Al-Mughayyir: gli abitanti dei villaggi palestinesi sono ancora determinati a combattere gli attacchi dei coloni israeliani

Giu 19, 2023 | Notizie

di Fayha Shalash,  

Middle East Eye, 16 giugno 2023.   

Le strade principali che conducono al villaggio sono chiuse da maggio, dopo gli attacchi dei coloni.

Le forze israeliane cercano di controllare i manifestanti palestinesi durante una manifestazione contro l’espansione degli insediamenti, nel villaggio di al-Mughayyir, a est di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, il 29 luglio 2022. (Abbas Momani/AFP)

Marzouq Abu Naim rivolge ogni giorno uno sguardo alla terra che da tempo immemorabile fa parte del suo villaggio, al-Mughayyir, a nord-est di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.

Si tratta di terreni agricoli, coltivati per secoli a grano e ulivi da lavoratori palestinesi, gli antenati dello stesso Abu Naim.

Ma dice che gli è permesso di accedervi solo un giorno all’anno per prelevare i suoi raccolti. Per gli altri 364 giorni è costretto a guardarli da lontano.

“Siamo stati educati ad amare la terra, a coltivarla e a prenderne cura”, ha dichiarato Abu Naim, 65 anni, a Middle East Eye. “Per mio padre e i miei nonni era la cosa più importante, perché era la fonte del loro sostentamento e della loro vita. Ma ora ci è stata rubata”.

Secondo gli abitanti del villaggio, più del 70% della terra di al-Mughayyir è stata sottratta dall’occupazione israeliana per essere utilizzata come terreno per insediamenti che sono illegali secondo il diritto internazionale.

Ciò ha posto il villaggio sotto il tiro di questi insediamenti e ha comportato la sistematica chiusura delle strade che portano al villaggio.

I due accessi principali al villaggio sono stati chiusi da Israele per la maggior parte di maggio e per tutto il mese di giugno.

In una registrazione audio, presumibilmente di un ufficiale israeliano, chi parla afferma che il pretesto per la chiusura delle strade era quello di impedire il lancio di pietre e altri oggetti contro le auto israeliane. I residenti hanno descritto la chiusura come un tentativo di punizione collettiva per aver osato affrontare i continui attacchi dei coloni.

Abu Naim afferma che la chiusura delle strade ha influito notevolmente sulla vita dei residenti palestinesi, costringendo gli studenti e i lavoratori che si recano nel villaggio a percorrere strade non asfaltate, allungando di ore i loro spostamenti.

“Abbiamo 36 insegnanti che vengono dall’esterno del villaggio per lavorare nelle sue scuole. Quando gli ingressi erano chiusi, dovevamo usare un minibus che passava per la strada sterrata per portarli alle scuole”, ha detto Abu Naim. “Il viaggio durava tre ore invece di 10 minuti”.

L’ingresso orientale del villaggio rimane ancora chiuso e i veicoli di proprietà dei palestinesi non possono nemmeno avvicinarsi.

MEE ha chiesto un commento al ministero della Difesa israeliano, ma al momento della pubblicazione non ha ricevuto risposta.

La lunga mano dei coloni

In netto contrasto con le restrizioni imposte alla libertà di movimento dei palestinesi, i residenti di al-Mughayyir affermano che i coloni israeliani dell’avamposto Adei Ad e di altri avamposti vicini, possono attaccare le case e i terreni agricoli palestinesi senza alcuna reazione da parte dell’esercito.

Gli insediamenti sono stati creati diversi anni fa su terreni appartenenti ad al-Mughayyir.

Secondo il Consiglio di Villaggio di al-Mughayyir, 30 dei 41 kmq di terra del villaggio sono stati confiscati da Israele a partire dagli anni ’70, con vari pretesti, tra cui la creazione di una strada ad uso esclusivo dei coloni israeliani.

” Al di là della strada abbiamo un sacco di terra che ci impediscono di raggiungere”, ha detto Abu Naim. “Abbiamo seminato il grano nel nostro terreno e ora l’occupazione israeliana ci impedisce di raccoglierlo. Ma permettono ai coloni di bruciare e di rubare i nostri raccolti senza far niente per impedirlo”.

A maggio, coloni provenienti dagli avamposti si sono riuniti e hanno attaccato il villaggio, bruciando diversi veicoli e aggredendo i residenti che avevano cercato di affrontare gli invasori. Secondo gli abitanti del villaggio, i soldati israeliani hanno arrestato alcuni palestinesi, ma nessun colono.

Gli abitanti del villaggio di al-Mughayyir si sono abituati a questi attacchi, che si verificano ormai da decenni. Ma negli ultimi anni sono aumentati: secondo le Nazioni Unite, quest’anno si è registrata in Cisgiordania una media di tre attacchi al giorno da parte dei coloni, la più alta dal 2006. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che i coloni si sentono sempre più forti grazie al governo di estrema destra di Israele, di cui fanno parte anche diversi coloni.

I gruppi di coloni israeliani da tempo chiedono apertamente il sequestro di altre terre palestinesi per la costruzione di avamposti, ritenuti illegali anche dalla legge israeliana, per cercare di impedire ai palestinesi di costruire ed espandere i loro villaggi.

Amin Abu Aliya, capo del Consiglio di Villaggio di al-Mughayyir, ha dichiarato che il villaggio è stato una delle prime aree della Cisgiordania occupata a cui è stata confiscata la terra per la creazione di insediamenti israeliani negli anni Settanta.

Dall’occupazione della Cisgiordania nel 1967, Israele si è appropriato della terra palestinese con vari metodi, come il sequestro per scopi militari, la manipolazione di vecchi registri per affermare che la terra era ormai “terra di Stato” israeliana, e il sequestro della terra ritenuta abbandonata dai rifugiati, ai quali Israele non permette di tornare.

Il 28 maggio, Muhammad Abu Aliya, 17 anni, è stato ferito gravemente in un attacco dei coloni. Muhammad racconta che era seduto in auto con gli amici vicino all’ingresso orientale del villaggio, quando sono stati attaccati da un gruppo di coloni. Quando i ragazzi hanno cercato di fuggire, hanno detto di essere stati colpiti dai soldati israeliani di guardia all’ingresso.

“Eravamo nella zona orientale del villaggio e i soldati hanno iniziato a spararci addosso”, ha raccontato Muhammad. “È un’area soggetta a molti attacchi da parte dei coloni: i soldati forniscono loro piena protezione e anzi ci attaccano se difendiamo il nostro villaggio”.

Muhammad e un amico sono stati colpiti nell’incidente, mentre un altro di loro è stato arrestato dopo essere caduto dal veicolo durante la sparatoria. Lo stesso Muhammad è stato trasferito in un centro medico.

“Sono stato colpito da quattro proiettili: uno è penetrato nella schiena ed è uscito dal petto, il secondo nel bacino e due nelle gambe”, ha raccontato Muhammad. “Sono rimasto in terapia intensiva per due giorni, poi le mie condizioni di salute sono migliorate… Pensavo veramente che sarei morto”.

Muhammad, che è ancora in ospedale, dice di essere stato minacciato di essere arrestato quando sarà dimesso.

Arresti di massa

Il 5 giugno, circa una settimana dopo l’attacco descritto da Muhammad, Rabiaa Abu Naim, 55 anni, cognata di Marzouq Abu Naim, si è svegliata sentendo il rumore della porta della sua casa che veniva sbattuta. Ha capito subito che i soldati israeliani stavano entrando in casa sua.

Rabiaa ha raccontato che i soldati hanno distrutto il contenuto della casa, rovistando tra i vestiti e rovesciando i mobili con il pretesto di perquisire la proprietà. Hanno chiesto del figlio più giovane, accusato di essere l’autista del veicolo che ha trasportato Muhammad in ospedale. Non era in casa, così hanno arrestato un altro figlio, una tattica spesso usata per fare pressione sui palestinesi ricercati affinché si consegnino.

“Erano decine e decine e hanno preso d’assalto la casa con evidente barbarie”, ha raccontato Rabiaa. “Quando ho detto loro che mio figlio non era qui, mi hanno urlato contro, mi hanno spinto indietro e poi hanno arrestato l’altro mio figlio. Dopo diverse ore, lo hanno rilasciato e hanno minacciato che avrebbero arrestato suo fratello al più presto”.

Secondo il Consiglio del Villaggio, in meno di un mese sono state arrestate più di 45 persone di al-Mughayyir, tra cui una donna con suo figlio e uomini con i loro figli, con l’obiettivo di costringerli a smettere di reagire agli attacchi dei coloni.

Secondo Amin Abu Aliya, la maggior parte dei detenuti è stata rilasciata dopo il pagamento di multe e sotto la minaccia di un nuovo arresto. Mentre altri hanno trascorso anni in prigione per le loro azioni di difesa del villaggio.

Ma questo non ha impedito agli abitanti dei villaggi di cercare, in tutti i modi, di mantenere la propria terra.

“La gente [del villaggio] si riunisce e cerca di affrontare i coloni [quando attaccano]”, ha spiegato Amin. “Trasportano i feriti con le loro auto perché le ambulanze vengono ostacolate. E quando i coloni iniziano a bruciare i raccolti, ogni persona del villaggio porta acqua per spegnere gli incendi”.

“Tutti gli abitanti del villaggio si sono trasformati in un alveare, unendo i loro sforzi di fronte a questo pericolo permanente”, ha aggiunto. “Stanno cercando di preservare ciò che resta della loro terra e di evitare che ne venga confiscata altra”.

https://www.middleeasteye.net/news/palestine-israel-mughayyir-villagers-determined-fight-off-settlers

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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