di Deborah Leter,
+972magazine, 21 marzo 2023.
Dopo anni nella sinistra radicale israeliana, Yael Lerer vuole sostituire un alleato di Netanyahu come rappresentante dei cittadini francesi nel Mediterraneo est.
All’ombra delle proteste antigovernative in Israele e del movimento di massa per la riforma delle pensioni in Francia – una serie di scioperi e manifestazioni organizzati negli ultimi due mesi in opposizione al tentativo del governo di innalzare l’età pensionabile – si sta svolgendo un’elezione su piccola scala ma politicamente significativa. Yael Lerer, un’ebrea israeliana che ha dedicato la sua carriera alla lotta per l’uguaglianza e la giustizia in Israele-Palestina, è in corsa per un seggio al Parlamento francese. La sua candidatura è stata appoggiata dalla Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale (NUPES), un’alleanza di partiti politici che oggi costituisce la sinistra francese.
Lerer sta cercando di sostituire Meyer Habib, alleato di Netanyahu ed ex deputato dell’ottava circoscrizione dei residenti francesi all’estero, che rappresenta i cittadini francesi che vivono in Israele-Palestina e in altre zone del Mediterraneo dell’est. In qualità di deputato negli ultimi dieci anni, Habib ha acquisito una nota reputazione per essersi concentrato quasi esclusivamente sul garantire un sostegno incondizionato a Israele nel parlamento francese e per aver promosso l’idea che l’antisionismo sia “il nuovo antisemitismo“.
Sebbene Habib sia stato rieletto durante le elezioni legislative francesi dello scorso giugno, il Consiglio costituzionale – la massima autorità costituzionale francese – ha invalidato la sua elezione all’inizio di febbraio a causa di diverse “incongruenze elettorali”. Considerata una vittoria per la sinistra francese, la decisione della corte ha lasciato spazio a nuovi candidati per occupare il seggio lasciato libero da Habib, compresi quelli inaspettati, come Lerer.
Nata a Tel Aviv, Lerer ha fondato la casa editrice Andalus, che traduce la letteratura araba in ebraico, e ha contribuito a fondare il partito Balad, di cui è stata in seguito portavoce e addetta parlamentare. Si è trasferita in Francia nel 2008 e ha ottenuto la cittadinanza francese nel 2016, ma rimane legata al Balad, tornando in Israele per alcune campagne elettorali; uno di questi viaggi è avvenuto nel 2013, quando è stata contestata durante un panel pre-elettorale mentre presentava la visione del Balad di trasformare Israele in uno Stato di tutti i suoi cittadini.
La candidatura di Lerer contrasta nettamente non solo con quella di Habib, che si candida nuovamente, ma anche con quella di Deborah Abisror-De Lieme, che si è candidata contro Habib alle elezioni dello scorso giugno. Nonostante le divergenze tra Abisror-De Lieme e Habib, un dibattito del giugno 2022 ha evidenziato il loro comune sostegno alla destra israeliana. Abisror-De Lieme ha affermato che Netanyahu è stato un “grande primo ministro”, ha espresso il suo totale accordo con Habib sullo status di Gerusalemme come capitale di Israele e ha giurato di difendere Israele in modo inequivocabile se il governo francese dovesse adottare una “posizione anti-Israele”. In un’intervista rilasciata a i24NEWS lo scorso febbraio, ha dichiarato: “Non ho bisogno di dimostrare il mio sionismo o il mio amore per Israele”.
A differenza di Abisror-De Lieme e Habib, il sito web della campagna di Lerer dichiara chiaramente la sua opposizione alla “nuova coalizione di governo di estrema destra in Israele” e la sua “resistenza pacifica contro l’occupazione”.
Nella sfera politica francese, la lotta all’antisemitismo è vista come incompatibile con il sostegno ai diritti dei palestinesi: L’Assemblea Nazionale ha recentemente adottato la contestata definizione di antisemitismo dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA); politici di tutti gli schieramenti politici si sono scagliati contro una proposta di risoluzione che condanna il “regime di apartheid” di Israele avanzata da deputati di sinistra (in particolare comunisti); e, quando un politico di estrema sinistra impegnato in attività di solidarietà con i palestinesi è stato nominato membro del gruppo di lavoro sull’antisemitismo dell’Assemblea Nazionale, ha suscitato le proteste delle organizzazioni ebraiche francesi. Cercando di destabilizzare il binomio tra lotta all’antisemitismo e sostegno ai diritti dei palestinesi, la campagna di Lerer rappresenta un’anomalia nel mondo della politica francese.
Con soli 193 voti che hanno separato Habib e Abisror-De Lieme lo scorso giugno e un tasso di affluenza alle urne inferiore al 14%, l’esito di questa prossima tornata elettorale è incerto. Le votazioni online per il primo turno inizieranno il 24 marzo e i risultati finali delle elezioni saranno annunciati il 17 aprile – e Lerer ritiene che la sua campagna abbia una “reale probabilità di successo”.
Lerer ha recentemente parlato con la rivista +972 della sua campagna fuori dal comune. La intervista è stata modificata per ragioni di lunghezza e chiarezza.
Cosa l’ha spinta a candidarsi per questa posizione?
Ho iniziato il mio attivismo molto presto, quando avevo 12 anni. Prima di trasferirmi in Francia, organizzavo regolarmente manifestazioni della sinistra radicale in Israele. Vivevo a cavallo tra la società israeliana e quella palestinese, parlavo quotidianamente l’arabo e facevo molte interviste ai media in arabo. Dopo gli accordi di Oslo, non mi sono presentata come un “attivista per la pace”, ma piuttosto come un ‘attivista per l’uguaglianza e la giustizia in Israele-Palestina. O tutti vincono o tutti perdono; avere uguaglianza e giustizia significa assicurarsi che tutti vincano.
A volte la gente mi chiede: “Perché hai lasciato Israele?”. La mia risposta è che non me ne sono mai andata. Sono sempre tra i due Paesi. Ogni giorno parlo tre o quattro lingue. Questo è il fulcro della mia campagna: le persone che votano nel mio distretto hanno una doppia cittadinanza e sono binazionali. Riflettono la realtà che il mondo è in continuo movimento, che le persone si spostano da un luogo all’altro, avanti e indietro. Credo che non si debba dimostrare la propria “fedeltà” a un solo Paese – un’idea presente nel discorso della destra in Francia. Si dovrebbe essere fedeli ai valori repubblicani di uguaglianza e solidarietà. Voglio che le persone siano socialmente e politicamente impegnate in tutti i Paesi con cui hanno un legame.
Durante i suoi 10 anni da deputato, Meyer Habib, un forte sostenitore della destra israeliana che ha stretti legami con Netanyahu, ha difeso con fermezza l’idea che l’antisionismo sia “il nuovo antisemitismo” e ha incentrato la sua carriera politica sul garantire un sostegno incondizionato a Israele nel Parlamento francese. In cosa si differenzia la sua visione politica?
Ho iniziato questa campagna per cercare di creare uno spazio in Francia dove poter criticare la politica del governo israeliano. Non mi batto solo per i diritti dei palestinesi, ma per la giustizia e l’uguaglianza in Israele-Palestina. Ho anche tolleranza zero per l’antisemitismo e per qualsiasi retorica antisemita che possa esistere nel movimento di solidarietà. Quando lavoravo con il partito Balad in Israele, il nostro slogan era “uno Stato per tutti i suoi cittadini”. Oggi porto con me queste idee.
Negli ultimi dieci anni, l’ottava circoscrizione è stata rappresentata da funzionari che agiscono come portavoce del governo israeliano, ma io voglio rappresentare tutti i cittadini di questa circoscrizione e i valori della Repubblica francese, ovunque e per tutti. La mia campagna si concentra sui valori repubblicani francesi, che sono il DNA della società francese. Vogliamo questi valori per tutti, ovunque.
Ma mi candido anche per rappresentare persone al di là di Israele-Palestina [l’ottava circoscrizione comprende anche Grecia, Turchia, Italia, Malta e Cipro], e ci sono altre questioni che riguardano questi elettori. Innanzitutto, mi candido per rappresentare questi cittadini francesi, anche per quanto riguarda la facilitazione dei servizi consolari e la fine della doppia imposizione fiscale (tassazione dello stesso reddito da parte di due giurisdizioni).
Lei occupa un ruolo quasi del tutto assente dal panorama politico francese: quello di un ebreo che lotta per la giustizia e l’uguaglianza in Israele-Palestina. Quale messaggio pensa che la sua candidatura invii alla leadership politica francese, alle istituzioni ebraiche e alla popolazione franco-ebraica?
È molto triste che questo sia raro. La gente pensa che io sia “radicale”, ma non sono d’accordo. Volere libertà, uguaglianza e solidarietà non è “radicale”. Sono valori fondamentali.
La mia eredità ebraica è molto importante per me. Non mi descriverei come un ebrea francese, perché non sono parte organica della comunità ebraica francese [Lerer è nata in Israele]. Ma mi chiedo cosa sia successo a questa comunità. Come ha fatto un’organizzazione che pretende di rappresentare questa comunità a diventare ambasciatrice di Israele, di Netanyahu e della destra? [Lerer si riferisce al Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia (CRIF), un’istituzione centralizzata che mira a fornire una voce politica unificata a nome degli ebrei francesi].
Quali sono, secondo lei, gli effetti della situazione in Israele-Palestina sulla società francese, compresi i rapporti tra ebrei e altre minoranze?
Le persone fraintendono le dinamiche in atto nella comunità franco-ebraica. Da quando mi sono trasferita qui, sono rimasta scioccata dal divario tra i discorsi dei media e la realtà sul campo. La realtà è molto più plasmata dalla coesistenza di quanto i media la dipingano. Ho il privilegio di vivere in una zona di Parigi [il 19° arrondissement] dove gli ebrei sono molto visibili. Abbiamo una realtà di coesistenza, dagli ebrei che comprano dagli arabi al mercato ciò di cui hanno bisogno per Rosh Hashanah agli ebrei e agli arabi che lavorano insieme nelle arti e in altri campi. Venendo da Israele, dove tutto è così segregato, questa coesistenza è notevole per me. La gente dice che gli ebrei non hanno un futuro in Francia, ma non è vero.
Sebbene la sinistra francese non sia stata sottoposta a una campagna concertata come quella che ha frammentato il partito laburista britannico, è stata ripetutamente accusata di antisemitismo da politici centristi e di destra, oltre che da organizzazioni ebraiche, soprattutto per il suo sostegno ai diritti dei palestinesi. Come vede la politica israelo-palestinese in Francia oggi? Come possiamo uscire da questa opposizione binaria che inquadra la sicurezza degli ebrei francesi e i diritti dei palestinesi come fondamentalmente incompatibili?
Purtroppo, Israele-Palestina non è fondamentalmente all’ordine del giorno della sinistra francese in questo momento. La sinistra ha paura di affrontare il tema di Israele-Palestina. Non si può criticare Israele e si può essere subito attaccati per aver detto qualcosa, quindi la gente non vuole impegnarsi.
Per me non ha senso dire di parlare contro l’antisemitismo e a favore dei valori repubblicani, come fanno Meyer Habib e Deborah Abisror-De Lieme, ma poi sostenere la costruzione di insediamenti e chiedere che il diritto internazionale non venga applicato in Israele. Dobbiamo applicare i nostri valori repubblicani – libertà, uguaglianza, fraternità – a tutte le cause, a Israele-Palestina e non solo.
https://www.972mag.com/yael-lerer-france-parliament-israel/
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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