A Gaza, Israele corre verso l’abisso morale

Ott 24, 2023 | Notizie, Riflessioni

di Michael Sfard,

Haaretz, 23 ottobre 2023.  

I membri della famiglia al-Zanati, uccisi in seguito a un attacco israeliano, vengono portati in un veicolo in attesa di essere condotti al cimitero di Khan Yunis. 23 ottobre 2023. MAHMUD HAMS – AFP

La corruzione morale è un meccanismo che alimenta e giustifica se stesso in un ciclo che può diventare infinito senza un intervento energico e perseverante.

Per noi israeliani, i 75 anni di status di rifugiato che abbiamo imposto a milioni di palestinesi, i 56 anni di occupazione che abbiamo imposto ad altri milioni di persone e i 16 anni di assedio che abbiamo imposto ai milioni di palestinesi di Gaza hanno eroso i nostri principi morali. Hanno normalizzato una situazione in cui ci sono persone che valgono meno di altre. Molto meno.

La corruzione di solito si muove nelle profondità dell’abisso a una velocità costante con spaventosi periodi di accelerazione, ma ci sono anche momenti di speranza per un rallentamento – fino al sabato nero del 7 ottobre.

Un uomo tiene in braccio il corpo del suo bambino ucciso in un attacco israeliano, all’obitorio dell’ospedale Al-Aqsa di Deir Balah, nella Striscia di Gaza centrale, il 22 ottobre 2023. MAHMUD HAMS – AFP

L’incomprensibile crudeltà a cui siamo stati esposti – che dimostra fino a che punto l’occupazione e l’assedio corrompono sia l’occupato che l’occupante – è penetrata nella nostra anima. E come un combustibile nucleare, ci ha portato in una spirale verso l’abisso morale.

Sono bastati pochi giorni di massacro sfrenato e sistematico di civili – bambini, donne, anziani e uomini – da parte di membri di un’organizzazione che ha perso ogni briciolo di umanità per sollevare alcune delle barriere che sembravamo ancora avere.

Un uomo trasporta il corpo di un bambino palestinese ucciso da un attacco israeliano, col pianto dei familiari, fuori da un ospedale di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. 17 ottobre 2023. MOHAMMED SALEM/ REUTERS

Israele oggi è un paese e una società in cui gli appelli a cancellare Gaza non sono solo appannaggio di persone meschine e marginali che lasciano commenti sui social media. È un paese in cui i legislatori del partito al potere invocano apertamente e spudoratamente una “seconda Nakba“, in cui il Ministro della Difesa ordina di negare acqua, cibo e carburante a milioni di civili, un paese il cui presidente, Isaac Herzog, il volto moderato di Israele, afferma che tutti i gazawi sono responsabili dei crimini di Hamas. (Se non avessi assistito di persona a questo discorso non ci avrei creduto).

A Gaza, con i suoi 2,3 milioni di abitanti, di cui oltre la metà minori, che vivono sotto un governo che combina una dittatura totalitaria con il fondamentalismo religioso, il nostro presidente non è riuscito a trovare un solo gazawi – uomo, donna o bambino – che non sia responsabile. Per fortuna nessun canale di informazione ha ordinato un sondaggio per scoprire quale percentuale della comunità ebraica sostiene la pulizia etnica a Gaza.

E forse non solo a Gaza; perché fermarsi lì? Quando la leadership politica e militare perde ogni ritegno e approva idee per dare un colpo pesante ai civili, stiamo creando una società in cui la negazione dell’umanità delle persone dall’altra parte del confine è stata ormai completata.

E quando questo accade, il disastro è vicino. L’8 ottobre abbiamo fatto un passo da gigante nella nostra campagna di corruzione morale e ora siamo pericolosamente vicini al buco nero. Non c’è niente di strano se a Gaza ci sono migliaia di morti – migliaia! – e le voci che chiedono se abbiamo fatto abbastanza per evitare di fare del male agli innocenti si sentono a malapena nel dibattito pubblico israeliano.

Un uomo trasporta il corpo di un bambino palestinese ucciso da un attacco israeliano, col pianto dei familiari, fuori da un ospedale di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. 17 ottobre 2023. MOHAMMED SALEM/ REUTERS

E non è tutto. Nessuna corruzione morale della società è diretta solo verso l’esterno. C’è sempre il nemico interno – lo stesso nemico a cui il commissario di polizia ha dichiarato guerra la settimana scorsa quando ha ordinato ai suoi subordinati di impedire con la forza le proteste contro la guerra a Gaza e contro il danneggiamento di persone innocenti. E ha proposto di deportare a Gaza i manifestanti.

È probabile che esprimere dolore per la morte dei bambini nella Striscia (ce ne sono già più di 1.700) non solo vi faccia guadagnare un posto su uno degli autobus del commissario di polizia. Vi farà anche sospendere dal lavoro o dall’università, come è successo a decine di persone nelle ultime due settimane.

E questo non è lo scenario peggiore, perché mostrare compassione per i bambini di Gaza potrebbe anche finire in un tentativo di linciaggio da parte di una folla fascista, come è successo al giornalista Israel Frey (ebbene sì, sono fiero di confessare che è un mio amico). Come definiremo il regime di un paese che tratta i suoi critici in questo modo? Io so come non definirlo.

Non lontano da noi, sulla loro strada verso il buco nero, aleggiano coloro che si definiscono membri della “sinistra progressista“. Hanno difficoltà a condannare senza esitazione – e senza ricorrere alla giustificazione del “contesto” – un’orgia satanica di distruzione di comunità civili israeliane vicino a Gaza e dei loro residenti. Alcuni blaterano addirittura che la decolonizzazione è un brutto processo; è quello che è successo in Algeria e in Kenya, per esempio.

Palestinesi che evacuano i sopravvissuti a un bombardamento israeliano su Gaza, domenica. Molto più naturale dell’umanità è il desiderio di vendetta. Hatem Moussa/AP

Ho letto questo e sono morto di vergogna. Forse non si è capito, ma la lotta per porre fine all’occupazione e ottenere l’indipendenza del popolo palestinese fa parte della lotta universale per difendere i diritti umani di tutti, non viceversa. L’idea della sacralità della vita umana, la nobile idea che ogni persona ha dei diritti fondamentali che non dovrebbero essere intaccati, non è uno strumento per realizzare l’indipendenza palestinese, ma il contrario. La libertà e l’autodeterminazione palestinese servono per contribuire a realizzare un mondo in cui le persone godono della tutela dei loro diritti e sono libere di condurre la propria vita come desiderano.

Chi è confuso su questo tema non è un umanista. Chi è confuso su questo tema non sta esprimendo una tesi morale complessa e profonda, ma sta semplicemente scivolando nel sostegno al terrore.

Essere umani è un lavoro duro. Restare umani di fronte a una crudeltà disumana è molto più difficile. Nonostante quello che spesso pensiamo, l’umanità non è una caratteristica naturale dell’uomo. Molto più naturale è il desiderio di vendicarsi, di incolpare tutti gli altri, di sganciare migliaia di bombe su di loro, di cancellarli dalla faccia della terra. La storia umana è piena di esempi, e a quanto pare non abbiamo imparato nulla.

Questi sono tempi terribili. Abbiamo vissuto un trauma orribile perpetrato da esseri umani che hanno perso la loro umanità, e ora stiamo bombardando, uccidendo e affamando persone, e soprattutto indurendo i nostri cuori fino a farli diventare di pietra. La corruzione morale non è meno pericolosa di Hamas per la nostra sopravvivenza.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-10-23/ty-article-opinion/.premium/in-gaza-israel-is-racing-to-the-moral-abyss/0000018b-57d1-d8e2-a1eb-f7d7dc100000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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