I nostri cuori sono con i sopravvissuti al pogrom di Hawara

di Gideon Levy,

Haaretz, 2 marzo 2023. 

Il Primo Ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ispeziona i danni durante la sua visita dopo la furia dei coloni israeliani a Hawara, nella Cisgiordania occupata da Israele, il 1 marzo 2023. Raneen Sawafta / REUTERS

Quando ti trovi nella strada principale di Hawara –ora sotto una sorta di coprifuoco–, mentre i coloni teppisti passano, fermandosi solo per provocare i residenti, e i volti allarmati e spaventati di donne e bambini fanno capolino dalle finestre sbarrate – il tuo cuore sa esattamente con chi stai. Non c’è alcun dilemma. Nel tuo cuore, nella tua anima e per i tuoi valori, sei con le vittime.

Non hai nulla in comune con i teppisti che scendono dalle loro auto con la loro andatura da padroni e le loro grandi kippas, sputando frasi malefiche a una manciata di residenti che, dopo quella notte, hanno paura anche solo a respirare di fronte a loro. L’ebraico è l’unica cosa che rimane in comune tra un ebreo israeliano con un residuo di compassione e coscienza e coloro che hanno organizzato un pogrom nella città la notte precedente. Non hai nulla in comune nemmeno con quelle donne con i loro enormi copricapi che stanno all’ingresso di una città che non è la loro, reggendo le bandiere israeliane –le uniche consentite qui–, sorvegliate da un veicolo militare. Cosa sono loro per me, o io per loro?

Questo accade nei territori occupati. Le spalle ai manifestanti, il viso ai soldati: i soldati sono gli amici dei tuoi figli e i figli dei tuoi amici, ma il tuo cuore è con coloro che stanno dietro a te. Loro sono le vittime e sono nel giusto. Bianco e nero. Gli americani dicono: “Le tue idee dipendono da dove ti trovi”. Ma ad Hawara è il contrario: Il posto in cui ti trovi dipende dalle tue idee. Ti trovi ad Hawara, o in qualsiasi città o villaggio palestinese occupato, perché così ti dice il cuore.

Non ha più senso fingere buoni sentimenti. Non ha senso diffondere slogan contro la “violenza da ambo le parti“. La violenza nei territori non è simmetrica, né lo è la giustizia. Se i coloni e i loro fiancheggiatori non provano compassione verso le loro vittime quando le sfrattano, le saccheggiano o le sottopongono a un pogrom, allora non si può provare compassione o solidarietà con i persecutori e i loro atti. Anche quando subiscono sacrifici difficili da sopportare [come la perdita di due giovani fratelli], non si può dimenticare chi è la vera vittima e da che parte sta la giustizia.

A volte è anche difficile simpatizzare con i soldati. Non si può simpatizzare con il soldato che assalta, anche se è uno della tua gente. La nazionalità, l’eredità, la lingua e la cultura comuni perdono il loro significato alla luce delle azioni compiute. L’uniforme e l’esercito che hai venerato nella tua infanzia sono stati gravemente macchiati. Anche gli atti di coraggio che ti sono stati raccontati da bambino non appartengono più a loro. I combattenti palestinesi che li affrontano sono più coraggiosi di loro e più disposti al sacrificio. Chiunque sia pronto a morire sotto il “rullo compressore” israeliano, ad affrontare comportamenti più che barbari, è una persona coraggiosa pronta a sacrificare tutto. Come si può non ammirarlo, anche quando è diretto contro di te e il tuo popolo?

La destra ha attaccato coloro che hanno organizzato raccolte di fondi per le vittime del pogrom di Hawara. La sinistra sionista, essendo la sinistra sionista, ha immediatamente macchiato il nobile gesto con lo spregevole tentativo di far controllare ai pensionati dello Shin Bet il ‘record di sicurezza’ di coloro che hanno ricevuto le donazioni. Non importa. Il gesto rimane nobile, nonostante la grottesca sinistra sionista.

Come ci si può opporre alle donazioni ai sopravvissuti di un pogrom perpetrato dal proprio popolo? Israele, che ha inviato aiuti ai sopravvissuti di un terremoto in Turchia, non è disposto a inviare un aiuto anche minimo alle vittime dei suoi stessi facinorosi, che hanno ottenuto il plauso implicito ed esplicito di tutta la destra dello spettro? Nemmeno un bulldozer per liberare le centinaia di scheletri di auto bruciate? Nemmeno un risarcimento per coloro che sono rimasti senza casa a causa degli occhi deliberatamente chiusi dell’esercito, che pensa che il suo compito sia quello di proteggere i rivoltosi?

Quando si hanno davanti le vittime dell’occupazione, non ci sono dubbi morali. La scelta tra Haroun Abu Aram e il soldato che gli ha sparato al collo, paralizzandolo per il resto della sua breve vita, perché cercava di recuperare un generatore, è assolutamente chiara. Il tuo cuore è con Haroun, che nel frattempo è morto.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-03-02/ty-article-opinion/.premium/our-hearts-are-with-the-survivors-of-the-hawara-pogrom/00000186-9ed6-daeb-ad8f-bff701ed0000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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