Gli attacchi tipo “lupo solitario” dei palestinesi trasmettono debolezza e non fermano il furto di terra di Israele

Set 4, 2023 | Notizie, Riflessioni

di Amira Hass,

Haaretz, 3 settembre 2023.  

Nessun attacco individuale contro israeliani ha fermato le politiche predatorie di Israele o la violenza dei coloni. Ma nel contesto di disperazione e impotenza dei palestinesi, questi attacchi, che sono un segnale di debolezza, vengono tradotti in eroismo.

Una protesta contro lo sfratto di una famiglia dalla propria casa di Gerusalemme Est, che fa parte delle politiche predatorie di Israele e della violenza dei coloni. Olivier Fitoussi

Ogni volta che un palestinese uccide o tenta di uccidere un israeliano, questo trasmette debolezza. È la debolezza dei leader palestinesi e di ogni palestinese di fronte alla distruzione sistematica degli spazi rimasti in Cisgiordania. Obiettivo degli israeliani: ingrandire i loro già spaziosi e crescenti insediamenti.

Questa debolezza è ancora più evidente con l’intensificarsi della violenza organizzata dei coloni. Nonostante tutti i resoconti, le testimonianze e lo shock che rapidamente svanisce, questa violenza continua a ricevere l’incoraggiamento palese e nascosto dello stato, diventando sempre più audace e brutale.

Prendiamo, ad esempio, la città cisgiordana di Deir Ammar e il campo profughi alla sua periferia, dove viveva l’uomo alla guida nell’attentato per investimento di giovedì, Daoud Abdel Razak Faiz. A est di Deir Ammar si estende per 1400 ettari un’area ricca di sorgenti, morbide colline, valli fluviali, uliveti e foreste naturali. Negli ultimi 25 anni, questa terra è stata sistematicamente rubata ai palestinesi per il gruppo di insediamenti che gli israeliani chiamano Gush Talmonim.

Quest’area pastorale che appartiene ai villaggi circostanti è diventata “libera dai palestinesi” grazie al noto mix di violenza dei coloni e di pretesti burocratici e di sicurezza dell’esercito e dell’Amministrazione Civile israeliana in Cisgiordania.

Gli eleganti insediamenti israeliani in questo blocco – e in altri simili costruiti con gli stessi metodi – si stanno avvicinando alle enclavi palestinesi, che perdono sempre più terreno. Questa impresa di saccheggio senza sosta angoscerebbe e susciterebbe la furia di qualsiasi persona ragionevole.

Auto dei palestinesi bruciate dai coloni. La debolezza dei palestinesi è ancora più evidente con l’intensificarsi della violenza organizzata dei coloni. Hadas Parush

Nessun attacco solitario ha fermato le politiche predatorie o la violenza dei coloni, così come nessun attacco solitario ha causato questa violenza combinata, anche se spesso le azioni palestinesi vengono usate come scusa. Questa impotenza – quando si hanno le mani legate di fronte a continui soprusi – a volte si traduce in un istante di audacia che, agli occhi di chi è soggiogato, appare come un atto di eroismo.

L’audacia e l’eroismo sono le sorelle gemelle della disperazione personale, che allo stesso tempo incarna la consapevolezza politica della palese ingiustizia. Questo vale sia per un 41enne che per un 14enne. Ecco una persona disposta a rinunciare alla propria vita pur sapendo che Israele punirà l’intera famiglia per anni.

Devo sottolinearlo ancora una volta: pochi palestinesi scelgono questa strada, rispetto ai milioni che ogni giorno subiscono l’implacabile violenza istituzionale di Israele e gli attacchi dei coloni. Eppure, ogni palestinese che uccide o tenta di uccidere un israeliano dà voce a tutti gli altri palestinesi, esprimendo la frustrazione per la loro debolezza, il disgusto per lo Stato che continua a perfezionare i suoi metodi di dominazione e oppressione e la paura di ciò che potrebbe fare in seguito.

Chi si oppone ad atti come l’uccisione di un padre e figlio israeliani a Hawara il mese scorso, preferisce nascondere le proprie opinioni. D’altra parte, l’uccisione di soldati e coloni, soprattutto se armati, è considerata ragionevole e legittima.

Anche se non prende parte a queste azioni, la maggior parte dei palestinesi comprende la necessità di vendicarsi e di esprimere la propria rabbia. In generale, preferiscono non discutere i vantaggi dell’uccisione di israeliani o criticare la mancanza di una strategia a lungo termine dietro gli attacchi individuali. O non vogliono offendere le famiglie degli assalitori, o percepiscono che l’espropriazione è radicata comunque nel DNA di Israele ed è insensibile agli attacchi. L’aura di santità che circonda il concetto di “lotta armata” mette a tacere anche le voci critiche.

La disperazione, la frustrazione e la debolezza che esplodono negli attacchi solitari sono intensificate dalla debolezza dell’intero sistema politico palestinese: l’Autorità Palestinese, il governo del rivale Hamas a Gaza, le organizzazioni che sostengono ciascuna di queste entità zoppe e quelle che si oppongono a una o a entrambe.

Militanti palestinesi a un funerale a Nablus l’anno scorso. Non mettono alla prova il coraggio che viene loro attribuito e si esibiscono nei villaggi della Cisgiordania. Ronaldo Schemidt/AFP

Le affermazioni contro l’AP sono certamente valide. Le sue tattiche negoziali e diplomatiche – alle quali il presidente palestinese Mahmoud Abbas e altri aderiscono religiosamente – non hanno fermato l’espropriazione delle terre e l’hanno anzi riaffermata con la firma degli accordi di Oslo che proteggono gli insediamenti.

Inoltre, la lotta popolare che l’AP sostiene ufficialmente – le coraggiose manifestazioni in villaggi come Beit Dajan, Beita e Kafr Qaddum con tutti i loro morti, feriti e arresti – non ha fermato i coloni e il sostegno dell’esercito all’espansione degli insediamenti. I membri della polizia dell’Autorità Palestinese e delle altre forze di sicurezza stanno a guardare mentre i coloni attaccano i palestinesi, anche se arrestano palestinesi armati a Jenin o a Tul Karm, sollevando molte domande insieme a giustificati sentimenti di disprezzo e vergogna.

Ma le stesse domande possono essere poste agli oppositori dell’AP, le milizie armate di Jenin e Nablus che ricevono un ampio sostegno pubblico. Questi combattenti non mettono alla prova il coraggio che viene loro attribuito e non si impegnano nei villaggi della Cisgiordania per proteggere la popolazione dagli attacchi dei coloni.

Queste comunità hanno bisogno di una presenza permanente che possa scoraggiare le orde israeliane che si scatenano sulle colline. Gli attivisti e i residenti saranno allora in una posizione migliore per chiedere che le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese difendano i loro cittadini, invece di arrestarli.

Non solo la diplomazia di Abbas, ma anche le tattiche di resistenza armata intermittente delle organizzazioni di Gaza non sono riuscite a sfidare il pericolo principale rappresentato da Israele. Non un razzo Qassam da Gaza o centinaia di razzi, non un attacco suicida da parte di una delle milizie, nemmeno una sparatoria in un bar di Tel Aviv riusciranno a interrompere l’impresa colonialista di Israele.

Alcuni sostengono che questa impresa non può essere fermata, ma questa affermazione merita una discussione a parte. In ogni caso, le congratulazioni automatiche di Jihad islamica, Hamas e Fatah dopo l’uccisione di un israeliano o dopo il lancio di un razzo sono solo rituali e fuori dalla realtà.

La debolezza non è una vergogna, certamente non quando la forza conquistatrice è una potenza militare sofisticata e scaltra come Israele. Il problema inizia quando si cerca di presentare la debolezza come successo, conquista e vittoria.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-09-03/ty-article/.premium/lone-wolf-attacks-by-palestinians-convey-weakness-and-dont-stop-the-dispossession/0000018a-5bca-d845-adfe-fbead89b0000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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