Dopo 75 anni, quale futuro per Palestina-Israele?

Mag 10, 2023 | Notizie

di Ghada Karmi,  

Mondoweiss, 8 maggio 2023.   

75 anni dopo la Nakba, Palestina-Israele è uno Stato sotto la sovranità israeliana, ma disuguale. La lotta per un futuro più equo e democratico sarà lunga e ferocemente contrastata. Ma non per questo vale meno la pena di lottare.

Una donna palestinese cammina lungo la barriera di separazione di Israele vicino alla città di Ramallah, in Cisgiordania. Si intravede l’insediamento ebraico di Beit El che sta dietro la barriera. (SHADI HATEM/APA IMAGES).

È il momento dell’anno in cui si commemora la creazione di Israele nella mia patria e il disastro che ciò ha portato, ancora una volta senza che si intraveda una fine del conflitto. L’accaparramento di terre, la pulizia etnica e le violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei confronti dei Palestinesi continuano senza sosta, impuniti e senza attribuzione di responsabilità.

Settantacinque anni fa, Israele è stato fondato sulle rovine della Palestina. In tutto questo, la mia famiglia è stata costretta a fuggire dalla nostra casa a Gerusalemme. La creazione di Israele, dichiarata ufficialmente il 15 maggio 1948, ha segnato l’inizio del nostro lungo esilio, mentre il nostro sfratto veniva festeggiato con l’installazione di altra gente al nostro posto. Nei decenni successivi, abbiamo assistito impotenti alla crescita della forza e dell’autorità del nuovo Stato, che è diventato una superpotenza regionale. Oggi, Israele è una potenza nucleare con un esercito classificato come il quinto più grande del mondo. Gode del sostegno incondizionato dei Paesi occidentali, soprattutto degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti forniscono a Israele armi avanzate, condivisione di intelligence e supporto politico e diplomatico. L’Occidente lo considera parte integrante del mondo occidentale. L’Unione Europea ha concesso a Israele uno status privilegiato nel commercio e nell’accesso ai programmi di ricerca dell’UE, esattamente come se fosse uno Stato europeo. In occasione dell’anniversario di Israele, lo scorso aprile, la Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, si è prodigata in lodi per Israele, entusiasmandosi anche per il fatto che Israele ha “fatto fiorire il deserto”.

Per quanto riguarda le vittime della creazione di Israele, i Palestinesi come me che sono usciti perdenti non sono stati onorati, né lodati, né hanno ricevuto alcuno status. La maggior parte degli Stati arabi (con l’eccezione dell’Algeria) ha considerato i Palestinesi, a seconda dei casi, come un peso o una fonte di instabilità politica per il loro popolo. Sebbene, a dire il vero, abbiano dato ai rifugiati una casa e un sostegno vitale, era inteso che il loro soggiorno sarebbe stato temporaneo in attesa del loro ritorno in patria.

Quel ritorno non è mai avvenuto e ogni anno la situazione dei palestinesi non fa che peggiorare. Tutte le allegre manifestazioni di solidarietà delle persone benintenzionate nel mondo non possono mascherare questo fatto fondamentale. L’elezione, nel dicembre del 2022, di un governo israeliano per la linea dura, composto da estremisti religiosi e fanatici ultranazionalisti, ha peggiorato in modo enorme la situazione dei palestinesi. Il programma politico del nuovo governo si basa sull’annessione della terra palestinese, sull’apartheid e sulla pulizia etnica – il tutto sostenuto dal presupposto della supremazia ebraica. Gli effetti di questa ideologia sono evidenti nell’aumento delle persecuzioni contro i palestinesi da quando è arrivato il nuovo governo.

Questo non dovrebbe sorprendere. Israele ha perseguito un programma politico anti-palestinese dal 1948, o in modo sfacciato o più di nascosto. Come descrivere altrimenti l’espulsione della maggior parte della popolazione palestinese nel 1948, ripetuta nel 1967 e continuata da allora; l’occupazione militare della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est; la costruzione di insediamenti; l’assedio disumano di Gaza e il regime di apartheid imposto ai palestinesi? In un certo senso, ci si dovrebbe congratulare con l’attuale governo Netanyahu per aver messo in luce questa brutta realtà, smentendo la subdola presentazione di Israele come una democrazia sul modello occidentale.

Quest’aperta denuncia avrebbe dovuto suscitare la repulsione della comunità internazionale e un fermo rifiuto del sionismo. Non è successo nulla di tutto ciò. Per gli alleati occidentali di Israele, si tratta di affari come al solito, con uno Stato che infrange regolarmente il diritto internazionale, attacca i suoi vicini, opprime i Palestinesi di cui occupa la terra e impone loro un sistema di apartheid. L’Occidente ha sanzionato ferocemente la Russia per crimini simili, ma Israele viene accolto come una parte importante dell’ovile occidentale.

Per i palestinesi, è tutta un’altra storia. Dal 1948, quando Israele ha acquisito potere e prestigio, hanno lottato in ogni modo per preservare ciò che resta della loro presenza sulla terra, della loro storia e della loro memoria collettiva, contro una formidabile campagna israeliana per cancellarli. Per quanto sofisticato e sostenuto dall’Occidente, Israele non è mai stato in grado di risolvere il problema di sradicare i Palestinesi che stanno in mezzo al suo popolo e si è pentito di averne lasciato indietro qualcuno nel 1948. Questo ‘errore’ ha avuto delle conseguenze che alla fine hanno fatto sentire il proprio peso.

Oggi, il territorio tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo è un’unica entità sotto l’amministrazione di un governo israeliano sovrano. Il risultato è che Israele/Palestina nel 2023 è uno Stato, ma è uno Stato diseguale, con diritti e classi di cittadinanza differenziati. La sua popolazione comprende 6,8 milioni di ebrei israeliani con piena cittadinanza e pieni diritti, 1,8 milioni di palestinesi con cittadinanza israeliana ma diritti limitati e 4,7 milioni di palestinesi senza cittadinanza e senza diritti. Quest’ultimo gruppo è sottoposto a un sistema di apartheid israeliano ormai ben documentato.

Israele è riuscito finora a farla franca con questa ingiustizia, grazie alla permissività occidentale nei confronti dei crimini israeliani e all’esistenza dell’Autorità Palestinese che ha sollevato Israele dall’assumersi la responsabilità per i Palestinesi occupati. Ora che questo accordo inizia a sgretolarsi, a partire dalle rivolte palestinesi comuni e senza precedenti del maggio 2021, rivolte sia all’Autorità Palestinese che a Israele, e la loro continuazione fino ad oggi in zone calde come Jenin, Nablus, i villaggi intorno a Ramallah e Gaza, ecco che l’esito inevitabile di tutto questo si avvicina.

Noi in esilio eravamo soliti credere che avremmo avuto un ruolo di primo piano nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese grazie al nostro attivismo e ai nostri sforzi per influenzare i potenti attori esterni. Ma ci sbagliavamo. La soluzione arriverà dall’interno, sul terreno, nei sanguinosi confronti faccia a faccia tra Israele e i Palestinesi. E la traiettoria della loro lotta porterà alla conversione dell’attuale rapporto padrone-schiavo esistente in Israele a uno Stato più equo e più democratico.

Questo risultato prenderà molto tempo, sarà duramente conquistato e ferocemente contrastato da Israele. Questo non lo rende meno desiderabile o meno degno di essere combattuto. Secondo l’opinione di chi scrive, non c’è altra strada da percorrere. Israele, come entità straniera e occidentale imposta in una regione estranea alla sua etica e alla sua cultura, è stato creato contro la logica della storia. Quella stessa logica vedrà la sua trasformazione in una parte più armoniosa e più connaturale col suo ambiente mediorientale.

Ghada Karmi è nata a Gerusalemme. Costretta a lasciare la sua casa durante la Nakba, si è poi formata come Dottore in Medicina presso l’Università di Bristol. Ha fondato il primo ente medico di beneficenza britannico-palestinese nel 1972 ed è stata membro associato del Royal Institute for International Affairs. Il suo libro più recente è: One State, The Only Democratic Future for Palestine-Israel, e i suoi libri precedenti includono il best-seller: In Search of Fatima.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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