di George Anton,
31 ottobre 2023.
La pace sia con tutti voi, sono George Antoun, sposato e padre di tre figlie. Lavoro alla Caritas di Gaza come direttore amministrativo. All’inizio ricevevamo avvisi telefonici o tramite registrazioni per evacuare i luoghi in cui vivevamo, messaggi che ho ricevuto personalmente perché la mia casa si trovava in zone prese di mira. Siamo stati costretti a stabilirci e rifugiarci in chiesa finché la situazione non si è calmata, ma la guerra continua ancora, le bombe continuano a colpire.
Abbiamo ricevuto una chiamata diretta dal Sig. Anton Asfar, Segretario Generale di Caritas Gerusalemme, che ha espresso la sua piena disponibilità a venire incontro ai bisogni della comunità cristiana e di tutti coloro che si trovano sfollati nelle chiese. La risposta di Caritas Gerusalemme è stata rapida. Abbiamo istituito due cliniche, una nella Chiesa cattolica e l’altra nella Chiesa ortodossa, e abbiamo portato tutti i medicinali e le attrezzature mediche necessarie per soddisfare i bisogni della gente.
Man mano che la situazione si faceva tesa, le notti diventavano davvero miserabili, terrificanti e spaventose per tutti, donne e bambini. Abbiamo dormito solo poche ore in questi ventuno giorni, perché non sappiamo dove sarà il prossimo attacco e non sappiamo chi sarà il bersaglio. Adesso stiamo andando incontro alle necessità e ai bisogni della comunità, e non sappiamo se troveremo vivi i nostri bambini e le nostre donne. Siamo riusciti a portare letti per i malati all’interno della chiesa, e il loro numero è grande. Ci sono anche tanti feriti arrivati da noi, e sono tante le malattie che si diffondono velocemente a causa degli spazi limitati e della scarsità delle risorse, soprattutto dell’acqua.
Siamo qui in tanti, e grande è la richiesta di acqua, che però non è disponibile. L’elettricità è ancora tagliata e facciamo affidamento sul generatore della chiesa per caricare i nostri telefoni e computer per le comunicazioni più importanti.
La vita è diventata molto miserabile e molto confusa. Ci sono bombardamenti giorno e notte. Sentiamo di famiglie le cui case sono state completamente distrutte, e ci sono case che sono state parzialmente distrutte, e tra queste case c’è la mia casa. È stata parzialmente distrutta ma è diventata invivibile. Questo è un grosso peso per noi, e soprattutto pensando a dopo la guerra. Ci sono anche case che crollano addosso ai loro abitanti senza preavviso, e senza che chi le abita abbia il minimo presentimento di star vivendo gli ultimi istanti della sua vita.
Dopo che l’ospedale Al-Ahli è stato bombardato e la chiesa ortodossa è stata bombardata, eravamo tutti terrorizzati e credevamo che non ci fosse un posto sicuro a Gaza. Ora stiamo aspettando che colpiscano l’area intorno a noi o anche la chiesa. Stiamo vivendo momenti di morte. Veramente aspettiamo la morte in qualsiasi momento, ci aspettiamo di essere eliminati in qualsiasi momento, e siamo civili indifesi che non sanno neanche il perchè di tutto ciò. Siamo contre la violenza, da qualsiasi parte provenga, denunciamo chi prende di mira gli innocenti, i civili e tutti gli attacchi che avvengono contro persone innocenti. Contro donne, bambini e anziani. Noi vogliamo solo la pace.
Papa Francesco non ci ha lasciato dal primo momento, ed è in costante contatto con la Chiesa di Gaza, e da qui presento un messaggio a tutta la Chiesa e a Papa Francesco personalmente e dico loro: moriremo se la chiesa non ci protegge. Ringraziamo tutti coloro che hanno comunicato con noi e tutti coloro che hanno contribuito a sostenerci nella nostra sopravvivenza e fermezza. Non lasceremo la chiesa. Rimarremo nella chiesa, perché è lì che siamo. Ci sentiamo al sicuro qui.
La nostra presenza a Gaza dipende dalla nostra permanenza all’interno della Chiesa. Siamo innocenti, i nostri figli sono innocenti, vogliamo lavorare per servire la società. Vogliamo lavorare per servire l’umanità. Come potete sentire, siamo sempre sotto bombardamenti. Proviamo sempre terrore e paura. Non sappiamo dove sarà il prossimo bombardamento. Per favore pregate per noi. Restate con noi, anche se le comunicazioni vengono nuovamente interrotte. Abbiamo vissuto due giorni di terrore e paura. Siamo morti mentre eravamo vivi, per favore pregate per noi. Restate con noi, sosteneteci.
George Anton è Direttore amministrativo del Caritas Medical Center di Gaza.
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