L’unità di Israele per la nuova aggressione a Gaza non è destinata a durare

di Ameer Makhoul,

Middle East Eye, 11 maggio 2023.   

La decisione di colpire la Jihad Islamica ha dato a Netanyahu una spinta in termini di popolarità, ma non durerà a lungo.

Razzi sparati da Gaza City verso Israele il 10 maggio 2023 (AFP)

Questa settimana Israele ha messo a segno un attacco cruciale, eliminando quattro leader della Jihad Islamica e i suoi media non hanno mancato di sottolineare la precisione dei missili e l’accuratezza delle informazioni raccolte.

Ma questa copertura mediatica è apparsa sostanzialmente indifferente al fatto che l’operazione ha comportato un devastante massacro.

Alcuni media israeliani hanno descritto le vittime – tra cui bambini, donne e operatori sanitari – come un tributo accettabile, vantandosi persino del numero relativamente basso di vittime civili palestinesi. Un senso di celebrazione, di orgoglio e di onore ha permeato Israele.

Un consenso generale è emerso quando anche i leader dell’opposizione parlamentare hanno espresso il loro sostegno alle azioni del governo Netanyahu. Secondo gli analisti, l’operazione potrebbe prolungare la vita del tormentato governo, che si trova alle prese con lotte interne e sembrava sull’orlo del collasso.

Itamar Ben Gvir, leader di estrema destra del partito Potere Ebraico, era arrivato a boicottare le sedute della Knesset; eppure anche lui ha lodato l’operazione, suggerendo che le sue pressioni hanno dato i loro frutti e sottolineando il proprio ruolo.

Nel frattempo, migliaia di israeliani sono fuggiti dalle loro case nelle comunità vicine a Gaza, mentre l’esercito ha supervisionato un piano di evacuazione più ampio.

Israele ha elogiato il successo delle sue operazioni militari, citando il riuscito coordinamento di intelligence tra l’esercito e l’agenzia di sicurezza Shin Bet. Questa dimostrazione della sua capacità di colpire leader palestinesi anche nelle loro stesse camere da letto ha lo scopo di inviare un messaggio a tutte le fazioni del sud del Libano, della Cisgiordania e di Gaza: Israele è onnisciente.

Assassini mirati

La strategia israeliana degli omicidi mirati dimostra la sua spietata politica per lo sradicamento della leadership della Jihad Islamica, a causa delle operazioni di alto profilo del gruppo e della sua filosofia di resistenza all’occupazione. I funzionari israeliani hanno ripetutamente esortato Hamas a rimanere non coinvolto nel confronto in corso.

Tuttavia, mentre Israele si aspettava che la risposta palestinese rispecchiasse i precedenti casi di aggressione contro Gaza, ciò non è accaduto immediatamente. La tensione si è acuita nell’establishment israeliano della sicurezza, della politica e dei media, mentre il Paese aspettava di vedere cosa sarebbe successo dopo.

Anche se mercoledì sera sono stati lanciati da Gaza dei razzi, il ritardo nella risposta è sembrato un segnale che Israele non ha più il controllo di come si svolgono queste situazioni.

Allo stesso tempo, Israele ha perso l’appoggio dell’Egitto che – nonostante i suoi continui sforzi di mediazione a Gaza – ha criticato pesantemente i recenti attacchi alla Jihad Islamica, affermando che il massacro ha minato gli sforzi per ottenere una stabilità a lungo termine e ha violato gli impegni presi da Israele durante le recenti conferenze ad Aqaba, Giordania e Sharm el-Sheikh, Egitto.

Molte fazioni palestinesi e forze regionali ritengono che il potere di deterrenza che Israele deteneva un tempo sia sostanzialmente diminuito nei cinque mesi trascorsi dall’insediamento del Primo Ministro Benjamin Netanyahu e che non sia riuscito, strategicamente, a rafforzare la sua influenza regionale e a fortificare le sue difese nazionali. 

Un’altra lacuna di Israele risiede nella sua incapacità di anticipare l’intensità della risposta palestinese alla sua aggressione. A Tel Aviv, l’establishment della sicurezza ha optato questa settimana per l’apertura di rifugi antiaerei pubblici e per la chiusura delle scuole. Questi costi aggiuntivi in termini di sicurezza, oltre che in termini politici ed economici, potrebbero spingere Israele a lanciare un’offensiva più ampia su più fronti, nel tentativo di riprendere il controllo sulla traiettoria e sulle conseguenze del confronto.

Neutralizzare Hamas

Sebbene non vi sia alcuna prova che l’ultima aggressione di Israele sia una conseguenza diretta delle sue profonde turbolenze interne, la diminuzione del potere di deterrenza dello Stato può certamente essere attribuita all’attuale clima politico e alla crisi interna. Di conseguenza, l’aggressione deve essere considerata in questo contesto. 

Se questa strategia aggressiva dovesse rivelarsi fruttuosa dal punto di vista israeliano, il principale beneficiario politico sarà Netanyahu, i cui indici di gradimento sono destinati a salire.

Ma questa spinta di popolarità non reggerà a lungo, né garantirà la longevità del governo di Netanyahu, dati i profondi conflitti interni e le continue manifestazioni pubbliche contro di lui. In definitiva, non riuscirà a liberare Netanyahu dalle sue sfide più urgenti. Allo stesso tempo, i sondaggi hanno mostrato che la fiducia dei cittadini israeliani nei confronti del leader dell’opposizione Benny Gantz sta crescendo.

Nel frattempo, Israele scommette sulla neutralizzazione di Hamas – che di fatto governa Gaza e detiene il potere militare più significativo – e sulla possibilità di garantire un cessate il fuoco duraturo.

Tuttavia, la situazione si è ulteriormente aggravata dopo che il ministro dell’Energia Israel Katz questa settimana ha minacciato di assassinare Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, e il capo militare Mohammed Deif, in caso Hamas risponda con una rappresaglia. Mercoledì 10, Hamas ha rilasciato una dichiarazione che suggerisce che le sue forze stavano partecipando al lancio di razzi di rappresaglia, anche se questo non è stato immediatamente verificato.

L’apparato di sicurezza israeliano si trova perplesso di fronte alla risposta ritardata e imprevedibile dei palestinesi, avendo previsto una reazione immediata di lancio di razzi, seguita da mediazione, pressione e infine una tregua fino alla prossima aggressione. Ma la realtà si è rivelata più complessa.

Sono sorte preoccupazioni sulla possibilità che lo stato di emergenza di Israele si prolunghi all’infinito, con costi potenzialmente superiori a quelli di un impegno militare limitato. C’è anche apprensione per la possibilità che i palestinesi prendano di mira le marce dei coloni nella Gerusalemme Est occupata.

Tutte le opzioni sembrano essere sul tavolo, e una tregua sembra improbabile. Le fazioni palestinesi sembrano operare secondo i propri piani e calendari, in contrasto con il ritmo dettato da Israele, passando da un ciclo di reazione immediata a un corso d’azione più ponderato. Sebbene questo crei nuove dinamiche, non altera fondamentalmente l’essenza del conflitto.

Ameer Makhoul è un importante attivista e scrittore palestinese della comunità dei palestinesi del ‘48. È l’ex direttore di Ittijah, una ONG palestinese in Israele. È stato detenuto da Israele per dieci anni.

https://www.middleeasteye.net/opinion/Israel-unity-Gaza-massacre-wont-last

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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