di Pasquale Liguori,
Comune, 6 luglio 2023.
Due giorni di assedio e terrore: un attacco così imponente con truppe israeliane, missili e ruspe che distruggono quel che capita, ma soprattutto strade, tubature idriche e altre infrastrutture civili, a Jenin non si vedeva da tempo. Sono entrati nelle case del campo profughi più famoso della Palestina con i cani. I morti contati almeno 12, tra le 100 e le 200 persone ferite, tremila le persone costrette a fuggire di corsa per non restare in balia della violenza dei soldati. Jenin è qualcosa di molto vicino alla leggenda per la gente di Palestina. Lo ricorda in questo indimenticabile articolo nientemeno che Shireen Abu Akleh, legata a quella città da un sentimento molto speciale. Lo pubblicammo su Comune nel maggio dello scorso anno, in occasione del suo assassinio a sangue freddo. Di tanto in tanto, anche i media mainstream sono costretti a far cronaca, scrive Pasquale Liguori in questa breve nota introduttiva alla ferma condanna di tre Relatrici Speciali delle Nazioni Unite sui diritti umani e la violenza contro le donne che lui stesso ha tradotto: l’ultimo attacco israeliano a Jenin si potrebbe configurare come un crimine di guerra, dicono Francesca Albanese, Paula Gaviria Betancur e Reem Alsalem. Sì, sostiene Pasquale, questo è uno di quei casi in cui si scosta appena un po’ il velo ipocrita che abitualmente copre il torrente quotidiano di sangue e soprusi che non fa notizia.
Ogni giorno, da troppi decenni, i palestinesi sono calpestati dalla vile pressione dell’occupazione militare, umiliati da crimini e dall’apartheid loro imposta da Israele, indifferente alle numerose risoluzioni di condanna Onu e non ottemperante alle norme di diritto internazionale e penale.
Di tanto in tanto, quando proprio non può esser più nascosta la portata sanguinaria dei crimini giunti al picco del loro luttuoso bilancio, i media mainstream sono costretti a far cronaca. E allora si scosta appena un po’ il velo ipocrita che abitualmente tace di quel torrente quotidiano di sangue, soprusi e illeciti che scorre impetuoso su quelle terre vessate. Spesso lo si fa, però, con aumentata ipocrisia inneggiante alle gesta dell’unica democrazia in Medio Oriente (Israele che, per il linguaggio in voga, è invece l’aggressore) che si oppone a fazioni terroriste (invero, i palestinesi aggrediti che resistono).
In questa proposta rovesciata dei fatti, se confrontata a quanto gli stessi media diffondono circa gli eventi in Ucraina, si narra dunque di un’azione militare preventiva condotta nella Cisgiordania settentrionale, a Jenin, diretta a neutralizzare un manipolo di terroristi asserragliati in un campo profughi. Si è trattato invece di un’ingente e cruenta operazione come non si registrava da anni contro la già super-affollata e disagiata comunità di palestinesi in passato spossessati delle loro terre e dei loro averi e, di nuovo, vittime oggi di una furia devastatrice e genocida da parte dell’esercito di occupazione israeliano.
Il bilancio: almeno 12 morti, circa 4mila sfollati, strade divelte, reti idriche ed elettriche compromesse a fronte della cattura di qualche cesto di petardi e alcune bombole di gas.
Privi del sostegno di un organismo di riferimento quale dovrebbe essere l’Autorità palestinese, vista peraltro come ente inetto e persino collaborazionista col regime israeliano, i giovani del luogo provano a resistere contro un futuro che per loro si preannuncia oscuro, se non funesto.
In un quadro così deplorevole di dolore e ingiustizie appare utile dar voce alla denuncia ufficiale a riguardo esposta da alcune Relatrici speciali delle Nazioni Unite e diramata attraverso un comunicato stampa di seguito riportato e tradotto alla lettera.
COMUNICATO STAMPA RELATRICI SPECIALI ONU SUI RECENTI EVENTI DI JENIN
Esperti ONU*: gli attacchi aerei israeliani e le operazioni di terra a Jenin potrebbero costituire un crimine di guerra.
GINEVRA (5 luglio 2023). Gli attacchi aerei e le operazioni di terra condotte da Israele nella Cisgiordania occupata che hanno preso di mira il campo profughi di Jenin uccidendo almeno 12 palestinesi, potrebbero prima facie costituire crimine di guerra, hanno oggi dichiarato le Relatrici delle Nazioni Unite.
“Le operazioni delle forze militari israeliane nella Cisgiordania occupata, con uccisioni e ferimenti gravi della popolazione occupata, con la distruzione delle loro abitazioni e delle infrastrutture e con lo sfollamento arbitrario di migliaia di persone, costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale e degli standard sull’uso della forza potendo configurarsi come crimine di guerra“, hanno affermato.
Tra il 3 e il 4 luglio, le forze israeliane hanno ucciso almeno 12 palestinesi, tra cui cinque bambini, e ne hanno feriti più di 100, in una delle più grandi operazioni militari israeliane degli ultimi anni nella Cisgiordania occupata. Gli attacchi hanno costretto alla fuga migliaia di palestinesi e hanno danneggiato infrastrutture, case e condomini.
“Gli attacchi sono stati i più feroci in Cisgiordania sin dalla distruzione del campo di Jenin avvenuta nel 2002”, hanno dichiarato le Relatrici Onu che hanno poi ricordato le numerose segnalazioni di ambulanze a cui è stato impedito di entrare nel campo profughi di Jenin per evacuare i feriti, ostacolando il loro accesso alle cure mediche del caso.
È stato riportato che circa 4.000 palestinesi sono fuggiti dal campo profughi di Jenin nella notte tra lunedì e martedì, a seguito degli attacchi aerei mortali.
“È straziante vedere migliaia di rifugiati palestinesi, già in origine sfollati dagli anni 1947-1949, costretti a uscire dal campo in preda alla paura nel cuore della notte”, hanno dichiarato le Relatrici.
Stigmatizzando le cosiddette operazioni “antiterrorismo” condotte dalle forze israeliane, gli esperti hanno altresì affermato che gli attacchi non trovano alcuna giustificazione sul piano del diritto internazionale.
“Tali attacchi rappresentano una punizione collettiva della popolazione palestinese che viene etichettata quale “minaccia alla sicurezza collettiva”, secondo il punto di vista delle autorità israeliana”, hanno dichiarato.
Le esperte Onu hanno espresso inoltre grave preoccupazione per la tipologia di armi e le tattiche militari impiegate dalle forze di occupazione israeliane contro la popolazione di Jenin in almeno due occasioni nelle ultime due settimane.
“I palestinesi nel Territorio palestinese occupato sono persone protette dalla giurisdizione internazionale, garantite da tutti i diritti umani, compresa la presunzione di innocenza”, hanno dichiarato le Relatrici. “Non possono essere trattati come una minaccia collettiva alla sicurezza da parte della Potenza occupante, tanto più mentre questa porta avanti l’annessione della terra palestinese occupata e l’espropriazione e lo sfollamento dei palestinesi ivi residenti”.
Le esperte hanno quindi sottolineato che le operazioni di Israele a Jenin sono un’amplificazione della violenza strutturale che permea i territori palestinesi occupati da decenni.
“L’impunità di cui Israele ha goduto per decenni per i suoi atti di violenza non fa che alimentare e intensificare il ciclo ricorrente di violenza”, hanno dichiarato.
Le Relatrici Onu chiedono che Israele sia chiamato a rispondere, secondo quanto previsto dal diritto internazionale, della sua occupazione illegale e degli atti di violenza che la perpetuano. “Per porre fine a questa violenza incessante, l’occupazione illegale di Israele deve terminare. Non può essere corretta o marginalmente migliorata, perché è sbagliata fino al midollo“, hanno infine dichiarato.
* Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967; Paula Gaviria Betancur, Relatrice Speciale sui diritti umani degli sfollati, Reem Alsalem, Relatrice Speciale sulla violenza contro donne e ragazze.
Il comunicato originale è qui reperibile https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/07/israeli-air-strikes-and-ground-operations-jenin-may-constitute-war-crime-un
https://comune-info.net/jenin-e-il-velo-strappato-dellipocrisia/
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