The New York Times, 19 settembre 2023.
Nota della redazione di questo sito. Resta naturalmente incrollabile la determinazione USA di sostenere comunque l’alleato israeliano, privilegiando gli interessi geopolitici e non la giustizia per i palestinesi. Può essere però interessante notare il cambiamento di clima riguardo all’attuale governo presieduto da Netanyahu.
Questo è l’editoeiale più breve che io abbia mai scritto, perché non ci vuole molto per mettere a fuoco le cose:
Presidente Biden, lei incontrerà mercoledì il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per la prima volta da quando è tornato in carica a dicembre. Ha formato il governo più estremo della storia di Israele, eppure l’amministrazione USA sta valutando la possibilità di stringere una complessa partnership con la sua coalizione e con l’Arabia Saudita. Ci sono enormi benefici e rischi potenziali per gli Stati Uniti. Spero che non procederete senza aver ottenuto da Netanyahu risposte soddisfacenti su tre domande chiave, in modo da sapere con quale Israele, e con quale Bibi, abbiamo a che fare:
1. Primo Ministro Netanyahu, l’accordo di coalizione del suo governo è il primo nella storia di Israele a definire l’annessione della Cisgiordania come uno dei suoi obiettivi – o, come è scritto, ad applicare la “sovranità israeliana in Giudea e Samaria”. Ma in precedenza lei ha sostenuto il piano di pace per il Medio Oriente di Trump che proponeva di dividere la Cisgiordania, con Israele che avrebbe controllato circa il 30% e lo Stato palestinese che avrebbe ottenuto circa il 70%, anche se con strette garanzie di sicurezza e nessuna contiguità territoriale. Intende annettere la Cisgiordania o negozierà il suo futuro assetto con i palestinesi? Sì o no? Dobbiamo saperlo. Perché se intendete annettere, tutti i vostri accordi di normalizzazione con gli Stati arabi crolleranno e non potremo difendervi alle Nazioni Unite dalle accuse di costruire uno Stato di apartheid.
2. Bibi, nella sua prima riunione di gabinetto, lo scorso dicembre, lei ha dichiarato che tra le sue principali priorità c’è quella di fermare il programma nucleare iraniano e di espandere le crescenti relazioni di Israele con il mondo arabo. Ma abbiamo visto che ha deciso invece di dare priorità a un colpo di stato giudiziario per privare la Corte Suprema israeliana della sua capacità di responsabilizzare il suo governo. Questo, a sua volta, ha turbato i suoi vertici militari, ha frammentato le sue forze aeree e le sue unità di combattimento d’élite, ha diviso aspramente la sua società e ha indebolito le sue alleanze diplomatiche da Washington all’Europa. L’Iran, nel frattempo, si è mosso con una sua offensiva diplomatica, ricucendo i legami con tutti i vostri vicini arabi e mangiando il vostro pranzo. Perché dovremmo fare del programma nucleare iraniano la nostra priorità, mentre voi non l’avete fatto?
3. Primo Ministro, i sauditi sono pronti a fare qualcosa di difficile – normalizzare le relazioni con Israele. Noi stiamo facendo qualcosa di difficile per contribuire a facilitare questo processo, ovvero stringere un trattato di mutua difesa con l’Arabia Saudita. Quali sono le cose difficili che siete pronti a fare nei confronti dei palestinesi per completare l’accordo? Ci sembra che lei non voglia correre alcun rischio politico, che voglia che tutti facciano qualcosa di difficile tranne lei.
Bibi, il popolo americano non riesce a mettere a fuoco la sua immagine. Dobbiamo saperlo: Chi è lei adesso?
Thomas L. Friedman è editorialista degli affari esteri per il NYT. È entrato a far parte del giornale nel 1981 e ha vinto tre premi Pulitzer. È autore di sette libri, tra cui “Da Beirut a Gerusalemme”, vincitore del National Book Award. @tomfriedman – Facebook
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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