L’ONU non deve adottare la definizione dell’IHRA

Mag 5, 2023 | Notizie

di Hassan Ben Imran e Nicola Perugini,

Al Jazeera, 2 maggio 2023

Questo sarebbe dannoso non solo per le agenzie delle Nazioni Unite, ma anche per la situazione globale dei diritti umani.

L’Ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite Gilad Erdan si rivolge al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a New York, 20 febbraio 2023 [File: Reuters/Mike Segar]

Nel maggio 2016, 31 stati membri dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA) si sono riuniti nella capitale rumena Bucarest per adottare una “definizione di lavoro dell’antisemitismo”, a quanto pare su richiesta di Israele. Il gruppo ha approvato una definizione – da allora nota come definizione IHRA – accompagnata da 11 “esempi contemporanei di antisemitismo”, sette dei quali riguardano Israele e alcuni la critica legittima delle politiche discriminatorie israeliane in Palestina.

Negli ultimi sette anni, c’è stata un’attiva campagna che ha incoraggiato i governi e le istituzioni pubbliche ad adottare e utilizzare la definizione, ma invece di aiutare a combattere l’antisemitismo, la campagna è stata diretta contro i critici di Israele e del suo apartheid coloniale.

Peggio ancora, si è insinuata nei campus universitari, minacciando la libertà di parola e di pensiero negli Stati Uniti, nel Regno Unito e altrove. Persino l’autore principale della definizione ha messo in guardia contro il suo uso nel mondo accademico.

Fiancheggiato da gruppi politicamente motivati, Israele sta ora facendo pressione sulle Nazioni Unite affinché adottino questa definizione. Se le Nazioni Unite dovessero farlo, ciò avrebbe gravi conseguenze per l’organismo internazionale stesso, per il regime internazionale dei diritti umani più in generale e per la lotta contro l’antisemitismo.

L’impatto della definizione dell’IHRA

Negli ultimi anni, i governi e le istituzioni occidentali hanno adottato con entusiasmo la definizione dell’IHRA, che sta già avendo ripercussioni negative sulla libertà di parola, sulla libertà di pensiero, su chi lavora per i diritti umani e sul mondo accademico.

L’Unione Europea ha dato il suo pieno appoggio alla legittimazione e alla promozione della definizione, e la Commissione Europea ne ha fatto una priorità.

Oltre alle adozioni a livello nazionale, l’Unione Europea ha rilasciato una serie di dichiarazioni che rafforzano il suo sostegno alla definizione. Per promuoverne l’attuazione in più ambiti politici, la Commissione ha pubblicato un “manuale per l’uso pratico” della definizione IHRA.

L’UE concepisce la definizione IHRA come uno “strumento utile per l’istruzione e la formazione, anche per le autorità preposte all’applicazione della legge, nei loro sforzi per identificare e indagare sugli attacchi antisemiti in modo più razionale ed efficace”.

Questo importante investimento istituzionale nella definizione dell’IHRA ha contribuito alle tendenze già esistenti di delegittimare le critiche alle politiche e alle pratiche israeliane, all’autocensura e al razzismo anti-palestinese.

La definizione IHRA è stata sempre più strumentalizzata contro i difensori dei diritti umani, i gruppi studenteschi e della società civile, gli studiosi e i giornalisti che criticano Israele, e ha colpito anche le organizzazioni che si occupano di antisemitismo.

Ad esempio, nel 2020, European Jews for a Just Peace (Ebrei Europei per una Pace Giusta) – una coalizione di gruppi progressisti ebraico-palestinesi – ha affermato che la Commissione Europea ha rifiutato di ammetterli a un gruppo di lavoro sull’antisemitismo che aveva organizzato. La coalizione suddetta critica apertamente l’occupazione israeliana e rifiuta la definizione dell’IHRA.

A gennaio, una risposta scritta della Commissione Europea a un’inchiesta presentata da membri del Parlamento Europeo ha sostanzialmente dichiarato che una relazione di Amnesty International, che definiva il dominio israeliano sui palestinesi come apartheid, era antisemita.

Anche i giornalisti hanno sofferto per l’applicazione onnipresente della definizione IHRA nell’UE. In Germania, ad esempio, i giornalisti palestinesi e arabi sono stati censurati senza alcuna ragione valida. L’anno scorso, l’emittente statale tedesca Deutsche Welle ha licenziato sette giornalisti arabi, accusandoli di antisemitismo a seguito di un’indagine sui loro post sui social media che si basava  sulla definizione dell’IHRA.

Anche il governo degli Stati Uniti ha abbracciato la definizione dell’IHRA. Dopo un’adozione silenziosa nel 2018 da parte dell’Ufficio per i Diritti Civili del Dipartimento dell’Educazione, l’ordine esecutivo del 2019 dell’ex Presidente Donald Trump ha dato istruzioni alle agenzie governative di applicare il Titolo VI degli Atti sui Diritti Civili nei campus universitari e di utilizzare la definizione dell’IHRA come guida sull’antisemitismo.

Questo ha facilitato gli attacchi nei campus contro gli studenti e i docenti, tra cui una recente denuncia contro Lara Sheehi, docente di psicologia presso la George Washington University, che alla fine è stata archiviata dall’università dopo un’indagine interna.

Anche il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha adottato la definizione. Nel 2020, secondo quanto riferito, si è spinto fino a considerare di etichettare come “antisemiti” gruppi come Oxfam, Amnesty International e Human Rights Watch.

Anche l’adozione della definizione IHRA da parte del Canada ha avuto conseguenze di vasta portata. L’anno scorso, il Dipartimento del Patrimonio canadese ha annunciato l’intenzione di richiedere a coloro che fanno domanda di finanziamenti di firmare una dichiarazione in cui si impegnano a non compromettere la Strategia Antirazzista del Canada, che fa un chiaro riferimento alla definizione dell’IHRA.

Questo crea un precedente molto pericoloso in Canada, che potrebbe estendersi ad altre agenzie. Non solo proteggerebbe Israele dalle critiche, ma allontanerebbe ed emarginerebbe anche le minoranze palestinesi e arabe che sostengono la causa palestinese. Riconoscendo il pericoloso impatto che questa mossa potrebbe avere, più di 30 gruppi canadesi, tra cui Amnesty International Canada e Independent Jewish Voices, hanno presentato una petizione al Dipartimento per eliminare la definizione IHRA dai requisiti per il finanziamento.

Nel Regno Unito, i finanziamenti governativi per le università sono stati vincolati al sostegno istituzionale della definizione IHRA, che è stata utilizzata in diverse università per sopprimere la libertà di parola e alimentare campagne diffamatorie contro i membri pro-palestinesi del personale.

Nel 2021, al Professor Somdeep Sen, invitato a tenere una conferenza su un suo libro presso l’Università di Glasgow, è stato chiesto di fornire in anticipo le sue diapositive e le informazioni sul contenuto della conferenza. Dato che il suo libro riguarda la Palestina, gli studiosi hanno espresso la preoccupazione che l’incidente riflettesse l’invasione della definizione dell’IHRA – che l’università aveva adottato – sulla libertà di parola.

Nel 2022, la dottoressa Shahd Abusalama, docente palestinese presso la Sheffield Hallam University, è stata indagata per i suoi post su Twitter dopo essere stata accusata di antisemitismo. Molti hanno visto nel suo calvario anche gli effetti della definizione dell’IHRA.

L’ONU e la lotta globale contro l’IHRA

Il “successo” della definizione dell’IHRA, che ha permesso di combattere le voci pro-palestinesi, ha incoraggiato il governo israeliano a intensificare la sua promozione.

Ora ha lanciato una campagna guidata dall’Ambasciatore israeliano all’ONU Gilad Erdan, per fare pressione sull’organismo internazionale affinché la adotti.

Oltre a rimproverare all’ONU di “ignorare il suo scopo” nella lotta contro l’antisemitismo, l’Ambasciatore Erdan ha invocato la definizione dell’IHRA nei suoi attacchi incessanti contro i principali attori dell’ONU che promuovono i diritti fondamentali dei Palestinesi: il Consiglio per i Diritti Umani, la Commissione d’Inchiesta, il Relatore Speciale sulla Palestina e l’UNRWA, l’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.

Diciamolo chiaramente: l’adozione da parte dell’ONU della definizione dell’IHRA arrecherebbe un danno enorme innanzitutto all’ONU stessa. La definizione potrebbe essere facilmente utilizzata come standard dell’ONU contro i funzionari e gli organismi dell’ONU che criticano Israele.

Inoltre, se la definizione venisse convalidata come standard globale per la lotta all’antisemitismo, ciò porterebbe a molte più violazioni della libertà di parola e dei diritti democratici di quelle a cui abbiamo assistito fino ad ora.

La lotta contro l’odio antiebraico sarebbe pesantemente minata dagli sforzi politici per collegarlo quasi esclusivamente a Israele e alle critiche legittime alle sue politiche contro i palestinesi.

Fortunatamente, la definizione dell’IHRA ha incontrato una crescente opposizione in seno all’ONU stessa. Nell’ottobre 2022, il Relatore Speciale sul Razzismo ha pubblicato un rapporto che critica aspramente la definizione dell’IHRA a causa del “danno arrecato ai diritti umani derivante dalla sua strumentalizzazione”, invitando gli Stati a “sospenderne l’adozione e la promozione”.

Poche settimane dopo, 128 importanti studiosi dell’antisemitismo e dei campi correlati hanno esortato l’ONU a non adottare la definizione dell’IHRA. Più recentemente, più di 100 gruppi della società civile, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International e gruppi per i diritti umani palestinesi e israeliani, hanno trasmesso lo stesso messaggio al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres: non adottare la definizione dell’IHRA.

Tale contropressione è rilevante anche in previsione di un ‘piano d’azione’ sulla lotta all’antisemitismo, che l’ONU sta attualmente preparando.

Più di ogni altra cosa, la definizione dell’IHRA mette Israele al riparo dalle critiche e dalle responsabilità internazionali per il regime di discriminazione e repressione razziale che ha instaurato tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. La definizione è diventata un campo di battaglia cruciale nella lotta globale contro l’apartheid coloniale – e deve essere respinta e ritrattata.

Hassan Ben Imran è un membro del consiglio di amministrazione di Law for Palestine e un autore che si occupa di diritto internazionale, di Palestina-Israele e di affari mediorientali.

Nicola Perugini è docente senior di Relazioni Internazionali presso l’Università di Edimburgo. È coautore di The Human Right to Dominate (OUP 2015) e di Human Shields. A History of People in the Line of Fire (2020).

https://www.aljazeera.com/opinions/2023/5/2/the-un-must-not-adopt-the-ihra-definition

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio