Una sopravvissuta dei kibbutz: “le forze israeliane hanno sparato ai loro civili”

Ott 17, 2023 | Notizie

di Ali Abunimah e David Sheen,

The Electronic Intifada, 16 ottobre 2023.

Yasmin Porat, sopravvissuta allo spargimento di sangue nel Kibbutz Be’eri, vicino al confine con Gaza, afferma che molti civili israeliani sono stati uccisi dalle forze israeliane stesse.

Una donna israeliana sopravvissuta all’assalto di Hamas il 7 ottobre agli insediamenti vicino al confine di Gaza afferma che i civili israeliani sono stati “senza dubbio” uccisi dalle loro stesse forze di sicurezza. È successo quando le forze israeliane si sono impegnate in feroci scontri a fuoco con i combattenti palestinesi nel Kibbutz Be’eri e hanno sparato indiscriminatamente sia contro i combattenti che contro i prigionieri israeliani. “Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi”, ha detto la donna alla radio israeliana. “C’è stato un fuoco incrociato molto, molto pesante” e persino colpi sparati da carri armati.

La donna, Yasmin Porat, 44 anni e madre di tre figli, ha detto che prima di ciò, lei e altri civili erano stati trattenuti dai palestinesi per diverse ore e trattati “umanamente”. Era fuggita dal vicino rave party “Nova”. Una registrazione della sua intervista, dal programma radiofonico Haboker Hazeh (“Questa mattina”) condotto da Aryeh Golan sull’emittente statale Kan, è circolata sui social media. L’intervista è stata tradotta da The Electronic Intifada. Dell’intervista c’è una trascrizione (in italiano) alla fine di questo articolo.

Guarda caso, l’intervista non è inclusa nella versione online di Haboker Hazeh del 15 ottobre, puntata in cui è senz’altro andata in onda. Potrebbe essere stata censurata a causa della sua natura esplosiva.

Porat, originaria di Kabri, un insediamento vicino al confine libanese, ha senza dubbio vissuto cose terribili e ha visto uccidere molti civili. Il suo partner, Tal Katz, è tra le vittime. Tuttavia, il suo resoconto mina la versione ufficiale israeliana dell’omicidio deliberato e sfrenato da parte dei combattenti palestinesi.

Sebbene non appaia più sul sito web di Kan, ci sono pochi dubbi sull’autenticità della registrazione.
Almeno un sito in lingua ebraica ha pubblicato parte dell’intervista su Twitter, ora ufficialmente chiamato X, e ha accusato Kan di funzionare come “media al servizio di Hamas”.

Porat ha raccontato inoltre la sua testimonianza anche al quotidiano israeliano Maariv. Tuttavia, l’articolo di Maariv, pubblicato il 9 ottobre, non fa alcun riferimento specifico ai civili uccisi dalle forze israeliane.

E in un’intervista di mezz’ora con l’israeliano Canale 12, giovedì, Porat parla di intensi spari dopo l’arrivo delle forze israeliane. La stessa Porat è stata colpita da una pallottola ad una coscia.

Trattati “umanamente”
Porat non solo dice a Kan che gli israeliani sono stati uccisi nel pesante contrattacco delle forze di sicurezza israeliane, ma dice che lei e altri civili prigionieri sono stati trattati bene dai combattenti palestinesi.

Porat stava partecipando al rave “Nova” quando è iniziato l’assalto di Hamas con missili e parapendii motorizzati. Lei e il suo compagno Tal Katz sono fuggiti in macchina nel vicino Kibbutz Be’eri dove hanno avuto luogo molti degli eventi che descrive nelle sue interviste ai media.

Parlando con Maariv Porev dice che lei e Katz inizialmente hanno cercato rifugio nella casa di una coppia: Adi e Hadas Dagan. Dopo che i combattenti palestinesi li hanno trovati, sono stati tutti portati in un’altra casa, dove otto persone erano già tenute prigioniere e una persona era morta.
Porat ha detto che la moglie dell’uomo morto “ci ha raccontato che quando loro [i combattenti di Hamas] hanno cercato di entrare, l’uomo ha cercato di impedirglielo e ha fatto forza sulla porta, ma loro hanno sparato alla porta e lui è rimasto ucciso. Non l’hanno giustiziato”.

“Non ci hanno abusato. Ci hanno trattato in modo molto umano”, ha spiegato Porat a un sorpreso Golan nell’intervista alla radio Kan. “Con questo intendo dire che ci hanno custodito”, ha detto. “Ci davano da bere di tanto in tanto. Quando vedevano che eravamo nervosi ci calmavano. È stato spaventoso ma nessuno ci ha trattato violentemente. Fortunatamente non mi è successo niente di simile a quello che ho sentito raccontare dai media”.

“Sono stati molto umani nei nostri confronti”, ha detto Porat nella sua intervista a Canale 12. Ha ricordato che un combattente palestinese che parlava ebraico “mi ha detto: ‘Guardami bene, non ti uccideremo. Vogliamo portarti a Gaza. Non ti uccideremo. Quindi stai tranquilla, non morirai’. Questo è quello che mi ha detto, con quelle parole”.

“Ero tranquilla perché sapevo che non mi sarebbe successo nulla”, ha aggiunto. “Ci hanno detto che non saremmo morti, che volevano portarci a Gaza e che il giorno dopo ci avrebbero riportati al confine”, ha detto Porat a Maariv.

Nell’intervista a Channel 12, Porat spiega che, sebbene le armi dei combattenti palestinesi fossero cariche, non li ha mai visti sparare ai prigionieri o minacciarli con le loro armi. Oltre a fornire ai prigionieri acqua potabile, ha detto che i combattenti li hanno lasciati uscire sul prato perché faceva caldo e non c’era l’elettricità.

Giovani e spaventati
Circa otto ore dopo l’inizio dell’attacco di Hamas e circa mezz’ora dopo la chiamata di Porat alla polizia, sono arrivate le forze israeliane e ne è seguito il caos, ha detto Porat a Kan. “All’inizio non c’erano forze di sicurezza [israeliane] con noi”, ha ricordato Porat, sottolineando che la sua prima chiamata alla polizia israeliana era rimasta senza risposta. “Siamo stati noi a chiamare la polizia, insieme ai sequestratori perché i sequestratori volevano che arrivasse la polizia. Perché il loro obiettivo era rapirci e portarci a Gaza”.

“Erano convinti che i soldati non avrebbero ucciso gli ostaggi. Quindi volevano che la polizia lasciasse uscire indenni noi e loro”, ha riferito Porat a Canale 12.

Sebbene i prigionieri israeliani fossero solo una dozzina, Porat è stata incaricata di dire alla polizia israeliana che 40 di loro erano detenuti dai combattenti di Hamas, che secondo le sue stime contavano tra i 40 e i 50 uomini, per lo più ventenni, tutti giovani e anche loro spaventati, ha detto nell’intervista a Canale 12.

Un combattente, descritto da Porat come un comandante sulla trentina, ha chiesto di parlare con la polizia e gli è stato passato un ufficiale israeliano di lingua araba. Dopo la loro breve conversazione, le circa quattro dozzine di combattenti palestinesi e la loro dozzina di prigionieri israeliani hanno atteso l’arrivo dell’esercito, mentre alcuni membri del gruppo erano usciti fuori in giardino per trovare sollievo dal caldo pomeridiano.

Grandinate di proiettili da fucili, mortai e carri armati

Le forze israeliane hanno annunciato il loro arrivo con una pioggia di colpi di arma da fuoco, cogliendo di sorpresa i combattenti e i loro prigionieri.

“Eravamo fuori e all’improvviso c’è stata una raffica di proiettili contro di noi da parte dell’unità [israeliana] YAMAM. Abbiamo iniziato tutti a correre per cercare riparo” ha continuato Porat su Canale 12. Ha detto di essersi arresa ai soldati israeliani mezz’ora dopo l’inizio del feroce scontro a fuoco che consisteva in “decine, centinaia e migliaia di proiettili e colpi di mortai che volavano in aria”, e che uno dei combattenti palestinesi, un comandante, ha deciso di arrendersi e in effetti ha usato lei come uno scudo umano.

“Comincia a togliersi di dosso l’equipaggiamento” ha ricordato Porat ad Aryeh Golan di Kan. “Mi chiama e inizia a uscire di casa con me, sotto il fuoco. In quel momento grido ai [commandos israeliani]… quando riescono a sentirmi, di smettere di sparare”.

“E poi mi hanno sentito e hanno smesso di sparare”, ha aggiunto. “Vedo gente del kibbutz sul prato. Fuori ci sono cinque o sei ostaggi stesi a terra. Proprio come pecore al macello, tra i colpi dei nostri commando e quelli dei terroristi”.

“I terroristi gli hanno sparato?” chiede Golan.

“No, sono stati uccisi dal fuoco incrociato”, risponde Porat. “Renditi conto che c’è stato un fuoco incrociato molto, molto pesante.”

Golan incalza: “Quindi le nostre forze potrebbero avergli sparato?”

“Indubbiamente”, risponde l’ex prigioniera, e aggiunge: “Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi, perché c’era un fuoco incrociato molto, molto pesante”.

“Dopo un folle fuoco incrociato, due proiettili di carri armati sono stati sparati verso la casa. Si tratta di un piccolo kibbutz, niente di grande”, spiega Porat.

Porat e l’uomo che l’aveva presa prigioniera sono sopravvissuti entrambi. Il palestinese è stato fatto prigioniero dalle forze israeliane. Ma secondo Porat, quasi tutti gli altri abitanti dell’insediamento sono stati uccisi, feriti o dispersi; si ritiene siano stati portati a Gaza.

Porat ha detto a Kan di aver perso dozzine di amici che erano al rave, persone che vedeva regolarmente alle feste della scena trance israeliana.

“Sono arrabbiata con lo Stato, sono arrabbiata con l’esercito”, ha detto Porat a Maariv. “Per 10 ore il kibbutz è stato abbandonato”.

Lo sforzo congiunto americano-israeliano di dipingere Hamas come peggiore dell’ISIS al fine di giustificare il genocidio in corso da parte di Israele contro la popolazione civile a Gaza dipende dal fatto che il pubblico internazionale non vede e non ascolta resoconti come quello di Porat. I leader israeliani, già oggetto di forti critiche per non essere riusciti ad anticipare e prevenire l’offensiva di Hamas, non vorranno inoltre che i loro catastrofici fallimenti siano aggravati dalla consapevolezza che molti degli israeliani morti potrebbero essere stati uccisi dal “fuoco amico” di un disastroso contrattacco israeliano.

Direttiva Annibale?

Saleh al-Arouri, un alto comandante militare di Hamas, ha confutato direttamente le affermazioni di Israele secondo cui i suoi combattenti si proponevano di uccidere deliberatamente quanti più civili possibile.

La campagna di propaganda israeliana ha incluso racconti di atrocità spaventose -per le quali non è stata prodotta alcuna prova- secondo cui i palestinesi avrebbero decapitato dozzine di bambini israeliani e le donne sarebbero state violentate.

Al- Arouri ha dichiarato giovedì in un’intervista ad Al Jazeera che i combattenti della forza militare della sua organizzazione, le Brigate Qassam, erano soggetti a un rigido protocollo per non danneggiare i civili. Ma ha detto che quando la divisione israeliana di Gaza –l’unità dell’esercito che circonda la Striscia– è crollata molto più rapidamente del previsto, gli abitanti di Gaza si sono precipitati nell’area di confine dopo aver appreso che era stata aperta, provocando il caos. Quindi tra quella folla ci potevano essere altre persone armate che non facevano parte di Qassam.
Al-Arouri ha affermato che, di conseguenza, i combattenti Qassam hanno dovuto impegnarsi contro soldati, guardie degli insediamenti e residenti armati, e ciò ha provocato la morte di civili.

Al-Arouri ha anche menzionato la possibilità che Israele abbia utilizzato la cosiddetta Direttiva Annibale, un protocollo che consente alle truppe israeliane di usare qualunque sforzo per uccidere uno dei loro soldati catturati per non permettere che questo venga fatto prigioniero.

La logica alla base della Direttiva Annibale è quella di evitare che un nemico abbia prigionieri che possano essere utilizzati nei negoziati sullo scambio di prigionieri. Tuttavia in questo caso, se la direttiva fosse stata attuata dalle forze israeliane, sarebbe stata utilizzata contro i civili.

Al-Arouri ha detto ad Al Jazeera: “Siamo certi che i giovani [combattenti] siano stati colpiti dal fuoco israeliano insieme ai prigionieri che erano con loro”.

l resoconto di Porat, tra gli altri, sottolinea la necessità di un’indagine indipendente, che difficilmente Israele permetterà mai. L’attuale narrativa propagandistica è semplicemente troppo preziosa per i fautori del genocidio che stanno a Tel Aviv.

Ali Abunimah è il direttore esecutivo di The Electronic Intifada.
David Sheen è l’autore di “Kahanism and American Politics: The Democratic Party’s DecadesLong Courtship of Racist Fanatics.

Trascrizione dell’intervista di Kan a Yasmin Porat

Yasmin Porat: Per un’ora, circa 10 terroristi hanno picchiato alla porta della stanza sicura rinforzata. Si sentivano urla in arabo ed è stata un’ora molto tesa. E abbiamo provato una paura grande, indescrivibile. Dopo un’ora sono riusciti a entrare e ci hanno portato tutti e quattro in una casa vicina dove c’erano già altri otto ostaggi. Ci siamo uniti a quegli otto ed eravamo circa 12 ostaggi con 40 terroristi che ci sorvegliavano. Sto cercando di fare una storia breve.
Aryeh Golan: Hanno abusato di te?
Yasmin Porat: Non hanno abusato di noi. Ci hanno trattato in modo molto umano, il che significa…
Aryeh Golan: Umanamente? Davvero?
Yasmin Porat: Sì, intendo dire che ci custodivano. Ci davano qualcosa da bere di quando in quando. Se vedevano che eravamo nervosi, ci calmavano. È stato spaventoso ma nessuno ci ha trattato violentemente. Fortunatamente non mi è successo niente di simile a quello che ho sentito dai media.
Aryeh Golan: Sono successe cose orribili, orribili.

Yasmin Porat: Vero. Ma all’inizio, dopo due ore, non c’erano forze di sicurezza [israeliane] con noi. Siamo stati noi a chiamare la polizia insieme ai rapitori perché i rapitori volevano che arrivasse la polizia. Perché il loro obiettivo era rapirci e portarci a Gaza.
[SALTO O TAGLIO AUDIO]
Yasmin Porat: Nel frattempo uno dei terroristi, quello con cui avevo una connessione, decide di arrendersi. Nel corso di quelle due ore sono entrata in contatto con alcuni dei rapitori, quelli che custodivano gli ostaggi.
Aryeh Golan: 
Yasmin Porat: E lui decide di usarmi come scudo umano. Decide di arrendersi. Non ne sono consapevole in quei momenti, lo capisco solo in retrospettiva. Comincia a liberarsi dell’equipaggiamento, prende, mi chiama e comincia ad uscire dalla casa con me, sotto il fuoco. In quel momento ho urlato agli YAMAM [commandos israeliani], quando mi potevano sentire, di smettere di sparare.
Aryeh Golan: 
Yasmin Porat: E poi mi sentono e smettono di sparare. Vedo sul prato, nel giardino, la gente del kibbutz. Ci sono cinque o sei ostaggi che giacciono a terra fuori, proprio come pecore al macello, tra gli spari dei nostri [soldati] e dei terroristi.
Aryeh Golan: I terroristi gli hanno sparato?
Yasmin Porat: No, sono stati uccisi dal fuoco incrociato. Capisci che c’è stato un fuoco incrociato molto, molto pesante.
Aryeh Golan: Quindi le nostre forze potrebbero avergli sparato?
Yasmin Porat: Senza dubbio.
Aryeh Golan: Quando hanno cercato di eliminare i rapitori, cioè Hamas?
Yasmin Porat: Hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi. Perché c’era un fuoco incrociato molto, molto pesante. Sono stata liberata verso le 5:30. Apparentemente i combattimenti sono finiti alle 8:30. Dopo un folle fuoco incrociato, sono stati sparati sulla casa due proiettili di carri armati. È una piccola casa del kibbutz, niente di grande. L’hai vista al telegiornale.
Aryeh Golan: 
Yasmin Porat: Non è un posto grande. E in quel momento tutti sono stati uccisi. C’era silenzio, tranne che per una persona che zoppicava, Hadas [Dagan], nel giardino.
Aryeh Golan: Come sono stati uccisi tutti?
Yasmin Porat: Dal fuoco incrociato.
Aryeh Golan: Fuoco incrociato, quindi potrebbe provenire anche dalle nostre forze?
Yasmin Porat: Senza dubbio.
Aryeh Golan: Davvero?
Yasmin Porat: Questo è ciò che credo.
Aryeh Golan: Oh, sembra così brutto.
Yasmin Porat: Sì. E tutti sono morti.
Aryeh Golan: E tu, grazie a quel terrorista che ha deciso di arrendersi…
Yasmin Porat: Esattamente.
Aryeh Golan: E tu sei sopravvissuta e tutti gli altri sono stati uccisi lì.
Yasmin Porat: Ad eccezione di un’altra donna che è sopravvissuta, l’hanno ritrovata più tardi [si interrompe]. Quello che si occupava di controllare il luogo o qualcosa del genere. L’hanno trovata quando ha alzato la testa, in mezzo a tutti i corpi. E poi, semplicemente…
Aryeh Golan: E il tuo partner, che era con te?
Yasmin Porat: Ucciso.
Aryeh Golan: Anche lui è stato ucciso?
Yasmin Porat: Sì. Tutti sono stati uccisi lì. Semplicemente orribile.
Aryeh Golan: Sei tornata a Kabri?
Yasmin Porat: Sono tornata a Kabri e lì è iniziato il caos.
Aryeh Golan: Nel nord?
Yasmin Porat: Sì. Quindi ora sono ospite. Sono amorevolmente ospitata nel Kibbutz Ein Harod. E sono qui per ora.
Aryeh Golan: Adesso sei nella valle [Jezreel]. Va bene, Yasmin, hai vissuto un’esperienza orribile.
Yasmin Porat: Vero.
Aryeh Golan: Hai perso il tuo partner, hai visto persone uccise insieme a te.
Yasmin Porat: E io…
Aryeh Golan: [INTERRUZIONI] Cos’è successo a quel terrorista che si è arreso?
Yasmin Porat: È ancora arrestato ed è stato appena chiamato per un interrogatorio per aiutare… Sai, sarà interrogato riguardo alle accuse. E purtroppo decine di altri miei amici sono stati uccisi perché..

Aryeh Golan: [INTERRUZIONE] Decine di amici?
Yasmin Porat: Sì perché è una comunità, la scena trance, andiamo alle stesse feste. Vuol dire che oltre al mio compagno ne conoscevo decine e centinaia [TAGLIO]

https://electronicintifada.net/content/israeli-forces-shot-their-own-civilians-kibbutz-survivor-says/38861

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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