Il Pentagono invia all’Ucraina armi statunitensi stoccate in Israele

di Eric Schmitt, Adam Entous, Ronen Bergman, John IsmayeThomas Gibbons-Neff,

The New York Times, 17 gennaio 2023. 

Questo articolo del NYT, apparentemente collaterale rispetto alla tragedia del popolo palestinese, può aiutare a capire la paurosa distanza tra il mondo reale della geopolitica e il mondo ideale della giustizia e dei diritti umani.

I funzionari israeliani avevano inizialmente espresso il timore che la mossa potesse danneggiare le relazioni con la Russia.

Armare l’esercito ucraino con un numero sufficiente di munizioni d’artiglieria fa parte di un più ampio sforzo a guida americana per aumentare la potenza di combattimento complessiva dell’Ucraina. Ivor Prickett per il New York Times

WASHINGTON – Il Pentagono sta attingendo a una vasta ma poco conosciuta riserva di munizioni americane in Israele, per aiutare l’Ucraina a soddisfare l’estremo bisogno di proiettili d’artiglieria nella guerra con la Russia, secondo quanto dichiarato da funzionari americani e israeliani.

La riserva in Israele comprende armi e munizioni che il Pentagono può utilizzare nei conflitti in Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno anche permesso a Israele di accedere alle scorte in caso di emergenza.

Il conflitto ucraino si è trasformato in una guerra di logoramento basata sull’artiglieria, con migliaia di proiettili lanciati ogni giorno da ciascuna parte. L’Ucraina ha esaurito le munizioni per i suoi armamenti di epoca sovietica ed è passata in gran parte a sparare con artiglieria e proiettili donati dagli Stati Uniti e da altri alleati occidentali.

L’artiglieria costituisce la spina dorsale della potenza di fuoco sia per l’Ucraina che per la Russia e l’esito della guerra potrebbe dipendere da quale delle due parti esaurirà per prima le munizioni, secondo gli analisti militari. Poiché le scorte negli Stati Uniti sono esaurite e i produttori di armi americani non sono ancora in grado di tenere il passo con il ritmo delle operazioni sul campo di battaglia in Ucraina, il Pentagono ha fatto ricorso a due forniture alternative di proiettili per colmare il divario: una in Corea del Sud e l’altra in Israele, il cui uso nella guerra in Ucraina non è stato riportato in precedenza.

La spedizione di centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria dai due arsenali per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina è una storia che riguarda i limiti della capacità industriale americana e la sensibilità diplomatica di due alleati vitali degli Stati Uniti che si sono pubblicamente impegnati a non inviare aiuti militari letali all’Ucraina.

Munizioni all’interno di un obice semovente vicino a Kreminna. Nicole Tung per il New York Times

Israele ha sempre rifiutato di fornire armi all’Ucraina per timore di danneggiare le relazioni con Mosca e inizialmente si era detto preoccupato di apparire complice nell’armare l’Ucraina se il Pentagono avesse prelevato le sue munizioni dallo stock. Circa la metà dei 300.000 proiettili destinati all’Ucraina sono già stati spediti in Europa e alla fine saranno consegnati attraverso la Polonia, hanno dichiarato funzionari israeliani e americani.

Mentre alti funzionari della difesa e dell’esercito di decine di nazioni, compresi gli Stati della NATO, si preparano a incontrarsi venerdì alla base aerea di Ramstein, in Germania, per discutere l’invio all’Ucraina di altri carri armati e altre armi, i funzionari statunitensi si sono affannati dietro le quinte per mettere insieme una quantità adeguata di munizioni per mantenere Kyiv sufficientemente rifornita per quest’anno, anche durante la prevista offensiva di primavera.

“Con la linea del fronte ormai per lo più stazionaria, l’artiglieria è diventata l’arma di combattimento più importante”, ha dichiarato Mark F. Cancian, ex stratega delle armi della Casa Bianca, in un nuovo studio per il Center for Strategic and International Studies di Washington, dove è consulente senior.

Un’altra analisi pubblicata il mese scorso dall’Istituto di Ricerca sulla Politica Estera, affermava che se l’Ucraina avesse continuato a ricevere un rifornimento costante di munizioni, in particolare per l’artiglieria, oltre a pezzi di ricambio, avrebbe avuto buone possibilità di riappropriarsi di altri territori conquistati dalla Russia.

“La domanda è se questi aiuti saranno sufficienti alle forze ucraine per riprendersi il territorio dalle truppe russe trincerate”, hanno scritto Rob Lee e Michael Kofman, importanti analisti militari.

Armare l’esercito ucraino con un numero sufficiente di munizioni d’artiglieria fa parte di un più ampio sforzo a guida americana per aumentare la sua potenza di combattimento complessiva, fornendo anche armi di precisione a lungo raggio, carri armati e veicoli da combattimento blindati occidentali, oltre al relativo addestramento a queste armi.

Finora gli Stati Uniti hanno inviato o si sono impegnati a inviare all’Ucraina poco più di un milione di proiettili da 155 millimetri. Una parte consistente di questi – anche se meno della metà – proviene dalle scorte di Israele e Corea del Sud, ha dichiarato un alto funzionario statunitense, parlando a condizione di anonimato per discutere di questioni operative.

Il conflitto ucraino è stato fondamentalmente una guerra di logoramento guidata dall’artiglieria, con ciascuna delle parti che ha lanciato migliaia di proiettili al giorno. David Guttenfelder per il New York Times

Altri Paesi occidentali, tra cui Germania, Canada, Estonia e Italia, hanno inviato all’Ucraina proiettili da 155 millimetri.

L’esercito ucraino utilizza circa 90.000 proiettili d’artiglieria al mese, circa il doppio di quelli prodotti dagli Stati Uniti e dai Paesi europei messi insieme, dicono i funzionari statunitensi e occidentali. Il resto deve provenire da altre fonti, comprese le scorte esistenti o gli acquisti sul mercato.

Kofman ha dichiarato in un’intervista che, in assenza di modifiche alle modalità di combattimento dell’esercito ucraino, le future offensive ucraine potrebbero richiedere un numero significativamente maggiore di munizioni di artiglieria per compiere progressi contro le difese russe trincerate.

“Gli Stati Uniti stanno coprendo la differenza dai loro depositi all’estero, ma non è una soluzione sostenibile”, ha dichiarato Kofman, direttore degli studi sulla Russia presso l’istituto di ricerca CNA di Arlington. “Significa che gli Stati Uniti stanno assumendo dei rischi altrove”.

I funzionari del Pentagono affermano di dover garantire che, anche armando l’Ucraina, le scorte americane non scendano a livelli pericolosamente bassi. Secondo due alti funzionari israeliani, gli Stati Uniti hanno promesso a Israele che restituiranno quanto prelevato dai magazzini israeliani e spediranno immediatamente le munizioni in caso di grave emergenza.

“Siamo fiduciosi di poter continuare a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”, ha detto ai giornalisti la scorsa settimana il brigadiere generale Patrick Ryder, portavoce del Pentagono. “E siamo fiduciosi di poter continuare a mantenere i livelli di preparazione che sono vitali per la difesa della nostra nazione”.

Il generale Ryder ha dichiarato martedì al New York Times che il Pentagono “non parlerà del luogo o delle unità che hanno fornito l’equipaggiamento o il materiale”, per motivi di sicurezza operativa.

Indubbiamente queste scorte di armamenti di riserva stanno giocando un ruolo fondamentale.

Quando l’anno scorso il Pentagono ha sollevato per la prima volta l’idea di prelevare munizioni dalle scorte, i funzionari israeliani hanno espresso preoccupazione per le eventuali reazioni di Mosca.

Israele ha imposto un embargo quasi totale sulla vendita di armi all’Ucraina, temendo che la Russia possa fare ritorsioni usando le sue forze in Siria per limitare gli attacchi aerei israeliani diretti contro le forze dell’Iran e di Hezbollah.

Le relazioni tra Israele e la Russia sono state sottoposte a un attento esame dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia lo scorso febbraio, e i funzionari ucraini hanno criticato il governo israeliano per aver offerto al Paese solo un sostegno limitato e per essersi piegato alle pressioni russe.

Mentre la guerra andava avanti, il Pentagono e gli israeliani hanno raggiunto un accordo per spostare circa 300.000 proiettili da 155 millimetri, hanno detto funzionari israeliani e americani.

Il desiderio americano di prelevare le munizioni è stato ufficialmente presentato in una conversazione telefonica criptata tra il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd J. Austin III, e Benny Gantz, l’allora ministro della Difesa israeliano, secondo un funzionario israeliano che era stato informato sui dettagli della conversazione.

Gantz portò la questione al gabinetto di governo israeliano che a sua volta decise di sentire il parere dell’establishment della difesa, i cui rappresentanti raccomandarono di accettare il piano per evitare tensioni con gli Stati Uniti, anche perché le munizioni sono di proprietà americana. Yair Lapid, allora primo ministro, approvò la richiesta al termine della discussione.

Benny Gantz, che era a capo del ministero della Difesa israeliano, avrebbe discusso delle munizioni stoccate in Israele con il segretario alla Difesa Lloyd J. Austin III. Jack Guez/Agence France-Presse – Getty Images

I funzionari israeliani hanno dichiarato che Israele non ha cambiato la sua politica di non fornire all’Ucraina armi letali e che ha solo accettato la decisione americana di usare le proprie munizioni come meglio crede.

“Sulla base di una richiesta degli Stati Uniti, alcune attrezzature sono state trasferite al Dipartimento della Difesa americano dalle sue scorte in Israele”, ha dichiarato in un comunicato un portavoce delle Forze di Difesa israeliane .

La scorta di equipaggiamenti e munizioni militari americane in Israele ha origine nella guerra arabo-israeliana del 1973, che vide gli Stati Uniti spedire armi per via aerea per rifornire le forze israeliane.

Dopo la guerra, gli Stati Uniti hanno creato dei magazzini in Israele per potervi fare affidamento in caso di nuova crisi. Un memorandum strategico firmato dai due Paesi negli anni ’80 ha spianato la strada al “preposizionamento” dei beni del Pentagono in Israele, secondo due ex funzionari statunitensi e un ex alto ufficiale militare israeliano con conoscenza diretta dell’accordo.

I carri armati e i mezzi corazzati americani sono stati inizialmente trasferiti nel deserto meridionale di Israele con l’intesa che sarebbero stati utilizzati dalle forze statunitensi nella regione in caso di necessità, hanno dichiarato i funzionari, che hanno parlato a condizione di anonimato per discutere le delicate decisioni interne.

Negli anni 2000, il programma è stato ampliato per includere munizioni per l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica degli Stati Uniti, tutte immagazzinate in luoghi separati e accessibili solo al personale militare americano, secondo un ex ispettore degli Stati Uniti.

All’epoca, la scorta, ufficialmente chiamata WRSA-I, o War Reserve Stocks for Allies-Israel [Scorte Militari di Riserva per gli Alleati e Israele] era gestita dal Comando Europeo degli Stati Uniti. Ma ora è gestita dal Comando Centrale degli Stati Uniti, in seguito a un ridisegno della sua area di responsabilità nel settembre 2021.

Israele è stato autorizzato a ritirare le munizioni americane dallo stock durante la guerra con Hezbollah nell’estate del 2006 e di nuovo durante le operazioni contro Hamas nella Striscia di Gaza nel 2014, secondo un rapporto del Congressional Research Service pubblicato nel febbraio 2022.

L’anno scorso il Pentagono si è anche rivolto alla Corea del Sud per trasferire in Ucraina le munizioni presenti nelle locali riserve statunitensi.

Il governo sudcoreano non voleva che alcune munizioni d’artiglieria finissero in Ucraina, in violazione delle norme sudcoreane sull’esportazione di armi. Yonhap/EPA, via Shutterstock

I sudcoreani erano più disposti degli israeliani a collaborare con gli Stati Uniti per l’utilizzo delle scorte, ha dichiarato un alto funzionario statunitense. Ma anche loro si sono opposti alla spedizione di proiettili d’artiglieria direttamente in Ucraina, anche se per motivi diversi. Il governo sudcoreano non voleva che i proiettili d’artiglieria contrassegnati dalla sigla R.O.K. (Repubblica di Corea) arrivassero in Ucraina, in violazione delle norme sudcoreane sull’esportazione di armi.

Fu raggiunto un compromesso. I proiettili di artiglieria provenienti dalle scorte coreane sarebbero stati inviati altrove per rifornire le scorte americane.

Gli Stati Uniti hanno anche accettato di acquistare 100.000 nuovi proiettili d’artiglieria dalla Corea del Sud, un accordo che è stato precedentemente riportato dal Wall Street Journal.

I funzionari statunitensi affermano che l’accesso alle scorte d’oltreoceano aiuterà gli ucraini a tenere sotto controllo la situazione fino a quando i produttori americani di munizioni non saranno in grado di aumentare la loro produzione.

Altri fattori potrebbero allentare la pressione per un maggior numero di proiettili. Il fuoco dell’artiglieria russa si è ridotto drasticamente nelle ultime settimane, hanno detto i funzionari del Pentagono, forse a causa del razionamento dei proiettili dovuto alla scarsità delle forniture. A novembre, funzionari della Casa Bianca hanno dichiarato che la Corea del Nord stava spedendo proiettili d’artiglieria alla Russia, un altro segno della probabile carenza di munizioni.

Infine, gli Stati Uniti stanno aiutando l’Ucraina a utilizzare le munizioni in modo più efficiente. Gli ucraini hanno sparato così tante raffiche di artiglieria che circa un terzo dei cannoni da 155 millimetri forniti dagli Stati Uniti e da altre nazioni occidentali sono fuori uso per riparazioni.

Nell’estate, durante gli intensi combattimenti tra Ucraina e Russia nella regione orientale del Donbas, i funzionari del Pentagono hanno raccolto immagini satellitari che mostravano la devastazione dei terreni agricoli tra le linee di trincea delle due forze. I campi erano stati trasformati in paesaggi lunari, bucherellati e punteggiati da migliaia di crateri.

Da allora, i funzionari americani hanno chiesto agli ucraini di usare l’artiglieria in modo più accorto. L’arrivo dell’artiglieria a razzi di precisione, come l’HIMARS, ha permesso all’Ucraina di colpire con maggiore perizia.

Un’ex caserma russa è stata colpita da razzi di precisione HIMARS nella città di Kherson, in Ucraina, a novembre. Lynsey Addario per il New York Times

Eric Schmitt, Adam Entous, John Ismay e Thomas Gibbons-Neff hanno riferito da Washington. Ronen Bergman ha riferito da Tel Aviv. Julian E. Barnes a Washington, Choe Sang-Hun a Seoul e Lara Jakes a Roma hanno collaborato alla stesura dei rapporti.

Eric Schmitt è uno scrittore senior che ha viaggiato in tutto il mondo occupandosi di terrorismo e sicurezza nazionale. È stato anche corrispondente dal Pentagono. Membro dello staff del Times dal 1983, ha vinto quattro premi Pulitzer. @EricSchmittNYT

Ronen Bergman è uno scrittore del New York Times Magazine, con sede a Tel Aviv. Il suo ultimo libro è “Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations“, pubblicato da Random House.

John Ismay è corrispondente dal Pentagono nell’ufficio di Washington ed ex ufficiale della Marina addetto all’eliminazione degli ordigni esplosivi. @johnismay

Thomas Gibbons-Neff è il capo ufficio di Kabul e un ex fante dei Marines. @tmgneff

https://www.nytimes.com/2023/01/17/us/politics/ukraine-israel-weapons.html?campaign_id=2&emc=edit_th_20230118&instance_id=82889&nl=todaysheadlines&regi_id=70178108&segment_id=122792&user_id=189440506a0574962c5baaf044befaca

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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