di Nathaniel Berman,
Haaretz, 14 febbraio 2023.
Per quanto riguarda l’occupazione, la Corte non è stata un difensore dello stato di diritto.
Anche nel mezzo dei furiosi attacchi della destra alla Corte Suprema israeliana etichettata come “di sinistra” ed “elitaria”, che si sono intensificati dopo l’offensiva dell’attuale governo contro l’intero sistema giudiziario, la Corte continua ad autorizzare quasi tutti gli attacchi ai diritti dei palestinesi in Cisgiordania.
La scorsa settimana, la Corte si è spinta ancora più in là, esortando il governo ad agire più rapidamente contro una comunità di palestinesi di quanto il governo stesso desiderasse. Un collegio di tre giudici della Corte Suprema israeliana si è pronunciato su una richiesta del governo di ritardare l’espulsione dei residenti beduini di Khan Al-Ahmar, che si trova vicino a due insediamenti ebraici nelle colline a est di Gerusalemme. Da anni il governo desidera utilizzare la terra dove i beduini vivono e pascolano le pecore e le capre, onde facilitare l’espansione degli insediamenti.
Il tribunale ha rimproverato il governo per aver ritardato l’espulsione e ha minacciato di ordinare al governo di agire, ma ha accettato con riluttanza un rinvio. La decisione è stata scritta dal giudice Noam Sohlberg, che vive in un insediamento della Cisgiordania e che ha scritto anche la decisione del 2018 che ha respinto le petizioni dei residenti di Khan Al-Ahmar contro la loro espulsione.
Per i conoscitori di diritto internazionale, l’attuale dibattito sul sistema legale di Israele in generale, e sulla Corte Suprema in particolare, appare quasi surreale. Quando si parla di occupazione, le accuse lanciate contro la Corte da parte della destra sono completamente in contrasto con i dati reali sull’attività della Corte. Tuttavia, gran parte della difesa del sistema legale israeliano da parte dell’opposizione sembra allo stesso modo avulsa dalla realtà. Quando si tratta di occupazione, quel tribunale non è stato un difensore dello stato di diritto. Non è servito come ‘controllo-e-bilanciamento’ del potere governativo. Non è stato certamente un difensore della democrazia, poiché ha contribuito a radicare un’occupazione militare di quasi 56 anni su milioni di persone.
La posizione della Corte su Khan Al-Ahmar si scontra con il consenso degli esperti legali internazionali, secondo cui l’espulsione viola almeno due disposizioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949, cioè dei principali trattati internazionali che regolano la guerra e l’occupazione. Tali disposizioni vietano il trasferimento forzato di civili dei territori occupati e proibiscono la distruzione delle loro proprietà, salvo in caso di necessità militare ‘assoluta’. Denunce di espulsione sono arrivate da diverse autorità giuridiche internazionali. Nel 2018, ad esempio, dopo la prima serie di decisioni della Corte Suprema israeliana che confermavano l’espulsione, il procuratore della Corte Penale Internazionale ha dichiarato che tale espulsione potrebbe costituire un crimine di guerra.
Autorizzando, anzi incoraggiando, l’espulsione, la Corte segue la sua prassi generale, che fino dal 1967 è stata quella di ignorare le violazioni delle Convenzioni di Ginevra. Anche se ci sono state alcune eccezioni, la Corte ha generalmente sostenuto anche le violazioni più evidenti del diritto internazionale, tra cui le demolizioni di case, la discriminazione etnica nei mandati di perquisizione e l’espulsione di popolazioni civili.
Il modo più importante in cui la Corte ha facilitato le violazioni delle Convenzioni di Ginevra è stato il suo rifiuto di chiedersi se le Convenzioni proibiscono gli insediamenti civili nel territorio occupato. Il parere schiacciante delle autorità giuridiche internazionali proclama che tali insediamenti sono chiaramente illegali, compresa la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte di Giustizia Europea, così come la stragrande maggioranza degli esperti legali internazionali.
Questo consenso quasi universale include anche Theodor Meron, Consigliere legale del Ministero degli Esteri israeliano nel 1967. Quell’anno, prima della creazione del primo insediamento in Cisgiordania, Meron presentò un promemoria al Governo per spiegare l’illegalità degli insediamenti civili. Meron ha continuato a servire come diplomatico israeliano, prima di diventare un illustre giudice internazionale e studioso di diritto. Ha anche presentato un’altra memoria al Governo nel 1968, spiegando perché le demolizioni di case e l’espulsione di civili sono illegali. Ma la Corte Suprema israeliana non ha tenuto conto del peso schiacciante dell’autorità legale internazionale su questi argomenti.
A parte gli insediamenti, la violazione più pervasiva del diritto internazionale riguarda il doppio sistema legale esistente in Cisgiordania: uno per i coloni ebrei e uno per i palestinesi. In base alla Legge sui Decreti d’Emergenza e ad altri statuti, i coloni ebrei in Cisgiordania vivono sotto la legge civile, mentre i loro vicini palestinesi vivono sotto la legge militare.
Un ebreo e un palestinese arrestati per lo stesso crimine saranno processati in due sistemi giudiziari diversi: l’ebreo in un tribunale civile israeliano con tutte le protezioni consuete in un sistema legale occidentale, il palestinese in un tribunale militare israeliano, dove i procuratori e i giudici sono ufficiali militari e i tassi di condanna si avvicinano al 100%. Un simile sistema giuridico duale, diviso su base etnica, non è conforme agli standard internazionali, ai concetti di base dello stato di diritto o alla comune decenza umana. Sottolineo che, in base alla Legge sui Decreti d’Emergenza, i privilegi legali sono concessi agli ebrei, non solo ai cittadini israeliani.
Chi si trova al centro e al centro-sinistra del dibattito sul sistema legale israeliano dovrebbe rifiutare l’inquadramento dei problemi fatto dalla destra. Coloro che chiedono un “compromesso” con il governo accettano la diagnosi della destra, ma si limitano a sostenere che le sue soluzioni “vanno troppo lontano”. Vogliono dimostrare che anche loro ammettono che non tutto è “perfetto”.
Ma questa posizione è sbagliata. Ci sono effettivamente dei problemi profondi nel sistema legale israeliano, ma non riguardano le lamentele dell’ala destra. Piuttosto, riguardano le violazioni pervasive del diritto internazionale praticate da Israele in Cisgiordania per più di mezzo secolo e la partecipazione attiva del sistema legale israeliano, compresa la Corte Suprema, in questo sistema di ingiustizie.
Nessuno di questi fatti contraddice la necessità di combattere la distruzione dell’autonomia del sistema giudiziario avviata dal nuovo governo. Molti studiosi di diritto hanno sottolineato gli impressionanti e spaventosi parallelismi tra l’agenda del nuovo governo e gli attuali regimi in Ungheria, Polonia e altrove. Ma il sistema giuridico non deve essere semplicemente difeso. Piuttosto, la sua complicità con l’illegalità in Cisgiordania deve essere condannata, con l’obiettivo di porre fine alle ingiustizie che contribuisce a perpetuare – ingiustizie che opprimono i Palestinesi e che smentiscono la pretesa di Israele alla democrazia e allo Stato di diritto.
Nathaniel Berman è Rahel Varnhagen Professor presso il Dipartimento di Studi Religiosi della Brown University. È autore di “Passion and ambivalence: Colonialism, Nationalism, and International Law” (Brill 2011) e “Divine and Demonic in the Poetic Mythology of the Zohar: the ‘Other Side’ of Kabbalah” (Brill 2018). Twitter: @na_berman
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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