I palestinesi in Israele hanno bisogno di un intervento internazionale

Set 19, 2023 | Notizie, Riflessioni

di Ahmad Tibi,

Haaretz, 18 settembre 2023. 

Un manifestante sventola una bandiera palestinese. AP

Qualche anno fa, uno storico israeliano di nome Ilan Pappé ha pubblicato il libro “I palestinesi dimenticati: Storia dei Palestinesi in Israele”, che metteva in luce i precedenti e la situazione attuale dei palestinesi rimasti in quello che è diventato Israele. Ha usato la parola “dimenticati” perché sono poche le voci che si sono occupate di questo caso in 75 anni. Ma esaminare la nostra situazione di cittadini palestinesi di Israele può aiutare a comprendere uno degli argomenti più rilevanti nei forum internazionali di oggi, ovvero il governo israeliano estremista e il suo leader, Benjamin Netanyahu.

Come cittadini palestinesi di Israele, rimaniamo parte del popolo palestinese. Pertanto, siamo preoccupati e colpiti dalle politiche di espansione coloniale e di annessione nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est. Ma il fatto che in Israele viviamo sotto decine di leggi razziste anti-palestinesi non viene menzionato spesso. Al contrario, siamo abituati ai funzionari occidentali – soprattutto statunitensi, ma anche europei – che ripetono slogan sui “valori condivisi” con Israele come se noi non esistessimo.

Siamo chiari: il problema non sono solo i coloni estremisti come Itamar Ben-Gvir o Bezalel Smotrich. Essi sono la conseguenza di un sistema di discriminazione e di razzismo istituzionalizzato contro il popolo palestinese. Ecco perché i discorsi sui “valori condivisi” non solo sono lontani dalla realtà, ma mettono sale sulle ferite di quasi 1,8 milioni di cittadini palestinesi di Israele, la cui vita è completamente controllata da leggi razziste. Ad esempio, è stato sotto il precedente governo guidato da Bennett e Lapid che è stata approvata una legge che vietava le riunificazioni familiari per i cittadini palestinesi, colpendo migliaia di famiglie. In quella fase, non furono Ben-Gvir, Smotrich o Netanyahu, ma Lapid e altri “liberali” a difendere la legge come un modo per mantenere Israele uno “Stato a maggioranza ebraica”.

C’è un problema che la maggior parte degli alleati di Israele evita di discutere: la questione dell’apartheid. Oggi, quando persino un ex capo del Mossad definisce come apartheid la realtà di uno Stato con due sistemi giuridici diversi basati sulla religione e sull’origine nazionale, il minimo che il mondo possa fare è esaminare le cause alla radice. E troverà la supremazia ebraica come causa centrale.

Anche la questione della criminalità nelle strade palestinesi in Israele è un sintomo rilevante di questa realtà. Ogni giorno sentiamo parlare di nuove persone uccise da mafie a cui lo Stato ha permesso di operare per molti anni. Non ha molto senso che uno Stato che è orgoglioso di arrestare un agente iraniano a Teheran o di bombardare presunti trasporti di armi in Sudan o in Siria non possa occuparsi della criminalità a 10 chilometri da Tel Aviv. Dove mai un cittadino palestinese di Israele, che non si addestra nell’esercito, potrebbe trovare un’arma per uccidere i suoi concittadini?

La maggior parte di queste armi proviene dalle stesse forze armate israeliane. Ogni volta che si è cercato di porre fine a questa realtà, abbiamo sentito spiegazioni che la dicono lunga.

Ad esempio, un capo della polizia ha affermato che non gli è permesso di agire perché molti di quei criminali sono informatori dell’intelligence israeliana. Un altro capo della polizia ha affermato che si tratta semplicemente della “cultura” della comunità palestinese; eppure, quando la criminalità cresce nella comunità ebraica israeliana, nessun leader palestinese cittadino di Israele l’ha definita in termini razzisti. Al contrario: abbiamo chiesto l’intervento delle autorità israeliane per il bene di tutti i cittadini. Non è questo il loro interesse.

Sappiamo però quale sarebbe la loro reazione se le stesse armi venissero usate contro gli ebrei israeliani a Tel Aviv o contro l’occupazione israeliana in Cisgiordania. Comprendere questa realtà è qualcosa che pochissimi funzionari occidentali hanno cercato di fare. Pertanto, voglio essere chiaro: quando un ministro israeliano è orgoglioso di demolire la casa di un cittadino palestinese di Israele e lo considera un atto di “applicazione della legge”, tutti devono ricordare che lo stesso ministro è responsabile di mancato intervento nell’uccisione di quasi 200 cittadini. Questo dovrebbe essere sufficiente per far capire l’urgenza della situazione.

Abbiamo visto che quando coloni o soldati armati vengono uccisi nella Cisgiordania occupata, la condanna occidentale è immediata. Alcuni diplomatici europei utilizzano i loro account sui social media per condannare ogni singolo atto. Non abbiamo mai visto tali condanne quando si tratta di cittadini palestinesi di Israele, per non parlare delle uccisioni di palestinesi nella Cisgiordania occupata. Quando il ministro delle Finanze Smotrich ha tagliato i fondi per i comuni arabi, siamo andati a manifestare davanti al ministero. Alcuni dei nostri sono stati persino picchiati, eppure non abbiamo sentito alcuna condanna internazionale.

Abbiamo urgentemente bisogno di un intervento internazionale. Non si tratta solo dei palestinesi della Cisgiordania occupata o di Gaza. Si tratta di cittadini palestinesi d’Israele perseguitati dal governo israeliano. Quando gli Stati Uniti si sono opposti alla formazione di una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite per indagare sulle cause della situazione su entrambi i lati dei confini del 1967, essi hanno influito direttamente sulla nostra possibilità di ricevere la protezione necessaria. Nessuno può fidarsi di un governo costruito da fanatici religiosi e razzisti che dovrebbero proteggere le stesse persone che considerano loro nemiche.

Si tratta di un governo pericoloso con risultati disastrosi per tutti, palestinesi o ebrei, un governo che si rifiuta di essere il governo di tutti i cittadini. Non è una novità e non è solo una questione di estrema destra. Ma oggi possiamo rappresentare questa realtà con un nome: Benjamin Netanyahu.

Il deputato Ahmad Tibi è uno dei capi dell’alleanza politica Hadash-Ta’al alla Knesset.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-09-18/ty-article-opinion/.premium/palestinians-in-israel-need-international-intervention/0000018a-a9d6-df78-adca-eff61bf30000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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