I misteri del 7 ottobre

Ott 25, 2023 | Notizie

di Seymour Hersh,

Substack Seymour Hersh, 24 ottobre 2023. 

Mentre Hamas rilascia gli ostaggi e Israele continua a bombardare Gaza, molte domande rimangono senza risposta.

Nurit Cooper e Yocheved Lifshitz, prese in ostaggio da Hamas il 7 ottobre e rilasciate lunedì, arrivano in elicottero all’ospedale Ichilov di Tel Aviv. Alexi J. Rosenfeld/Getty Images.

Una decina di anni fa, durante un viaggio in Medio Oriente, io e mia moglie stavamo condividendo una cena a base di pizza in un hotel di Gerusalemme con un giornalista americano e un fotografo che erano appena tornati da un reportage a Gaza City. Si unirono a noi un conduttore di una delle reti televisive americane e sua moglie. A un certo punto il giornalista e il fotografo hanno chiacchierato in arabo con il nostro cameriere e queste chiacchiere hanno spinto un signore di mezza età in giacca e cravatta, che stava cenando da solo, ad avvicinarsi al nostro tavolo e a chiedere di potersi unire a noi. Ci ha spiegato che era un ufficiale dei servizi segreti dell’esercito americano, un colonnello, assegnato al consolato americano di Gerusalemme e che la sua missione era di fare rapporto su Gaza. L’unico problema, ha detto, era che non gli era permesso di recarsi effettivamente a Gaza e così, quando ha sentito i giornalisti parlare della loro visita lì, ha voluto saperne di più.

Lo abbiamo invitato a unirsi a noi e il colonnello ha ricevuto un briefing sulle privazioni e la disperazione che i giornalisti avevano trovato.

Gaza e Hamas, il gruppo islamista che guida il territorio dal 2007, rimangono ancora oggi argomenti oscuri e confusi come lo erano allora. Perché il 7 ottobre Hamas ha compiuto un’incursione di prima mattina in quelli che si sono rivelati essere una serie di kibbutz non sorvegliati nel sud di Israele? Perché quella mattina erano in servizio solo pochi soldati israeliani?

I media non conoscono tutta la storia. Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu non dice nulla sull’incapacità di Israele di difendere i propri cittadini, anche se alcuni generali di primo piano si sono pubblicamente scusati per il loro fallimento, e Hamas ha insistito sul fatto che la missione che aveva autorizzato aveva come unico scopo la cattura di alcuni soldati israeliani da utilizzare per un eventuale scambio di prigionieri. Gli agenti di Hamas hanno iniziato l’operazione la mattina presto del 7 ottobre, facendo esplodere le recinzioni non sorvegliate che separano Gaza da Israele.

Hamas ha anche affermato che gran parte del caos è stato causato da altri gruppi terroristici e dai cittadini di Gaza che si sono riversati attraverso i cancelli e le recinzioni abbattute, senza che i soldati israeliani potessero fermarli. È stato ampiamente riportato che Israele, su iniziativa del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, stava finanziando Hamas, attraverso fondi forniti dal Qatar, nella convinzione che un Hamas forte avrebbe reso improbabile una soluzione a due Stati, a lungo auspicata da alcuni politici a Washington.

Oggi siamo a questo punto. Israele sta trasformando la città di Gaza in macerie, attraverso continui bombardamenti, e sta pianificando un’invasione di terra nel prossimo futuro. Un funzionario americano ben informato mi ha riferito che la leadership israeliana sta prendendo in considerazione la possibilità di allagare il vasto sistema di tunnel di Hamas prima di inviarci le sue truppe, molte delle quali hanno avuto solo poche settimane di addestramento alle manovre e al coordinamento necessari per l’invasione. Un atto del genere potrebbe significare che Israele è pronto a perdere gli ostaggi ancora in pericolo.

Dove siano gli oltre duecento ostaggi stimati è una questione aperta. Israele parla solo della fine del regime di Hamas, che finora ha rilasciato quattro ostaggi. Ieri sono stati rilasciate due anziane israeliane, senza che si sappia di alcuna richiesta.

Il rilascio è stato il secondo in tre giorni. Il primo riguardava due americane, una madre e la figlia adolescente, che sembravano in buona salute. Tutte e quattro sono state consegnate al Comitato Internazionale della Croce Rossa. Il funzionario americano mi ha detto che la leadership israeliana si aspetta che presto ne arrivino altri. I rilasci potrebbero essere un segno che la leadership di Hamas si sente sotto pressione a causa degli incessanti bombardamenti, che si ritiene siano precursori di un attacco di terra da parte di Israele. Potrebbero anche essere il segno che Hamas non ha intenzione di lasciare che siano i bombardamenti israeliani a dettare la sua politica degli ostaggi. Ci sono stati colloqui segreti su un rilascio più ampio di prigionieri israeliani da quando i primi camion di aiuti delle Nazioni Unite hanno iniziato ad passare dall’Egitto al sud di Gaza, dove erano in attesa fino a un milione di rifugiati affamati e assetati.

Il carico completo di aiuti avrebbe dovuto essere consegnato direttamente ai rappresentanti della Croce Rossa che si trovavano già a Gaza City, mi ha detto il funzionario americano, “ma i funzionari egiziani delle Nazioni Unite ne volevano una parte e anche Hamas”. Il funzionario ha detto che dopo un lungo tira e molla, alla fine della settimana scorsa è stato raggiunto un accordo. La distribuzione dei beni sarebbe stata lasciata nelle mani dei funzionari della Croce Rossa a Gaza City, mentre Hamas avrebbe inviato la sua parte ai suoi combattenti nei tunnel e alle loro famiglie”, ha detto il funzionario. Il resto andrebbe agli alti compari, cioè ai membri di spicco della leadership di Hamas. In cambio, Hamas avrebbe rilasciato altri dieci ostaggi al momento del trasferimento effettivo dei beni. Non si sa se tra gli ostaggi da rilasciare ci fossero anche degli americani.

Il funzionario americano che ha illustrato la trattativa non sa perché l’accordo sia saltato. Ma escludeva l’avidità di cui si diceva. “Gli egiziani e le fazioni palestinesi stavano combattendo per i beni di soccorso”, mi ha detto, “mentre i bisognosi che vivono senza acqua potabile e cibo continueranno a soffrire”.

Una grave complicazione che non è stata discussa pubblicamente dopo l’attacco del 7 ottobre è che gli uomini delle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, non sono stati gli unici aggressori o raccoglitori di ostaggi in un giorno in cui non c’era alcuna presenza dell’esercito israeliano nei kibbutz e nei villaggi attaccati per almeno otto ore.

“Sappiamo”, mi ha detto il funzionario americano, “che la Brigata dei Martiri di al-Aqsa ha partecipato”. Si riferiva a una coalizione di gruppi armati palestinesi che sono stati designati come organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, da Israele, dall’Unione Europea e da numerose altre nazioni nel mondo. (Anche Hamas è stato designato come gruppo terroristico dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea).

“L’attacco è stato una sorpresa per la leadership civile di Hamas? No. Era stato pianificato e coordinato da tempo. Gli altri fanatici con un passato da terroristi sono stati arruolati per unire le forze. Si aspettavano un successo? No. La forza d’attacco ha commesso atrocità eclatanti? Si. Questo non era previsto da Hamas? No. Tutte le parti coinvolte hanno proclamato la loro intenzione e l’hanno dimostrata con le loro tattiche negli ultimi vent’anni. Gli israeliani reagiranno e distruggeranno Hamas? Sì. Sono giustificati a farlo? La creazione di uno Stato ebraico era forse giustificata? La risposta alla seconda domanda risponde anche alla prima”. Ha poi proseguito: “I rifugiati moriranno di fame? No. La simpatia dell’opinione pubblica per la loro autentica sofferenza salverà la situazione”.

Ho sentito anche un resoconto di come l’attacco del 7 ottobre, pianificato da tempo, sia sfuggito al controllo, secondo un esperto di lunga data di politica mediorientale che non ha accesso alle valutazioni dell’intelligence americana. “L’obiettivo dell’operazione palestinese”, mi ha detto, “era esattamente quello che è poi successo: un’operazione militare scioccante e geniale che ha umiliato gli israeliani e li ha scossi fino alle fondamenta. I comandanti militari di Hamas avevano una mappa delle basi [all’interno di Israele] e volevano prendere i server dei computer con tutte le informazioni potenzialmente compromettenti che contenevano e che probabilmente avrebbero inviato in Iran per analizzarle”.

Un altro obiettivo di Hamas, mi è stato detto, era quello di prendere prigionieri dell’esercito israeliano e costringere Israele a fare uno scambio per il rilascio di migliaia di prigionieri di Gaza e della Cisgiordania, rompere l’assedio di Gaza e continuare a competere con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, inizialmente designata dagli accordi di Oslo del 1993 per controllare la Cisgiordania e Gaza. “Un ulteriore vantaggio di un attacco riuscito”, ha detto l’esperto, “sarebbe stato quello di soffocare i colloqui di normalizzazione in corso tra Arabia Saudita e Israele”.

L’ala Qassam di Hamas ha iniziato l’attacco lanciando razzi per distrarre l’esercito israeliano e poi ha messo fuori uso il sistema elettronico che sorvegliava 24 ore su 24 la recinzione intorno a Gaza. I combattenti di Hamas che si sono riversati attraverso la recinzione distrutta sono stati presto seguiti dai residenti locali di Gaza City che, in preda alla rabbia verso Israele, non vedevano l’ora di unirsi all’assalto, così come i membri di altri gruppi di resistenza della Striscia di Gaza. L’esperto ha detto che l’attacco alla festa da ballo notturna – 60 giovani israeliani sono stati massacrati quella mattina – non faceva parte del piano iniziale, ma nessuno nega che, pianificati o meno, gli omicidi alla festa da ballo e negli insediamenti israeliani sono in ultima analisi responsabilità di Hamas.

Dal punto di vista di Hamas, ha aggiunto l’esperto, “qualunque cosa facciano gli israeliani” in risposta al massacro scatenato da Hamas – attaccare in forze con le truppe di terra o continuare a bombardare a tappeto la città di Gaza – il raid del 7 ottobre è stato un’azione dalla quale la Forza di Difesa israeliana non può riprendersi. L’esperto mi ha detto che “Israele che chiama gli Stati Uniti perché facciano minacce e inviino portaerei fa solo apparire Israele più debole”. L’esperto ha aggiunto che la leadership di Hamas comprende che Israele potrebbe dover invadere Gaza nell’immediato futuro, e dichiarare la vittoria a prescindere dal numero di vittime, se non altro per rassicurare la popolazione traumatizzata.

L’esperto ha detto che la questione critica per l’esercito israeliano oggi, secondo la leadership di Hamas, è che un’incursione pianificata da Hamas con l’obiettivo di catturare soldati dell’IDF “si è trasformata in un’apertura della prigione a cielo aperto”. La notizia della penetrazione incontrastata degli attaccanti iniziali di Hamas si è rapidamente diffusa in tutta Gaza, e gruppi spontanei di gazawi e squadre di martiri frettolosamente formate si sono riversate attraverso la recinzione abbattuta. Il risultato, ha detto l’esperto, ha trasformato “l’operazione in un successo catastrofico”.

Più di 200 ostaggi sono stati portati via – si può vedere il loro rapimento in vari video che sono comparsi – sul retro di una moto o di una bicicletta o incastrati in auto, e ora si ritiene che siano sparsi in tunnel sotterranei o in case private in tutta Gaza. Il loro destino potrebbe restare del tutto sconosciuto.

Ci sono decine di video che testimoniano quello che è stato chiaramente un attacco rischioso, riuscito a causa di un incredibile fallimento delle Forze di Difesa israeliane che finora non ha portato alla punizione di un solo ufficiale dell’esercito israeliano. Questa possibilità – che l’obiettivo di Hamas, inizialmente limitato, si sia trasformato nell’orrore che è stato essenzialmente a causa del fallimento dell’IDF – non è ancora stata riconosciuta dalla leadership militare e politica di Israele. Essi ritengono, come ha detto l’esperto, che Hamas e altre fazioni abbiano fatto irruzione da Gaza in Israele con l’ordine specifico di uccidere e rapire il maggior numero possibile di civili e di soldati.

L’11 ottobre, Tal Heinrich, il portavoce di Netanyahu, ha aggiunto al furore degli israeliani la notizia che l’IDF, presumibilmente mentre andava di casa in casa alla ricerca di sopravvissuti, ha trovato neonati e bambini israeliani con le “teste decapitate”. Netanhayu avrebbe raccontato questa storia al Presidente Biden durante uno dei loro incontri di questo mese. Hamas ha immediatamente smentito la notizia, che per breve tempo ha dominato le cronache americane. Un portavoce del governo israeliano ha annunciato il giorno successivo di non poter confermare che gli aggressori di Hamas abbiano tagliato la testa ai bambini.

Qualunque sia la verità, l’opinione pubblica israeliana è tormentata come mai prima d’ora da domande sulla capacità del governo israeliano di proteggere i suoi cittadini. In cambio, è sottoposta a escandescenze e bellicosità da parte del primo ministro che, a differenza dei suoi alti generali e del capo dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna israeliana, si è rifiutato finora di assumersi pubblicamente la responsabilità dei fallimenti militari e di intelligence del 7 ottobre. Un recente sondaggio d’opinione in Israele ha mostrato che Netanyahu ha il sostegno del 29% del suo paese.

https://seymourhersh.substack.com/p/the-mysteries-of-october-7

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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