Come Israele dipinge di verde la sua colonizzazione delle Alture del Golan

Giu 26, 2023 | Notizie

di Wesam Sharaf,

Middle East Eye, 23 giugno 2023. 

Il progetto di parco eolico israeliano nei villaggi drusi siriani è l’ennesimo pretesto per controllare e occupare altra terra ed espellere la popolazione locale.

Membri della comunità drusa danno fuoco a pneumatici per protestare contro un progetto israeliano di turbine eoliche pianificato su terreni agricoli del loro villaggio di Majdal Shams nelle Alture del Golan occupate da Israele. 21 giugno 2023 (AFP)

Martedì mattina presto, le autorità israeliane, tra cui centinaia di agenti di polizia e più di 100 veicoli, hanno preso d’assalto coltivazioni di meli e ciliegi di proprietà privata appartenenti a membri della comunità drusa siriana nelle Alture del Golan occupate

Le autorità hanno successivamente bloccato tutte le strade che portano ai campi, per fornire alla società privata israeliana, Energix Renewable Energies Ltd, l’accesso e la protezione per installare un parco eolico.

Il ministro della sicurezza nazionale israeliano di estrema destra Itamar Ben Gvir sta spingendo con forza per questo parco eolico, chiamando questa campagna “Venti del Golan” e affermando che il progetto è necessario per l’economia israeliana. Ha inoltre insistito sul fatto che le Alture del Golan occupate “hanno bisogno di più governo israeliano”.

Nel giro di due giorni, l’azienda ha portato a termine la costruzione delle turbine eoliche mentre la polizia israeliana fungeva da “guardia del corpo” proteggendo il loro lavoro. Questo progetto di sviluppo, naturalmente, è stato realizzato contro la volontà dei cittadini siriani, i legittimi proprietari della terra.

Di conseguenza, molti nella zona hanno iniziato a manifestare contro il blocco della polizia e il parco eolico. Il 21 giugno, alle 10:00 ora locale (8:00 GMT), la polizia israeliana ha represso violentemente i manifestanti usando forza eccessiva e proiettili veri contro di loro, provocando ferite mortali ad almeno cinque persone.

Un ‘progetto nazionale’

Nel 2013, le autorità israeliane hanno iniziato a pianificare lo sviluppo di un parco eolico nelle Alture del Golan occupate. Il parco è stato dichiarato “progetto nazionale” dall’Amministrazione israeliana per la Pianificazione e ha consentito al Ministro delle Finanze di confiscare terreni di proprietà privata per sviluppare l’area a suo piacimento.

Da allora, i cittadini siriani della zona si sono apertamente opposti al progetto per motivi legali e culturali. Avvocati privati e organizzazioni non governative hanno presentato a nome della comunità locale centinaia di obiezioni alle autorità urbanistiche israeliane spiegando la loro opposizione.

Ma le autorità urbanistiche non hanno tenuto conto delle loro preoccupazioni, approvando nel 2019 lo sviluppo di 21 turbine eoliche su terreni di proprietà privata di cittadini siriani. È importante notare che questo è il primo parco eolico mai realizzato su terreni di proprietà privata in Israele (degli oltre cinque parchi eolici esistenti).

Secondo il piano approvato, il progetto occuperà un’area complessiva di 367 ettari: 364 ettari è l’area del parco eolico – sufficientemente ampio da contenere turbine alte fino a 200 metri – con 2 ettari per le strade, 0,8 ettari per le infrastrutture e 0,2 ettari ad uso delle forze armate e di polizia israeliane.

Perché opporsi?

Dopo l’occupazione durante la guerra dei sei giorni del 1967, la maggior parte degli abitanti delle Alture Siriane del Golan furono espulsi a est, in Siria.

Dopo la guerra rimasero solo cinque villaggi. Da allora, il governo israeliano ha compiuto molti passi per controllare la restante comunità locale e le sue risorse, in modo del tutto simile alle politiche imposte ai palestinesi rimasti nel 1948: confisca delle terre, divisione ineguale delle risorse, apartheid e brutalità della polizia.

Questi precedenti hanno fatto capire ai cittadini siriani locali che, anche nel 2023, un progetto di parco eolico è un altro pretesto per controllare il territorio, come chiaramente dimostrato nei piani del progetto.

Il progetto è previsto tra i villaggi di Majdal Shams e Masada, bloccando la contiguità geografica tra i due villaggi e rendendo impossibile la futura espansione dei villaggi stessi. I villaggi già affollati diventeranno ancora più affollati senza possibilità di espansione. Ad esempio, Majdal Shams è bloccata in tutte le direzioni: i confini a est e a nord, una base militare e un insediamento illegale a ovest e un parco eolico a sud.

Inoltre, durante i cinque decenni di occupazione israeliana, la comunità locale di drusi siriani ha fatto affidamento sull’agricoltura come principale fonte di reddito, il che ha consentito una certa indipendenza finanziaria all’economia locale. Il parco eolico occuperebbe una vasta area di terreno agricolo, rendendo quasi impossibile per gli agricoltori continuare a lavorare nelle loro terre.

Un altro motivo di questa opposizione è ecologico. Al giorno d’oggi si dice in tutto il mondo che le turbine eoliche possono causare danni incalcolabili alla natura e alla fauna selvatica, in particolare a pipistrelli e uccelli, dando in cambio un compenso elettrico molto piccolo. Le Alture del Golan occupate ospitano centinaia di specie di uccelli e pipistrelli, alcune endemiche della zona e altre in via di estinzione.

Per questi motivi, la comunità locale si è opposta pubblicamente al progetto, a partire da un’ampia manifestazione nel gennaio 2020, e molte altre da allora.

Dipingere di verde la colonizzazione

La compagnia Energix e il governo israeliano hanno pubblicizzato il parco eolico come un progetto “verde” e come parte del piano israeliano di utilizzare il 30% di energia verde entro il 2030. La realtà, ovviamente, è molto diversa: il progetto sarebbe molto più distruttivo che utile per la natura.

Le ragioni non dichiarate di questo progetto sono quelle che emergono dalle dichiarazioni di leader israeliani come Ben Gvir che chiedono maggiore “governance” e, di conseguenza, più terra occupata e l’espulsione della gente del posto.

Il parco eolico è un altro progetto per sfruttare le preziose risorse delle Alture del Golan occupate. Dal 1967, Israele ha cercato di stabilire un maggiore controllo sulla regione costruendo diversi insediamenti illegali, imponendo una gestione ineguale e illegale delle risorse e avviando progetti di colonizzazione dannosi come questo.

Il legame della comunità locale con i suoi alberi e le sue terre non è solo un mezzo vitale di sopravvivenza per una comunità sotto occupazione, ma ha anche un profondo significato culturale e storico.

Wesam Sharaf è un avvocato di Ein Qiniyye nelle Alture del Golan siriano occupate. Si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Haifa.

https://www.middleeasteye.net/opinion/how-israel-greenwashes-its-colonisation-golan-heights

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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