Il governo da incubo di Netanyahu: stupido e malvagio, dappertutto, allo stesso tempo

Giu 12, 2023 | Notizie

di Noa Landau,

Haaretz, 11 giugno 2023. 

La nuova yeshiva di Homesh. Amir Levy

Quasi ogni giorno viene alla luce un altro editto stupido o malvagio emanato da questo governo da incubo. Ha la capacità di attaccare efficacemente tutto, ovunque e contemporaneamente.

È così che il ritorno illegale all’avamposto cisgiordano di Homesh è passato in secondo piano. Ma mentre l’opinione pubblica e la comunità internazionale rivolgevano la loro attenzione ad altre questioni, Homesh, come riferito dai coloni giovedì scorso, è stato allacciato per la prima volta al sistema idrico del paese. “Oggi l’impresa di costruzione ha completato la posa dell’infrastruttura idrica a Homesh e l’acqua scorre! Nei bagni e nelle docce!”, recitava il comunicato stampa entusiasta.

Da un giorno all’altro, dalla roulotte alla conduttura dell’acqua, il ritorno illegale a Homesh, che in pratica annulla il piano di disimpegno del 2005, è diventato una realtà irreversibile. Sarà un disastro con implicazioni a lungo termine, a cui penseremo solo quando sarà troppo tardi.

La nuova yeshiva di Homesh. Amir Levy

Chi comprende bene l’importanza storica di questo momento sono i coloni. Sul sito web dedicato alla raccolta di fondi per l’avamposto, commentano entusiasti: “Non capita spesso nella storia di vedere la storia che prende forma davanti ai nostri occhi… questo è uno dei più grandi eventi dell’impresa di insediamento che siano mai avvenuti! Lo Stato di Israele sta tornando nel nord della Samaria!”.

Non si tratta solo di Homesh, perché questo è solo l’inizio. L’obiettivo, mai nascosto, è che dopo Homesh ci sarà il ritorno agli altri insediamenti evacuati nel 2005: Ganim, Kadim e Sa-Nur. Ma anche questo sarà solo un inizio: il vero e più grande obiettivo è quello di annullare completamente l’Accordo di Disimpegno e di invertire la sua narrazione storica, per dimostrare agli israeliani, ai palestinesi e al mondo che un simile sgombero non si ripeterà mai più. In altre parole: seppellire definitivamente la soluzione dei due Stati.

Uno dei problemi di cui si parla meno in questo contesto è che questa intenzione dei coloni di distruggere la soluzione dei due Stati si è fatta strada anche nella mentalità di parecchi israeliani al centro e a sinistra dello spettro politico, così come nella comunità diplomatica. La disperazione è così profonda che persino le persone che recitano i vecchi testi lo fanno senza un fuoco interno e senza credere nelle proprie parole, pronunciandole solo perché devono essere dette.

I coloni trasportano i mobili nella nuova yeshiva di Homesh, a giugno 2023. Amir Levy

Il pericolo di Homesh non può essere sopravvalutato; comporta gravi rischi per il nostro futuro in questo paese. La crescente perdita di speranza che si possa raggiungere una separazione tra Israele e Palestina, compresa l’evacuazione degli insediamenti, non solo non promuove la visione di un unico grande e felice stato (che lo si chiami confederazione o con qualche altro nome sofisticato), ma fornisce un quotidiano via libera alle politiche di apartheid che prevalgono nella pratica.

Ignorare ciò che sta accadendo a Homesh consente di continuare a legittimare la politica degli insediamenti, che culminerà nella creazione permanente di uno stato ebraico suprematista tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. L’argomentazione secondo cui la separazione non è più fattibile porta a un radicamento più profondo del problema, mentre l’immaginaria soluzione alternativa, di uno stato con uguali diritti per tutti, è molto meno concreta e ha le stesse probabilità che l’assistente di Itamar Ben-Gvir, Hanamel Dorfman, diventi un’attivista per la pace.

In un’intervista rilasciata nel fine settimana a Sky News, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu è stato interpellato in merito all’annuncio del Dipartimento di Stato americano secondo cui la ricostituzione dell’avamposto di Homesh rappresenta una violazione degli impegni assunti da Israele con l’amministrazione Bush. La sua sorprendente risposta è stata che ciò equivaleva a sostenere la pulizia etnica degli ebrei dalla loro patria storica. Perché gli arabi possono vivere in Israele e non il contrario? ha chiesto.

Ha detto che dovremo imparare a vivere fianco a fianco e trovare una soluzione politica per farlo. Questa è la visione di Netanyahu: un unico stato di apartheid. Chiunque si disinteressa della questione di Homesh lo aiuta a realizzare la sua visione.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-06-11/ty-article-opinion/.premium/israel-cannot-allow-the-resettlement-of-homesh-to-proceed/00000188-a751-db59-a19a-f77bdefd0000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=haaretz-today&utm_content=1b6edb0e19

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio