Najwa, una donna palestinese rimasta paralizzata nell’ultimo attacco israeliano a Gaza

Mag 27, 2023 | Notizie

di Maram Humaid,

Al Jazeera, 23 maggio 2023. 

Era l’unica fonte di sostentamento per la sua famiglia di sette persone, finché una bomba israeliana non l’ha fatta cadere dal tetto della sua casa.

Najwa Abu Aisha, 48 anni, è rimasta paralizzata quando una bomba israeliana è esplosa vicino alla sua casa a Gaza la scorsa settimana [Abdelhakim Abu Riash/Al Jazeera].

Gaza City – Najwa Abu Aisha, 48 anni, giace in un letto d’ospedale, circondata dalla famiglia. È lì dall’11 maggio, quando Israele ha bombardato i terreni agricoli vuoti vicino alla sua casa di Gaza, facendola precipitare dal tetto del secondo piano della sua abitazione.

La caduta l’ha lasciata paralizzata.

“Ero salita sul tetto con mio figlio di 14 anni per controllare il serbatoio dell’acqua”, ha raccontato Najwa ad Al Jazeera.

“All’improvviso, mentre ero appoggiata al muro, una bomba israeliana ha colpito vicino alla nostra casa. Ricordo solo che il muro è caduto e con esso il tetto. Quando mi sono svegliata, ero qui in ospedale”, ha raccontato.

Suo figlio, che ha assistito all’esplosione e alla caduta della mamma, soffre ancora per il trauma e non è in grado di interagire o di parlare con nessuno.

Najwa circondata dai familiari all’ospedale Al-Shifa di Gaza City. Il figlio maggiore Ramzi Abu Aisha, 28 anni, racconta che quando hanno sentito le urla dei vicini, “non avremmo mai pensato che fosse mia madre quella ferita. Era salita sul tetto solo pochi istanti prima” [Abdelhakim Abu Riash/Al Jazeera].

Najwa è stata scaraventata dal tetto ed è atterrata sulla schiena nel cortile dei vicini. Secondo i medici dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City, oltre alle lesioni alla colonna vertebrale, ha riportato gravi fratture al bacino e alla gabbia toracica.

Circa 33 palestinesi, tra cui anche bambini, sono stati uccisi e 147 feriti nell’enclave assediata nell’ultima escalation tra Israele e l’organizzazione palestinese della Jihad Islamica. I combattimenti sono terminati solo in seguito a una tregua, dopo quattro giorni di scontri. Anche un israeliano è rimasto ucciso.

Quando la famiglia parla delle condizioni di Najwa, sussurrano in modo che lei non li senta, perché non vogliono causarle sofferenza.

Um Issa, sorella di Najwa, si prende cura di lei ogni giorno [Abedelhakim Abu Riash/Al Jazeera].

Anche i suoi figli cercano di comportarsi normalmente di fronte a Najwa, ma lei ha raccontato in lacrime ad Al Jazeera di essere del tutto consapevole della sua condizione perché non può sentire o muovere la parte inferiore del corpo.

“Non mi sto lamentando di quello che mi è successo, ma sto soffrendo molto”, ha detto, spiegando che come donna musulmana è rassegnata al suo destino.

Ma, ha detto, “nessuno può sentire l’entità del dolore psicologico e fisico che ho dentro”.

“È bastata una bomba israeliana per cambiare la mia vita da donna integra e attiva a donna disabile e indifesa”, ha aggiunto, scoppiando in lacrime.

Najwa ha cinque figli. Il più piccolo ha sette anni. Lei era l’unica fonte di sostentamento della famiglia perché il marito è disabile e si muove con un bastone.

Prima della disgrazia che l’ha colpita, Najwa ha lavorato per quasi tre anni come addetta alle pulizie in un asilo.

Il marito di Najwa, Mazen, 50 anni, è venuto a trovarla [Abedelhakim Abu Riash/Al Jazeera].

Accanto al letto di Najwa c’è la sorella Um Issa, 47 anni. Non si è mai allontanata da Najwa dopo il “grande shock” dell’infortunio.

“Mangiavamo insieme, bevevamo insieme e uscivamo insieme”, ha raccontato. “La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno per tutti noi. È stata una cosa inimmaginabile”.

“Mia sorella Najwa si muoveva come un’ape operosa tra noi. Lavorava duramente per sostenere la sua famiglia in condizioni di vita difficili, ma nonostante ciò amava prendersi cura di sé, amava i vestiti e il bell’aspetto”.

Um Issa distoglie lo sguardo per un attimo. “Non riesco a smettere di pensare ai suoi figli”.

Il marito di Najwa, Mazen Abu Aisha, 50 anni, viene spesso a trovarla in ospedale, appoggiandosi al suo bastone, con le lacrime che gli rigano il viso.

“Mi sembra di essere in un incubo. Il mio cuore è pieno di dolore per lei. Ha già sofferto troppo con la mia invalidità, ha sopportato il peso della mia famiglia e dei miei figli e non si è mai lamentata. Mi sento così impotente”, ha detto.

“Quale peccato abbiamo commesso a Gaza perché ci accadesse tutto questo?”.

Tutto ciò che spero ora è di ricevere cure all’estero per riabilitare il mio corpo, in modo da poter camminare e tornare a servire i miei figli e la mia famiglia”, dice Najwa [Abedelhakim Abu Riash/Al Jazeera].

La Striscia di Gaza è di fatto sotto assedio israeliano da oltre 15 anni e il suo settore sanitario si è deteriorato a causa delle limitazioni alle importazioni e alla libertà di movimento. Ciò significa che qui non si può fare molto per Najwa.

Lei e la sua famiglia sperano che le venga permesso di viaggiare per ricevere cure mediche all’estero, ma Israele limita fortemente la libertà di movimento di tutti i palestinesi.

“I medici mi hanno detto che qui non potevano fare nulla per me “, ha detto Najwa. “Tutto ciò che spero ora è di essere curata all’estero per riabilitare il mio corpo, in modo da poter camminare e tornare a servire i miei figli e la mia famiglia”.

https://www.aljazeera.com/news/2023/5/23/israeli-missile-paralyzes-gaza-woman-ability-to-move-in-moments?fbclid=IwAR2-5PeL7Xd0gKGNawXMpG0XpDpDtNYt1Nupm9II3O6VmW0OassunCmPTK4

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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