Perché l’UE condivide segreti con una lobby di Israele?

Gen 15, 2023 | Notizie

di David Cronin,   

The Electronic Intifada, 10 gennaio 2023. 

Il comportamento aggressivo di Itamar Ben-Gvir (al centro) è stato difeso dall’European Leadership Network, una lobby influente pro-Israele. Jeries BssierAPA immagini

La lobby di Israele non è del tutto monolitica. Alcuni dei suoi attori si oppongono a certe politiche. Altri applaudono un’oscenità dopo l’altra. Arié Bensemhoun, responsabile dell’ufficio di Parigi del gruppo di lobby denominato European Leadership Network, appartiene a quest’ultima categoria.

Bensemhoun ha difeso Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale di Israele, dopo la sua recente incursione nel complesso della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. L’incursione non può essere dissociata dall’intenzione dichiarata dal nuovo governo di Israele di affermare la supremazia ebraica in tutta la Palestina storica.

I membri del partito di Ben-Gvir raccomandano un’”ultima guerra” contro i palestinesi. Un'”ultima guerra” assomiglia in modo inquietante a una “soluzione finale”.

Le ambizioni genocide di Israele stanno diventando sempre più chiare a chiunque osservi le cose con attenzione. Tuttavia, Bensenhoum ha suggerito che il vero obiettivo dietro l’invasione di Ben-Gvir fosse quello di promuovere la libertà religiosa. Ben-Gvir è un ammiratore di Baruch Goldstein, tristamente noto per aver massacrato i fedeli musulmani a Hebron. Insinuare che Ben-Gvir sia ora un campione della libertà religiosa è una cosa scellerata. Non è affatto la prima volta che Bensemhoun fa commenti oltraggiosi. Nel 2021 ha affermato che “non c’è mai stato un popolo palestinese”.

Lungi dall’essere una figura marginale, Bensemhoun esercita un notevole potere. Di recente ha accompagnato un gruppo di parlamentari francesi in visita in Medio Oriente. Questi legislatori appartengono a Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, il presidente francese.

Essi si sono comportati esattamente come ci si poteva aspettare – diffondendo miti sul fatto che Israele è una “bella democrazia” – ma uno dei colleghi di Bensenhoum dell’European Leadership Network ha lasciato intendere che tali viaggi non sono solo missioni per “veder le cose con i propri occhi”. Emmanuel Navon, capo dell’ufficio israeliano del gruppo, ha dato il benvenuto ai visitatori sottolineando che la Francia è un “attore militare chiave” nella regione del Mediterraneo orientale e nel Golfo. Navon aveva precedentemente sostenuto che gli Accordi di Abramo – accordi di normalizzazione tra Israele e Paesi arabi – offrono “l’opportunità di espandere e formalizzare la cooperazione di difesa nel Mediterraneo orientale”. Secondo Navon, quattro Stati dell’Unione Europea – Francia, Italia, Grecia e Cipro – potrebbero partecipare a questa cooperazione, insieme a Israele, Egitto ed Emirati Arabi Uniti. “Cooperazione in materia di difesa” è quasi certamente un eufemismo per indicare esercitazioni militari congiunte e commercio di armi.

Desiderosi di compiacere

L’entusiasmo di Navon per la cooperazione militare potrebbe spiegare perché l’UE ha sviluppato forti rapporti con la sua organizzazione. In ottobre, l’ambasciata dell’UE a Tel Aviv ha collaborato con l’European Leadership Network per ospitare una conferenza. Alcuni documenti, ottenuti con una richiesta basata sulla libertà di informazione, indicano che i funzionari dell’UE presenti erano desiderosi di compiacere la lobby di Israele.

Andrea Pontiroli, diplomatico di alto livello presso l’ambasciata UE a Tel Aviv, ha dato quella che ha definito “un’anteprima” di un sondaggio sull’opinione pubblica israeliana che non era stato ancora pubblicato. Il sondaggio, condotto dall’agenzia di ricerca Gallup, ha rilevato che “ben il 72% degli intervistati considera le relazioni UE-Israele buone e solo il 24% cattive”, ha dichiarato Pontiroli. La percentuale di israeliani che considera i legami con l’UE “molto buoni” è raddoppiata dal 10% al 20% in un anno, ha aggiunto. “Spero che tutti noi faremo la nostra parte per garantire che queste tendenze positive siano sostenute e continuino a crescere”, ha affermato. “Perché le relazioni UE-Israele sono forti, profonde e reciprocamente vantaggiose ed è logico che questo si rifletta anche nell’opinione pubblica”.

Michael Mann, capo della divisione per il Medio Oriente del servizio diplomatico dell’UE, non ha usato un tono del tutto ottimistico nei suoi commenti allo stesso evento. “Siamo sinceri”, ha detto Mann. “La situazione è estremamente desolante. La situazione sul terreno si sta deteriorando. Le prospettive per una soluzione a due Stati, che è l’unica praticabile, si stanno affievolendo”.

Mann ha affermato che “in mezzo al buio, ci sono occasionali barlumi di speranza”. Ha citato l’accordo sui confini marittimi tra Libano e Israele dello scorso anno come “un grande passo avanti”. In teoria, l’accordo assegna un giacimento di gas – noto come Karish – a Israele e un altro – chiamato Qana – al Libano. I dettagli permettono a Israele di trarre profitto da entrambi i giacimenti. Israele potrà ottenere royalties dallo sfruttamento di parte del giacimento di Qana grazie a un accordo collaterale con il gigante francese dei combustibili fossili Total. Le uniche speranze che potrebbero essere realizzate dall’accordo sono quelle dell’establishment israeliano e dell’industria energetica. Entrambi sperano di diventare più ricchi e potenti.

Il servizio diplomatico dell’UE mi ha trasmesso –anche se qua e là censurati– i documenti che avevo richiesto in base alle regole sulla libertà di informazione. Una nota preparata per Mann “contiene un’informazione riguardante uno scambio avvenuto tra rappresentanti dell’UE e dello Stato di Israele in un formato che non è destinato ad essere reso pubblico”, ha dichiarato il servizio diplomatico. La divulgazione di tali informazioni, ha aggiunto, “rischierebbe di danneggiare la possibilità di mantenere un’atmosfera di fiducia reciproca” nelle discussioni tra UE e Israele.

Malgrado il fatto che l’European Leadership Network non sia un organo governativo ufficiale, i diplomatici dell’UE hanno di fatto ammesso di condividere con esso dei segreti. Alla richiesta di spiegare perché stesse fornendo dettagli ritenuti sensibili a un gruppo di lobby, Mann ha detto solo che “le informazioni riguardavano il sostegno espresso dai rappresentanti dell’ultimo governo israeliano al processo di pace in Medio Oriente”.

C’è qualcosa di marcio e antidemocratico in tutta questa faccenda. I lobbisti professionisti sono a conoscenza di dettagli che sono nascosti agli attivisti per i diritti umani, ai giornalisti e ad altri comuni mortali. Che l’UE assecondi in tal modo i sostenitori di Israele sta diventando una cosa sempre più intollerabile.

https://electronicintifada.net/blogs/david-cronin/why-eu-sharing-secrets-israel-lobby

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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