Israele respinge migliaia di lavoratori transfrontalieri detenuti verso Gaza devastata dalla guerra

Nov 4, 2023 | Notizie

di Al Jazeera Staff,

Al Jazeera, 3 novembre 2023

I lavoratori transfrontalieri tornano attraverso il valico di Kerem Shalom dopo essere stati detenuti e maltrattati in Israele.

Lavoratori palestinesi arrivano a Gaza dal valico di frontiera di Kerem Shalom dopo essere stati rimandati da Israele nella Striscia [Ibraheem Abu Mustafa/Reuters].

Secondo i media, migliaia di palestinesi di Gaza, che in precedenza lavoravano in Israele e nella Cisgiordania occupata e che poi sono stati arrestati da Israele, sono stati respinti nell’enclave devastata dalla guerra.

Alcuni filmati hanno mostrato il ritorno, venerdì, di lavoratori attraverso il valico israeliano di Karem Abu Salem (Kerem Shalom), a est del valico di Rafah che si trova tra la Striscia di Gaza assediata e l’Egitto.

Questo dopo che l’ufficio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato giovedì sera che “i lavoratori di Gaza che si trovavano in Israele il giorno dello scoppio della guerra saranno rimpatriati a Gaza”.

I lavoratori che sono rientrati nell’enclave palestinese hanno detto di essere stati detenuti e maltrattati dalle autorità israeliane in seguito all’attacco del 7 ottobre contro il sud di Israele compiuto da Hamas, il gruppo che governa Gaza. Alcuni avevano ancora degli adesivi di plastica con dei numeri intorno alle gambe.

“Eravamo soliti far loro da camerieri, lavorare per loro, nelle case, nei ristoranti e nei mercati in cambio di paghe molto basse e, nonostante questo, siamo stati umiliati”, ha detto Jamal Ismail, un lavoratore proveniente dal campo profughi di Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale.

Quelli provenienti dalle aree settentrionali di Gaza dovranno rimanere nel sud perché le forze israeliane hanno completato, nella tarda serata di giovedì, il taglio delle strade che collegavano le due parti dell’enclave, come riferito da funzionari palestinesi.

Prima dello scoppio della guerra, circa 18.500 residenti di Gaza erano in possesso di permessi per lavorare fuori dalla Striscia assediata.

Il numero esatto di lavoratori presenti in Israele all’inizio delle ostilità rimane sconosciuto, ma si pensa che migliaia di loro siano stati radunati dall’esercito israeliano e trasferiti come detenuti in località non rivelate.

Jessica Montell, direttrice esecutiva dell’organizzazione israeliana per i diritti umani HaMoked, ha dichiarato ad Al Jazeera in ottobre che più di 400 famiglie e amici di lavoratori scomparsi da Gaza si sono messi in contatto con HaMoked dall’inizio della guerra.

Un gruppo di sei organizzazioni locali, tra cui HaMoked, ha presentato una petizione all’Alta Corte israeliana affinché fossero resi noti i nomi e l’ubicazione dei lavoratori detenuti in Israele e affinché fossero garantite loro condizioni di detenzione umane.

Secondo i firmatari della petizione, alcuni dei palestinesi sono stati detenuti nella zona di Almon e a Ofer, vicino a Ramallah, e a Sde Teyman, vicino a Beer al-Sabe (Be’er Sheva), nel deserto meridionale del Naqab o Negev.

Alan Fisher di Al Jazeera, in collegamento da Gerusalemme Est, afferma che l’iniziativa legale dei gruppi per i diritti umani sembra aver convinto Israele a rilasciare i lavoratori, circa 3.200 dei quali sono stati portati al valico di Kerem Shalom.

Le stesse organizzazioni per i diritti umani stanno ora dicendo che mandarli a Gaza potrebbe finire per essere una condanna a morte, ha riferito Alan Fisher.

Anche le Nazioni Unite si sono dette preoccupate. “Sono stati rimandati indietro, senza sapere esattamente dove andranno” né se “hanno anche una casa dove andare”. “Siamo profondamente preoccupati per questo”, ha detto la portavoce dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Elizabeth Throssell in una conferenza stampa.

https://www.aljazeera.com/news/2023/11/3/thousands-of-workers-sent-back-from-israel-occupied-west-bank-to-gaza

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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