di Rai News,
18 gennaio 2023.
L’Alta corte israeliana: “Irragionevole” la nomina di Aryeh Deri a ministro dell’Interno e della Sanità. Alleato chiave del premier, condannato per corruzione ed evasione fiscale. Sullo sfondo il progetto di mettere la Corte Suprema sotto controllo
Una grana giudiziaria si abbatte sul nuovo governo di Benjamin Netanyahu. L’Alta Corte di Giustizia israeliana si è pronunciata contro la nomina a ministro di Aryeh Deri, a causa delle sue condanne per corruzione ed evasione fiscale. La Corte Suprema israeliana ha definito “irragionevole all’estremo” e quindi da bocciare la nomina a ministro dell’Interno e della Sanità del leader del partito ortodosso Shas, alleato chiave del premier. A pesare sulla decisione dei giudici sono state non solo le “molteplici condanne” – una a tre anni nel 2000 per corruzione e un’altra all’inizio del 2022 per reati fiscali – ma anche il fatto che l’anno scorso Deri abbia patteggiato con la procura un anno con la sospensione della pena, promettendo che avrebbe lasciato la politica: e invece è tornato in campo.
Il pronunciamento della Corte rischia ora di far traballare l’esecutivo. Ma paradossalmente anche di accelerare le sue intenzioni di limitare il peso della Corte Suprema e spostare l’equilibrio dei poteri a favore della maggioranza al governo: un progetto che ha scatenato vaste proteste nel Paese e la denuncia di voler indebolire lo Stato di diritto. Già al momento della nomina da parte di Netanyahu – necessaria per avere la maggioranza alla Knesset – si sollevò sconcerto e un’ondata di critiche, tali da spingere molti a firmare petizioni alla Corte Suprema per bloccare il tutto.
Almeno 80mila persone sono scese in piazza appena due giorni fa per manifestare contro la riforma voluta dal ministro Levin e dal premier. Avvocati, magistrati e critici descrivono la riforma come un “golpe” politico. Ma che cosa prevede il disegno di legge contestato? Una maggioranza semplice alla Knesset (il Parlamento israeliano) avrà il potere di annullare le sentenze della Corte Suprema. Ciò consentirebbe al governo di approvare leggi senza il timore che siano cassate dai giudici. I politici avrebbero poi maggiore influenza sulla nomina della Corte, perché la maggioranza dei membri del comitato di selezione sarebbe diretta emanazione del governo.
Del resto, la maggioranza di destra che domina la Knesset è già intervenuta sul quadro normativo. Per nominare Deri, i partiti della maggioranza a dicembre hanno dovuto approvare una modifica alla legge che impediva a una persona condannata al carcere o alla libertà vigilata negli ultimi sette anni di servire come ministro. Una decisione contestata dal Movimento per la qualità del governo e da altre organizzazioni che hanno presentato una petizione di fronte all’Alta Corte, ottenendo oggi dai giudici una “vittoria per l’intera popolazione israeliana” e “un passo importante per il mantenimento dello stato di diritto”, hanno detto gli attivisti dopo la sentenza.
Il pronunciamento dei giudici ha ora sancito che quella nomina è contro la legge e che il premier deve provvedere. Ma questo non è affatto scontato. Pochi minuti dopo l’annuncio, la maggioranza di destra l’ha subito bollato come “una decisione politica“: contraria, denuncia Shas, “alla volontà di 400mila elettori del partito”.
Il premier ha fatto visita a Deri per valutare la situazione ma non ha fatto commenti pubblici. La presidente della Corte Esther Hayut ha spiegato che Netanyahu non aveva il potere di ignorare che Deri “è una persona condannata tre volte”, che “ha violato il suo dovere di servire con lealtà e secondo la legge in importanti posizioni pubbliche”. Che sia ministro dell’Interno e della Sanità, ha continuato Hayut, “danneggia l’immagine e la reputazione del sistema legale del Paese e contraddice i principi di condotta etica e di legalità”.
All’attacco della sentenza i leader del sionismo religioso – entrambi ministri del governo – Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. L’estrema destra chiede che vada avanti “la riforma del sistema giudiziario” presentata dal ministro della Giustizia Yariv Levin, principale punto di scontro nel Paese e con la Corte Suprema. “Un’assise [la Corte] che non viene eletta”, ha tuonato Ben Gvir, “non è interessata a compromessi e anela a un potere illimitato su quanti sono stati eletti”. “Non è possibile che in uno Stato democratico – ha sottolineato da parte sua Smotrich – dieci giudici decidano al posto della maggioranza chi possa fare il ministro”.
L’opposizione ha salutato invece la decisione in modo positivo: “Se Deri non sarà mandato via – ha commentato il leader centrista ed ex premier Yair Lapid – il governo infrangerà la legge. Israele sarà spinto in una crisi costituzionale senza precedenti e non sarà più una democrazia”.
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