In occasione della visita di Netanyahu nel Regno Unito, chiediamo che a Israele siano attribuite le sue responsabilità

di Shawan Jabarin,

Independent, 24 marzo 2023. 

Il Regno Unito dovrebbe smettere di essere selettivo quando si tratta di diritto internazionale.

Il primo Ministro britannico Rishi Sunak dà il benvenuto al primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu al 10 di Downing Street, Londra, 24 marzo 2023. (AP Photo/Alberto Pezzali)

“Un faro splendente di speranza”, sono state le parole usate l’anno scorso dal Primo Ministro britannico Rishi Sunak per descrivere Israele.

Ma per il popolo palestinese, che vive sotto il regime di apartheid del colonialismo israeliano e sotto un’occupazione illegale prolungata, oltre ad essere sottoposto a politiche e pratiche discriminatorie che si manifestano in quasi tutti i momenti della sua vita, la parola speranza praticamente non esiste.

Certamente nessuna speranza si è affacciata quando il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha chiesto che l’intero villaggio palestinese di Huwwara fosse “spazzato via”. E nemmeno quando lo stesso politico di estrema destra ha sfacciatamente affermato che “non esistono i palestinesi, non esiste un popolo palestinese”, parlando a Parigi il 19 marzo.

Queste dichiarazioni sono arrivate solo poche settimane dopo che Israele ha surrettiziamente annesso de facto l’intera Cisgiordania, espandendo la propria autorità civile sul territorio occupato, pochi giorni dopo che Israele aveva approvato la costruzione di 7.287 unità di insediamento illegale.

Mentre piangiamo le uccisioni quasi quotidiane di palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane, la speranza è l’ultima cosa che ci viene in mente. Dall’inizio dell’anno ad oggi, Israele ha ucciso 89 Palestinesi. L’anno scorso, il 2022, è stato il più letale per i palestinesi dal 2005, con 192 palestinesi uccisi, tra cui 44 bambini e 7 donne.

Questa brutale realtà vissuta dai palestinesi, con incursioni quasi quotidiane da parte delle forze israeliane, arresti e, a volte, punizioni collettive di intere comunità, si accompagna a oltre 15 anni di continuo blocco e chiusura della Striscia di Gaza. Questo non dà certo speranza al popolo palestinese

Mentre il 24 marzo Sunak accoglie al numero 10 di Downing Street il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nel suo primo viaggio ufficiale nel Regno Unito dopo la sua rielezione, anche i più stretti alleati di Israele hanno condannato le ultime dichiarazioni dei membri del suo gabinetto. Netanyahu stesso ha dichiarato che il suo governo avrebbe “promosso e sviluppato gli insediamenti in tutte le parti della Terra d’Israele – nel Negev, nel Golan, nella Giudea e nella Samaria”, usando i nomi biblici della Cisgiordania.

Accoglierlo non è solo deludente, ma è un atto di copertura dei suoi crimini e di quelli del suo governo.

Non dovrebbe essere una sorpresa per la comunità internazionale che alla fine dello scorso anno sia stato eletto il governo israeliano più di destra di sempre. Per decenni, la società civile palestinese ha chiesto l’attribuzione di responsabilità e la fine dell’impunità di Israele per i crimini internazionali commessi contro il popolo palestinese. Poco più di un anno fa, il precedente governo israeliano (che non era nemmeno percepito come di destra) ha designato le principali legittime organizzazioni della società civile palestinese – compresa la nostra – come terroriste, criminalizzando e mettendo fuori legge il nostro lavoro.

Non dovrebbe sorprendere che un disegno di legge sostenuto dal governo, che prevede la pena di morte per i palestinesi accusati di aver compiuto attacchi contro gli israeliani, abbia superato il voto preliminare della Knesset questo mese, mentre non è stata proposta una simile pena capitale per gli ebrei israeliani che uccidono i palestinesi.

A Israele è stato permesso di mantenere e approfondire le sue pratiche discriminatorie, la dominazione e l’oppressione senza conseguenze del popolo palestinese. Come abbiamo avvertito per anni, senza un’attribuzione di responsabilità la situazione dei diritti umani non potrà che peggiorare.

È particolarmente sconcertante che quando il popolo palestinese tenta di ottenere giustizia nei tribunali, paesi come il Regno Unito si sforzano di bloccare tali iniziative. Recentemente, una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) di esprimere un parere consultivo sulla legalità e sulle conseguenze dell’occupazione prolungata del territorio palestinese da parte di Israele, la richiesta è stata osteggiata da Regno Unito, Stati Uniti e altri 24 Stati membri [compresa l’Italia].

Mentre il Regno Unito ha guidato l’appello alla Corte Penale Internazionale (CPI) per indagare sui crimini di guerra russi in Ucraina, si è invece opposto a un’indagine della CPI sui crimini commessi da Israele nella situazione della Palestina.

Nonostante tutte le violazioni commesse dal regime coloniale e di apartheid di Israele e le politiche di estrema destra perseguite dal 37° governo israeliano, il 21 marzo il governo britannico ha firmato un accordo storico con Israele: un “Piano d’azione fino al 2030 per le relazioni bilaterali Regno Unito-Israele, per incrementare i legami economici, di sicurezza e tecnologici”. Si tratta di uno sviluppo contrario agli obblighi del Regno Unito riguardo alla situazione in Palestina e al deterioramento dei diritti umani del popolo palestinese.

È semplice: chiediamo al Regno Unito e ad altri Stati terzi di agire in conformità con i loro obblighi, di lavorare per responsabilizzare Israele e di non essere selettivi quando si tratta di diritto internazionale. È indispensabile che gli Stati terzi si impegnino nei processi legali e lavorino per far avanzare le richieste del popolo palestinese per la realizzazione dell’autodeterminazione e della libertà dal regime di apartheid coloniale di Israele.

Shawan Jabarin è il direttore generale dell’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq

https://www.independent.co.uk/voices/netanyahu-london-uk-visit-b2306903.html

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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