L’Occupazione contribuisce all’emigrazione dei cristiani

Mag 26, 2023 | Notizie

di Daoud Kuttab,

FOSNA, 19 maggio 2023.   

L’ultimo rapporto del 2022 del Dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa attribuisce la causa dell’emigrazione cristiana palestinese agli occupanti israeliani e alle loro politiche.

Di seguito sono riportati alcuni estratti relativi ai cristiani palestinesi tratti dal rapporto di 59 pagine sulla situazione in Palestina. Il rapporto completo, intitolato The West Bank and Gaza 2022 International Religious Freedom Report, può essere consultato qui.

Presenza cristiana minacciata

I capi delle chiese cristiane di Gerusalemme hanno continuato a sollevare pubblicamente la preoccupazione che la presenza cristiana e i luoghi santi di Gerusalemme siano minacciati. Le loro dichiarazioni hanno identificato i maggiori punti di pressione sui cristiani, tra cui la violenza e le molestie contro il clero e i fedeli da parte di estremisti israeliani; il vandalismo e la profanazione delle proprietà ecclesiastiche; i tentativi da parte delle organizzazioni di coloni di ottenere proprietà strategiche nel quartiere cristiano della Città Vecchia e intorno al Monte degli Ulivi; le restrizioni sui permessi di residenza per i palestinesi, in conseguenza della Legge Israeliana sulla Cittadinanza e l’Ingresso. Secondo i leader ecclesiastici, questa legge è rimasta un problema particolarmente sentito a causa del piccolo numero di cristiani a Gerusalemme e della loro conseguente tendenza a sposare altri cristiani provenienti dalla Cisgiordania o da altri luoghi (cioè cristiani che non hanno né la cittadinanza né la residenza). I leader cristiani locali affermano che l’emigrazione di cristiani palestinesi è continuata a ritmi sostenuti. 

I cristiani palestinesi in cifre

 Secondo varie stime, 50.000 palestinesi cristiani risiedono in Cisgiordania e a Gerusalemme e, secondo i resoconti dei media e delle comunità religiose, sono circa 1.300 i cristiani residenti a Gaza.

I tribunali religiosi cristiani si occupano di questioni legali relative allo status personale, tra cui eredità, matrimonio, dote, divorzio e mantenimento dei figli. Per i musulmani, la Sharia determina la legge sullo stato personale, mentre le questioni relative allo stato personale dei cristiani sono trattate da vari tribunali ecclesiastici.

Per legge, i membri di un gruppo religioso possono sottoporre una controversia sullo status personale a un altro gruppo religioso, se i litiganti concordano sull’opportunità di farlo.

L’Autorità Palestinese ha intese non scritte con le chiese evangeliche palestinesi

L’AP mantiene alcune intese non scritte con chiese non ufficialmente riconosciute, basate sugli accordi sullo status quo, tra cui le Assemblee di Dio, la Chiesa Nazarena e alcune chiese cristiane evangeliche, che possono operare liberamente. Alcuni di questi gruppi possono svolgere alcune pratiche ufficiali, come il rilascio di licenze di matrimonio.

Le chiese non riconosciute dall’Autorità Palestinese devono generalmente ottenere un permesso speciale una tantum dall’AP per celebrare matrimoni o giudicare questioni di stato personale, se vogliono che le azioni siano riconosciute dall’Autorità Palestinese e registrate presso di essa. Le chiese non possono fare proselitismo.

Parco controverso e osteggiato dai leader religiosi

Il 18 febbraio, il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Teopoli III, il Custode francescano di Terra Santa Francesco Patton e il Patriarca armeno di Gerusalemme Nourhan Manougian hanno inviato una lettera alla Ministra israeliana per la Protezione dell’Ambiente Tamar Zandberg, invitandola a fermare il progetto di espansione del Parco Nazionale delle Mura di Gerusalemme nella Città Vecchia di Gerusalemme che dovrebbe occupare parti del Monte degli Ulivi, dove si trovano luoghi sacri cristiani. Nella lettera, i leader ecclesiastici hanno affermato che il piano proposto è un attacco ai cristiani e ai luoghi santi cristiani di Gerusalemme e sembra essere “orchestrato, avanzato e promosso da entità il cui unico scopo è quello di confiscare e nazionalizzare uno dei siti più sacri per la cristianità alterando la sua natura”.

L’Autorità Israeliana per la Natura e i Parchi, che promuove il progetto, ha dichiarato che l’espansione è stata concepita per ripristinare terre a lungo trascurate e preservare meglio i paesaggi storici, e che non avrebbe danneggiato le proprietà ecclesiastiche incorporate nel parco nazionale. Secondo un articolo del Times of Israel del 21 febbraio, l’Autorità ha dichiarato che avrebbe ritirato il piano. Tuttavia, il piano è rimasto nel calendario del Comitato di Pianificazione Locale di Gerusalemme per essere discusso nel 2023.

Il ruolo positivo delle organizzazioni cristiane

Le organizzazioni religiose che forniscono istruzione, assistenza sanitaria e altri servizi umanitari e sociali ai palestinesi di Gerusalemme Est e dintorni hanno continuato a dichiarare che la barriera fisica del Muro iniziato da Israele durante la Seconda Intifada nel 2003 ostacola il loro lavoro, in particolare a sud di Gerusalemme nelle comunità cristiane della Cisgiordania intorno a Betlemme.

Barriera e punti di controllo

I membri del clero hanno dichiarato che il Muro e i posti di blocco aggiuntivi hanno limitato i loro spostamenti tra le chiese e i monasteri di Gerusalemme e della Cisgiordania, nonché il movimento dei fedeli tra le loro case e i luoghi di culto. I leader cristiani hanno continuato ad affermare che la barriera ha impedito ai cristiani della zona di Betlemme di raggiungere la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Hanno inoltre affermato che il Muro rende difficile la visita ai siti cristiani di Betlemme per i cristiani palestinesi che vivono sul lato ovest della barriera. Anche i pellegrini stranieri e gli operatori religiosi hanno segnalato difficoltà o ritardi nell’accesso ai siti religiosi cristiani in Cisgiordania a causa del Muro.

In precedenza, il governo israeliano aveva dichiarato di aver costruito il Muro come atto di autodifesa e che esso era altamente efficace nel prevenire gli attacchi terroristici in Israele.

Nel corso dell’anno, i lavoratori cristiani espatriati negli insediamenti israeliani hanno continuato a lamentarsi del fatto che la mancanza di trasporti pubblici nei giorni di sabato impedisce loro di partecipare alle attività religiose e al culto a Gerusalemme.

Quote di permessi per i cristiani a Gaza

Negli ultimi anni, le autorità israeliane hanno rilasciato permessi ad alcuni cristiani di uscire da Gaza per partecipare a funzioni religiose a Gerusalemme o in Cisgiordania e ai musulmani della Cisgiordania di entrare a Gerusalemme per il Ramadan. Durante l’anno, i funzionari israeliani hanno riferito di aver rilasciato 8.000 permessi ai palestinesi per entrare in Israele dalla Cisgiordania durante il periodo natalizio e 500 permessi familiari per i residenti della Cisgiordania per entrare a Gaza. I funzionari israeliani hanno riferito di aver rilasciato 500 permessi ai cristiani di Gaza per entrare in Israele durante il periodo natalizio.

Gisha ha riferito che Israele ha designato una quota di 500 permessi per i cristiani di Gaza per visitare Gerusalemme in occasione delle celebrazioni pasquali. Ha riferito che alcuni richiedenti hanno ricevuto il permesso mentre i loro familiari sono rimasti in attesa di una risposta o si sono visti negare del tutto il permesso, costringendoli a scegliere tra rinunciare alle visite familiari e religiose o lasciare indietro i loro familiari durante il viaggio. Durante il periodo natalizio, Gisha ha riferito che Israele ha rilasciato 649 permessi ai cristiani per uscire da Gaza per le festività.

Matrimonio di cristiani di Gerusalemme con residenti in Cisgiordania

Secondo i leader religiosi cristiani, questa situazione è rimasta un problema particolarmente acuto per i cristiani a causa della loro scarsa popolazione e della conseguente tendenza a sposare cristiani provenienti dalla Cisgiordania o da altri luoghi (cioè cristiani che non hanno né la cittadinanza né la residenza). I leader religiosi cristiani hanno espresso la preoccupazione che questo sia un elemento significativo del continuo declino della popolazione cristiana, anche a Gerusalemme, che influisce negativamente sulla vitalità a lungo termine delle comunità cristiane.

Fattori che causano l’emigrazione

Secondo le ONG, i membri delle comunità e i commentatori dei media, i fattori che hanno contribuito all’emigrazione dei cristiani sono stati l’instabilità politica, l’impossibilità di ottenere i permessi di residenza per i coniugi a causa della Legge sulla Cittadinanza e l’Ingresso, la limitata capacità delle comunità cristiane nell’area di Gerusalemme di espandersi a causa delle restrizioni edilizie, le difficoltà incontrate dal clero cristiano nell’ottenere i visti e i permessi di residenza israeliani, la perdita di fiducia nel processo di pace e le difficoltà economiche create dall’istituzione del Muro e dall’imposizione di restrizioni ai viaggi. In precedenza, il governo israeliano aveva dichiarato che tali difficoltà derivavano dalla “complessa realtà politica e di sicurezza” e non da eventuali restrizioni alla comunità cristiana.

https://www.fosna.org/events/us-state-department-religious-freedom-report-blames-the-israeli-occupation-for-christian-emigration

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio