo quanto riferito, il Ministero dell’Intelligence israeliano ha presentato una proposta per trasferire l’intera popolazione della Striscia di Gaza nella penisola del Sinai, controllata dall’Egitto (l’ufficio di Netanyahu ha detto che si trattava di un “documento concettuale”). Gli elementi di estrema destra del governo – rappresentati anche nell’IDF – celebrano la guerra come un’opportunità per liberarsi completamente dei palestinesi. Questo mese è emerso sui social media un video in cui il capitano Amichai Friedman, un rabbino della Brigata Nahal, dice a un gruppo di soldati che è ormai chiaro che “questa terra è nostra, tutta la terra, compresa Gaza, compreso il Libano”. Le truppe hanno applaudito entusiaste; ma l’esercito ha dichiarato che il suo comportamento “non è in linea” con i suoi valori e le sue direttive.

Perciò, anche se non possiamo dire che l’esercito stia prendendo esplicitamente di mira i civili palestinesi, funzionalmente e retoricamente potremmo assistere a un’operazione di pulizia etnica che potrebbe rapidamente degenerare in genocidio, come è accaduto più di una volta in passato.

Niente di tutto questo viene dal nulla. Negli ultimi mesi ho sofferto molto per l’evolversi degli eventi in Israele. Il 4 agosto io e diversi colleghi abbiamo diffuso una petizione in cui si avvertiva che il tentativo di colpo di Stato da parte del governo Netanyahu aveva lo scopo di perpetuare l’occupazione israeliana della terra palestinese. La petizione è stata firmata da quasi 2.500 studiosi, membri del clero e personalità pubbliche, disgustati dalla retorica razzista dei membri del governo, dai suoi sforzi antidemocratici e dalla crescente violenza dei coloni, apparentemente sostenuti dall’IDF, contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Ciò di cui mettevamo in guardia – che sarebbe stato impossibile ignorare senza conseguenze, l’occupazione e l’oppressione di milioni di persone per 56 anni e l’assedio di Gaza per 16 anni – ci è esploso in faccia il 7 ottobre. Dopo il massacro di civili ebrei innocenti da parte di Hamas, il nostro stesso gruppo ha pubblicato una seconda petizione che denunciava i crimini commessi da Hamas e chiedeva al governo israeliano di desistere dal perpetrare violenze e uccisioni di massa su civili palestinesi innocenti a Gaza in risposta alla crisi. Abbiamo scritto che l’unico modo per porre fine a questi cicli di violenza è cercare un compromesso politico con i palestinesi e porre fine all’occupazione.

È tempo che i leader e gli studiosi delle istituzioni dedicate alla ricerca e alla commemorazione dell’Olocausto mettano pubblicamente in guardia dalla retorica piena di rabbia e vendetta che disumanizza la popolazione di Gaza e ne chiede l’estinzione. È tempo di parlare contro l’escalation di violenza in Cisgiordania, perpetrata dai coloni israeliani e dalle truppe dell’IDF, che ora sembra scivolare verso la pulizia etnica sotto la copertura della guerra a Gaza; secondo quanto riferito, sotto le minacce dei coloni, diversi villaggi palestinesi sono stati costretti all’auto-evacuazione.

Esorto istituzioni prestigiose come lo United States Holocaust Memorial Museum di Washington e lo Yad Vashem di Gerusalemme a intervenire ora e a essere in prima linea nel mettere in guardia contro i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, la pulizia etnica e il crimine di tutti i crimini, il genocidio.

Se crediamo davvero che l’Olocausto ci abbia dato una lezione sulla necessità – o, in realtà, sul dovere – di preservare la nostra umanità e la nostra dignità proteggendo quelle degli altri, questo è il momento di alzarsi e di alzare la voce, prima che la leadership di Israele faccia sprofondare il Paese e i suoi vicini nell’abisso.

C’è ancora tempo per impedire che Israele lasci che le sue azioni diventino un genocidio. Non possiamo aspettare un momento di più.

Omer Bartov è professore di Studi dell’Olocausto e Genocidio alla Brown University.

https://www.nytimes.com/2023/11/10/opinion/israel-gaza-genocide-war.html

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio