di Jonathan Kuttab,
Friends of Sabeel North America (FOSNA), 31 gennaio 2023.
In questi giorni, molti palestinesi stanno considerando di unirsi o di sostenere la resistenza armata. Gli attacchi quotidiani da parte dei coloni e dei soldati si svolgono impunemente (quest’anno almeno un palestinese è stato ucciso in media ogni giorno), e ci sono atti quotidiani di provocazione intenzionale. I Palestinesi sentono di non avere alcuna protezione né dalla propria Autorità Palestinese né dalla comunità internazionale. Recentemente, sono stati riportati in una sola notte 144 attacchi a persone e proprietà da parte di coloni. Inoltre, l’attuale governo israeliano ha chiarito di ritenere che solo gli ebrei hanno diritto all’autodeterminazione e che gli ebrei hanno diritti indiscussi sulla terra in tutta l’area tra il fiume e il mare. I ministri estremisti invocano pubblicamente una Seconda Nakba e la pulizia etnica a Masafer Yatta, Khan al Ahmar, nell’Area C e nelle zone di Gerusalemme Est. Non esiste alcun percorso politico e la lotta armata sembra essere l’unico metodo disponibile. Anche il diritto internazionale garantisce il diritto delle persone a lottare per la propria indipendenza e libertà (a condizione, ovviamente, che la violenza non sia diretta contro civili innocenti). È esasperante quando il mondo occidentale è pronto ad applaudire la resistenza degli ucraini all’invasione russa e si affretta a fornire loro armi e carri armati, mentre contemporaneamente etichetta la resistenza palestinese come illegittimo terrorismo.
Tuttavia, come la maggioranza dei cristiani palestinesi, Sabeel (centro ecumenico per la Teologia della Liberazione) ha adottato un approccio diverso, rimanendo fermamente pacifista e rifiutando di usare o sostenere la violenza, per quanto legittima e giustificata possa essere. Essi (e anche i FOSNA- Amici di Sabeel in Nord-America) comprendono gli insegnamenti di Cristo che proibiscono ai suoi seguaci di prendere la spada e di togliere la vita ai nemici o agli oppressori. Per questo motivo (nella comprovata tradizione di Tutu, King, Gandhi, Bonhoeffer, Tolstoj e altri), hanno optato per la nonviolenza creativa nella loro lotta per la libertà. Sabeel ha appoggiato e chiesto ai suoi sostenitori in Occidente di mostrare la loro solidarietà appoggiando tattiche nonviolente come il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), nonché l’applicazione del diritto internazionale e il ricorso alla Corte Penale Internazionale. La nonviolenza non è mai un’opzione facile o semplice. Non si tratta semplicemente di astenersi dallo spargere sangue, ma è una pratica attiva di opposizione all’ingiustizia e di confronto di principio con gli oppressori, con l’obiettivo di trovare una soluzione adeguata basata sull’uguaglianza, la dignità e la giustizia.
Così facendo, crediamo di agire in obbedienza ai comandamenti di Gesù. Tuttavia, crediamo anche che la nonviolenza sia la strategia più efficace per i Palestinesi in questa fase della loro storia. Anche solo tentare di superare in violenza la macchina da guerra israeliana porterebbe a risultati orribili. La resistenza armata palestinese non solo è inefficace, ma può anche essere controproducente. La resistenza violenta, per quanto giustificata, non può portare alla liberazione. Imporre dolore e sofferenza all’altra parte può soddisfare un bisogno emotivo, ma non porta né alla liberazione né a un futuro migliore.
È quindi importante affermare ancora una volta la nostra posizione riguardo alla nonviolenza:
– Crediamo che la violenza, le armi e la guerra non siano la risposta. Come seguaci di Gesù, non pratichiamo la violenza, anche quando appare giustificata o provocata.
– Ogni vita è importante e deve essere rispettata.
– Tutti i figli di Dio sono uguali in dignità e diritti umani.
– Ci opponiamo al razzismo, alla discriminazione e all’apartheid e crediamo nell’uguaglianza.
– Siamo chiamati a dire la verità al potere e a sfidare le istituzioni e le azioni ingiuste, ma non dobbiamo farlo con metodi ingiusti e malvagi.
– La nonviolenza non è solo astenersi dalla violenza, ma lavorare per creare strutture giuste ed eque.
– Siamo chiamati ad essere “costruttori di pace”. Tuttavia, la pace che cerchiamo non consiste nell’accettare passivamente l’ingiustizia o nel mantenere lo status quo, ma è una sfida dinamica alle istituzioni malvagie e la costruzione di situazioni che si avvicinino maggiormente al Regno di Dio.
– L’occupazione, la repressione e la negazione dell’autodeterminazione palestinese sono mali a cui bisogna resistere continuamente. Queste sono le vere violenze e resistere a queste ingiustizie deve essere fatto anche a costo di grandi sacrifici personali.
– La violenza israeliana si realizza non solo nei proiettili, nelle bombe e nelle armi, ma anche nei bulldozer, nei posti di blocco, nel Muro di Segregazione e nell’intero sistema di apartheid in tutte le sue manifestazioni.
– L’assedio di Gaza è una delle più grandi manifestazioni della violenza israeliana.
Questo è ciò che Sabeel, la Teologia della Liberazione della Palestina e i FOSNA sostengono su questo tema.
https://www.fosna.org/the-fosna-blog/armedstruggleandnonviolence
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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