Rivelato il piano di Israele per la pulzia etnica dei palestinesi da Gaza

Ott 26, 2023 | Notizie

da Palestinian Anti-Apartheid Movement,

Antiapartheidmovement,  25 ottobre 2023. 

Il 24 ottobre il Segretario Generale delle Nazioni Unite si è rivolto al Consiglio di Sicurezza riconoscendo che la recente crisi “non è avvenuta nel vuoto”. Il contesto cruciale comprende 16 anni di assedio israeliano illegale, 56 anni di occupazione militare israeliana brutale e illegale e 75 anni di apartheid israeliano. L’attuale guerra “genocida” di Israele contro Gaza ha le sue radici in questa storia ed è legata al trasferimento e all’espropriazione forzata dei palestinesi nella Cisgiordania occupata (soprattutto a Gerusalemme Est e dintorni, nella Valle del Giordano e nelle Colline a Sud di Hebron), così come in Galilea e nel Naqab (Negev).

Piani di pulizia etnica a Gaza

Il 25 ottobre, un importante giornale israeliano ha rivelato un piano israeliano per la pulizia etnica dei 2,3 milioni di palestinesi, o della maggior parte di essi, che verrebbero trasferiti dalla Striscia di Gaza occupata e assediata all’Egitto. Il documento appena divulgato, prodotto dall’ufficio del Ministro israeliano dell’Intelligence, raccomanda il trasferimento forzato -dopo l’attuale offensiva di Israele a Gaza- che avrebe risultati “positivi e strategici a lungo termine”. 

Funzionari israeliani -attuali o non più in carica- sottoscrivono piani simili. Giora Eiland, ex capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano, ha proposto che ai palestinesi di Gaza sia ordinato di “partire per l’Egitto o radunarsi in riva al mare” mentre Israele rende il territorio “temporaneamente o permanentemente impossibile da abitare”. L’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Danny Ayalon, ha sostenuto che “i gazawi hanno ampie aree nel Sinai in cui possono evacuare” e dove la comunità internazionale può “allestire tendopoli per loro“. Il ministro dell’Energia Israel Katz ha dato istruzioni a “tutta la popolazione civile” di Gaza di “andarsene immediatamente”. Il deputato del Likud Ariel Kallner ha auspicato per Gaza “una Nakba che oscuri la Nakba del 48”. Nel 2014, il vicepresidente del parlamento israeliano Moshe Feiglin aveva presentato un piano simile.

Quando Israele ha ordinato a 1,1 milioni di palestinesi di “evacuare” il nord di Gaza e di dirigersi verso sud, un think tank strettamente legato all’ufficio del premier israeliano Netanyahu e guidato da ex funzionari della sicurezza nazionale ha proposto un piano per il “reinsediamento e il recupero finale in Egitto dell’intera popolazione di Gaza”. Reagendo a questo piano, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati [Francesca Albanese] ha messo in guardia da una “pulizia etnica di massa”.

L’Egitto, sostenuto dalla Lega Araba e dall’Organizzazione della Cooperazione Islamica, ha respinto con decisione questi piani israeliani, ricordando a Israele, la Potenza Occupante, che lo sfollamento forzato dei palestinesi costituisce un crimine di guerra.

Questi piani israeliani di pulizia etnica, attuali e precedenti, riflettono quella che i palestinesi chiamano una “Nakba continua” di spostamenti forzati ed espropriazioni senza fine. Lo scorso marzo, il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, un sedicente “fascista“, ha chiesto la cancellazione della città palestinese di Huwara. Più tardi, nello stesso mese, ha affermato che “non esiste” un popolo palestinese. Nel 2017, aveva proposto la creazione di “una realtà chiara e irreversibile [della teocrazia ebraica] sul terreno” per porre fine a qualsiasi “illusione di uno Stato palestinese”.

Anno mortale in Cisgiordania

Durante l’estate, tre comunità palestinesi in Cisgiordania sono state sottoposte a pulizia etnica. Dal 7 ottobre, sotto la copertura della “guerra” e con un’impunità senza precedenti basata sul sostegno militare, finanziario e diplomatico degli Stati Uniti e delle principali potenze europee, i fanatici coloni israeliani, incoraggiati e favoriti dal governo di estrema destra di Israele, hanno sfollato con la forza almeno 82 famiglie palestinesi dai villaggi della Cisgiordania occupata.

Anche se su scala completamente diversa, i crimini di guerra israeliani in corso in Cisgiordania hanno subito un’accelerazione dal 7 ottobre. Ma anche prima, il 2023 era già uno degli anni più letali in termini di uccisioni di palestinesi da parte delle forze israeliane e dei coloni, nonché l’anno più letale mai registrato per i bambini palestinesi in Cisgiordania. Dal 7 ottobre, oltre 100 palestinesi, compresi i bambini, sono stati uccisi in Cisgiordania dalle forze israeliane e dai coloni. Mentre la politica israeliana di detenzione arbitraria e tortura è stata dilagante per decenni, dopo il 7 ottobre queste pratiche criminali hanno preso una piega orrenda, paragonabile solo alle torture nella prigione statunitense di Abu Ghraib in Iraq.

La fame come arma

Il piano di pulizia etnica di Israele è un’espressione del suo “intento genocida”, come rilevato da importanti studiosi internazionali, tra cui esperti di genocidio, e da organizzazioni per i diritti umani statunitensi e palestinesi. Oxfam ha appena pubblicato un rapporto che conferma le prove delle organizzazioni palestinesi sull’”uso della fame come arma di guerra” da parte di Israele contro i civili di Gaza. Lo studioso israeliano di genocidi Raz Segal ha descritto la situazione di Gaza come “un caso da manuale di genocidio“, mentre esperti delle Nazioni Unite hanno chiesto di “prevenire il genocidio”.

Stati come il Sudafrica e l’Algeria hanno condannato la guerra genocida di Israele a Gaza durante il dibattito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 24 ottobre. Altri Stati hanno sottolineato le sistematiche violazioni del diritto internazionale, compresi i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da Israele contro i palestinesi.

“Quando si instaura un rapporto di oppressione, la violenza è già iniziata. Mai nella storia la violenza è stata iniziata dagli oppressi…. la violenza è iniziata da coloro che opprimono, che sfruttano, che non riconoscono gli altri come persone – non da coloro che sono oppressi, sfruttati e non riconosciuti”. Il filosofo brasiliano Paulo Freire

Il cessate il fuoco è una necessità urgente

Il regime israeliano di 75 anni di colonialismo e apartheid, causa principale della violenza attuale, deve essere affrontato per porre fine a tutte le violenze e per consentire al popolo palestinese di esercitare il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione e al ritorno dei rifugiati, come previsto dalla risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un cessate il fuoco a Gaza e il rispetto del diritto internazionale sono una necessità immediata. Se Israele si rifiuta, l’esperto delle Nazioni Unite sui Diritti Abitativi suggerisce che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “destituisca Israele [dal suo seggio ONU] per ottenere un cessate il fuoco e [il rispetto] del diritto internazionale”, come fece “nel 1974 con il Sudafrica dell’apartheid”.

Questo aggiornamento fa seguito al Policy Brief URGENTE del 23 ottobre, che illustra le richieste della società civile palestinese.

https://antiapartheidmovement.net/updates/view/revealed-israels-plan-for-ethnic-cleansing-of-palestinians-from-gaza-urgent-policy-brief-update/23

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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1 commento

  1. piera

    sono estremamente addolorata per quanto sta succedendo a Gaza!!!!

    Rispondi

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